Ferrari non si smentisce mai. Sì… l’incipit è “cattivello”. Ma ci sta, credo, il relazione ai proclami elargiti a spron battuto (Benedetto Vigna docet) che evidentemente cozzano con la mera realtà. Un multiverso a tinte rosse dove 16 anni di cocenti sconfitte lottano sulle labbra dirigenziali. Torniamo al presente, quello che fa più male. Una conferma che il passato non insegna nulla o quasi.
Gran Premio del Bahrain, primo round della campagna 2023. Nonostante la rimonta di Fernando Alonso su una non più sorprendente Aston Martin, il terzo posto della rossa targato Leclerc sembrava possibile. Poi arriva il giro numero 40. La numero 16 perde potenza, in curva 12. Il monegasco rallenta, si dispera e parecchia la SF-23. Problema tecnico che indagheremo più avanti.
La franchigia di Maranello era arrivata a Sakhir carica di aspettative. Un ottimismo alimentato dal suddetto amministratore delegato della storica scuderia cisalpina, alludendo a una vettura fuori dal comune in termini di velocità. Chiaramente se si imposta una stagione su questa idea, vien da sé che osservatori e tifosi alzino l’asticella delle pretese. Puntando dritti alla doppietta iridata.
Più realisticamente, senza produrci in voli pindarici, si riteneva che la nuova Ferrari poteva superare i problemi presentati sul modello precedente, quella F1-75 che tanto aveva illuso nella prima fase del mondiale 2022. Ma sin dai primi giri in pista svolti durante i test cumulativi a Sakhir, capire che sull’ultima nata di Maranello c’era qualcosa da sistemare non era poi così difficile.
Una delle prime difficoltà emerse in maniera piuttosto chiara si riferisce al deficit di carico aerodinamico. Per ovviare a questa dinamica, i tecnici che fanno riferimento a David Sanchez lavorano sull’ala posteriore. Durante la giornata conclusiva dei test, al mattino, era comparsa un’ala mono-pilone da maggior carico che, purtroppo, non è stata confermata nel weekend di gara chiusosi ieri.
Nelle libere del venerdì l’esemplare è stato riproposto, ma la pista lo ha bocciato a causa di un’instabilità eccessiva nell’andamento dinamico della vettura. In poche parole, la parte “incriminata” non sembrava per nulla sicura. Si è pertanto deciso di fare un passo indietro e optare per la vecchia soluzione. Meno carica ma più affidabile.
L’introduzione della nuova parte aerodinamica, parola di Frederic Vasseur, è stata posticipata al Gran Premio dell’Arabia Saudita o al limite a quello successivo. In effetti servono ulteriori valutazioni su un elemento chiave per il corretto bilancio aerodinamico generale del mezzo, relativo a parametri strutturali e al contempo aerodinamici.
Ancora, altro fatto emerso durante le prove di due settimane fa, riguarda l’evidente difficoltà nella gestione termica delle gomme. Per essere più precisi sull’asse posteriore. La vettura ha manifestato una tendenza al degrado, evidenza altresì presente durante le cinquantasette tornate necessarie per completare il Gran Premio del Bahrain.
Come se non bastasse, già dal sabato, prima della sessione classificatoria, era suonato un ulteriore campanello d’allarme in relazione alle componenti della power unit sulla quale, per precauzione, erano state sostituite centralina e pacco batterie. Ovviamente sulla vettura di Charles Leclerc.
A fine sessione, il team principal di Draveil aveva fatto sapere che il non aver tentato l’ultimo assalto nella Q3 era una strategia per preservare un set di gomme Soft. Non sappiamo se questo è vero o se si è trattato di una versione di comodo per coprire problemi tangibili. Fatto sta che, a 17 passaggi dal termine, la rossa si è mestamente ammutolita causando il ritiro del monegasco.
Una doccia fredda in pieno stile che smorza un già raffazzonato entusiasmo. L’aggravante riguarda il recente passato perché era più che lecito attendersi, dopo un anno di affannosa rincorsa, che l’equipe guidata da Enrico Gualtieri avesse superato le difficoltà relative all’affidabilità. Scenario che ha distrutto le bramosie Ferrari legate al sogno iridato.
Evidentemente non tutti i problemi sono stati fissati. Il triste epilogo di ieri lo conferma. All’interno della GES è in corso un’attenta valutazione di quanto è accaduto. Scongiurata la rottura del motore a combustione interna è stata individuata la natura del problema. Ci risulta che sull’auto del monegasco l’elettronica abbia mandato in blocco l’unità di potenza.
Sembrerebbe, in attesa di conferme ufficiali, che il malfunzionamento si riferisca alle componenti deputate al recupero dell’energia ibrida gestiti dal sistema SOC, entrati in un “conflitto” fatale con l’energy store. Resta da capire se l’inghippo è di natura meccanica o se al contrario, scenario più probabile, la centralina abbia “incrociato” in maniera erronea le informazioni utili al corretto funzionamento delle parti in questione.
La scelta progettuale in merito all’architettura del propulsore modenese non giace sul banco degli imputati. Nessuna anomalia similare è stata riscontrata nelle tante ore ai banchi prova o durante i pre season test. Ciononostante, l’irregolarità individuata dal reparto motori ha messo in ansia le gestione sportiva, conscia che sommare una scarsa affidabilità alla carenza di performance della monoposto avrebbe una sola risultante: continuare a perdere.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977 – Alessandro Arcari –@berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari