Leclerc è un pilota fortissimo. Punto. Su questo aspetto credo non si possa certo disquisire. Lo ha dimostrato ogni qual volta ne ha avuto la possibilità. Il talento con il volante tra le mani è fuori discussione. Tuttavia esiste una narrazione nociva in merito ad alcuni suoi lati caratteriali. Ci riferiamo alla comunicazione con il team durante le fasi più calde del fine settimana di gara.
Osservando le vetture modenesi attraverso gli on board in ogni singola sessione da diversi anni, Formula Uno Analisi Tecnica possiede un’enorme data base relativo alla divulgazione radio. Le caratteristiche comunicative del monegasco, al contrario di quello che spesso si sente, sono davvero al top.
Sempre molto attento alla visione perimetrale, Charles è in grado di fornire feedback cruciali al muretto. E troppo spesso, purtroppo, si è evidenziato un fatto: il ferrarista riesce a leggere in anticipo determinate dinamiche rispetto alla squadra strategica. Proprio per questo motivo, di frequente è toccato a lui “correggere” determinati contesti potenzialmente nocivi ai fini del risultato.
C’è poi un altro aspetto che non corrisponde alla realtà. Ci riferiamo al fatto che, Carlos Sainz, a differenza del compagno, saprebbe imporsi a specifici ordini errati “disobbedendo” al team. Mentre Leclerc resterebbe in balia di alcune decisioni alquanto rivedibili arrendendosi ai suggerimenti dei tecnici. Tale scenario è a dir poco fantasioso.
Partiamo da un presupposto: il pilota deve guidare la vettura al meglio delle sue capacità. Il suo compito è quello di massimizzare il potenziale e, contestualmente, fornire alla scuderia le informazioni necessarie ad allargare la conoscenza sullo status della vettura. Bilanciamento e comportamento in pista tanto per intenderci.
A margine di tale considerazione, la pletora di sensori e la tecnologia a disposizione degli ingegneri è talmente vasta che determinate aree di competenza spettano a loro. Ciononostante, come detto, i piloti troppo di sovente rettificano eventualità paventate quantomeno discutibili. Quando lo fanno, il tono della conversazione può cambiare. Soprattutto se il canale comunicativo bidirezionale non funziona.
Espletata la premessa generale dello scritto, prendiamo in esame un caso specifico relativo al Gran Premio dell’Arabia Saudita edizione 2023. Tornata diciotto: Lance Stroll è obbligato al ritiro per un problema alla sua vettura, dovendo abbandonare la sua AMR23 a bordo pista in curva 14. La direzione gara decide di chiamare in causa Bernd Mayländer, per dar modo ai commissari di “pulire” il tracciato e minimizzare i rischi legati alla sicurezza.
In questi casi è il muretto box che deve obbligatoriamente aiutare il pilota a gestire la situazione. La cronaca degli eventi racconta questo. Le rosse avevano appena effettuato il pit stop per montare le Pirelli a banda bianca. Nemmeno il tempo di realizzare una tornata e Xavi Marcos si apre in radio, comandano a Leclerc di restare in pista tramite il consueto comando “Stay out, stay out“.
Charles non sembra troppo d’accordo ed emette un “aaargh” di disapprovazione in radio avendo appena fatto il cambio gomme. Allo stesso tempo chiede di avvertire il compagno di squadra per amministrare al meglio il delta. Marcos prende nota e ordina la “mode Safety Car“.
In teoria, secondo “l’intelligence” Ferrari, il solo Verstappen doveva avvalersi della situazione superando la numero 16. Non avendo a diposizione il gps, il ferrarista chiede quale vettura si trovi dietro di lui. Si tratta di Ocon come gli viene riferito 10 secondi più tardi.
Superata la così detta Safety Car line la numero 55 passa di immediato alla “mode race” attraverso al segnalazione puntuale di Riccardo Adami. Stessa operazione che avrebbe dovuto mettere in pratica Leclerc, poco dopo. Peccato che l’avviso di Marcos arrivi in colpevole ritardo e il sette volte campione del mondo Lewis Hamilton, dopo la sosta, riesce a sopravanzare il monegasco.
La reazione di Leclerc non è certo positiva. Come potrebbe esserla, d’altronde. Arriva perciò il giusto sfogo per la disattenzione del muretto, una delle innumerevoli di questi ultimi anni: “Me lo devi dire prima! Daiii Xavi! L’ingegnere spagnolo risponde con un “copy” e si mostra in totale confusione. Lo si nota quando nella comunicazione successiva menziona la Virtual Safety Car.
Ora. Al netto dei fatti che ancora una volta pregiudicano il risultato, in molti hanno sottolineato l’inadeguatezza del rimprovero ai danni del tecnico iberico. Vasseur almeno non ne ha fatto mistero. A fine gara, infatti, il transalpino ha chiaramente detto che dovranno analizzare il contesto. Il termine “miscommunication” utilizzato per commentare l’avvenuto mette sotto la lente di ingrandimento un fatto: gli anni passano e le disattenzioni fatali restano.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari