Formula 1

Gp Arabia Saudita 2023: Ferrari rossa, ma di vergogna

Cosa hanno in comune Gabriele D’Annunzio e la Ferrari? Non ci crederete, ma molte cose. Intanto perché D’Annunzio amava la tecnologia, in particolare l’aeroplano (neologismo che ha inventato lui) e l’automobile (il femminile del sostantivo lo dobbiamo anch’esso al “determinante” intervento dell’illustre poeta), tanto da guidarne e possederne diversi esemplari sia degli uni che delle altre e da ammirare Tazio Nuvolari. Ma cerchiamo di svolgere il “tema”…

La gara mortificante e anonima della rossa in terra d’Arabia mi ha fatto tornare alla mente diverse reminiscenze. Sarà che sto ripassando il poeta per le mie quinte, ma in realtà la cosa è più profonda… vedete, D’Annunzio è un sommo rappresentante del Decadentismo, corrente culturale che riprendeva e ampliava i concetti romantici che si erano sviluppati nelle arti nella prima metà del 19esimo secolo.

Dopo la “parentesi positivista” (dove la scienza sembrava essere diventata centro di tutto, comprese le arti), indicativamente 1850-80, ecco che i temi del Romanticismo, pur se più morbosi e “carichi”, tornavano alla luce con il Decadentismo. Era, in sostanza, almeno per una buona parte, il rifiuto della modernità, intesa come meccanica, capitalismo, automazione e ruolo dell’individuo ridotto a mero ingranaggio.

Su un articolo apparso su “La Tribuna” del 1893, D’Annunzio scrive […] “L’esperimento è compiuto. La scienza è incapace di ripopolare il deserto cielo, di rendere la felicità alle anime in cui ella ha distrutto l’ingenua pace. Non vogliamo più la verità. Dateci il sogno. Riposo non avremo, se non nelle ombre dell’ignoto”.

Tazio Nuvolari e Gabriele D’annunzio

Questa frase è ritenuta, non a torto, proprio la fine del positivismo culturale nelle sue declinazioni veriste e naturaliste e il ritorno alla dimensione soggettiva, dell’ “io” al posto del “noi”, del Decadentismo che porta alle “estreme conseguenze” il Romanticismo.

Cioè, per essere più chiari, il rifiuto della scienza come unico vocabolario dell’umanità, che mostra la realtà fredda così com’è, distruggendo le nostre “illusioni” spirituali e il ritorno alle passioni del cuore come motore della vita, come indagine di una realtà ulteriore che i sensi e la ragione non possono cogliere.

Ecco, ora che ci avete mostrato l’aridità del vero (prendendo a prestito Leopardi) con le sue formule, la sua matematica, i suoi postulati e assiomi, essa è così brutta che noi preferiamo il sogno, l’ignoto, l’inconosciuto e l’inconoscibile. Questo mi ha fatto riflettere amaramente sullo spettacolo di domenica.

La mesta parata di due macchie rosse, stinte e pallide, che arrancavano a centro gruppo. Incapaci con le gomme a banda bianca (che per la SF-23 sembravano essere proprio di marmo) di essere a livello dei primi tre team. Quarta forza. Incredibile come sa essere l’amara verità.

Un risveglio brusco, devastante. Una mediocrità troppo vasta e grande per pensare che fosse vera. Ma che lo era. Neanche gli sganassoni di Bud Spencer avrebbero potuto risvegliare dal torpore quelle macchine spente nella marea.

Ecco: il sogno. La Ferrari è l’incarnazione di un sogno. Della passione viscerale di un uomo che l’ha trasformata in quella materia che sono i sogni. In qualcosa di mitico, epico, iperuranico, irraggiungibile per i comuni mortali che però con le gare possono, almeno un pochino, sentirla loro.

Ma se la Ferrari è l’incarnazione di un sogno collettivo (parlo dei milioni di tifosi sparsi in tutto il globo), non può essere mediocre. Quello è il suo veleno, la sua morte, la sua distruzione, il suo annullamento.E D’Annunzio ci sta che è un piacere.

Forse, al posto di #essereferrari bisognerebbe fare la #Ferrari. Farla di nuovo grande. Non negletta, non ridicolizzata. Farla di nuovo non una comparsa fra tante, ma la protagonista. Poi puoi pure perdere, ma almeno “ridateci il sogno”.Perché abbiamo bisogno del sogno. Abbiamo bisogno della passione. E mancano da così tanto tempo…

Per concludere “il tema”, mi riferirò ad un’altra frase di D’Annunzio: “Ama il tuo sogno, se pur ti tormenta”. E non potrebbe essere altrimenti. Ama il tuo sogno anche se ti dà poche gioie. Amalo e fallo tuo nonostante tutto. Perché anch’esso, in qualche modo, dà senso alla tua vita, alla tua esistenza. La informa, la forma, le dà sostanza. Perché senza sogni non sarebbe vita, la vita.

E noi siamo inguaribili sognatori. E allora forza Ferrari. Forza e coraggio. Se serve si parta da un foglio bianco, si siluri chi deve essere silurato. E si ricominci. L’unica cosa che chiedo, e come me lo chiedono tantissimi tifosi che non meritano questi spettacoli inverecondi e anche sportivamente devastanti, è un atto di trasparenza.

Un atto di verità, quella che aborriamo… Ma se la verità ci sarà disvelata, medicina amara ma necessaria, allora poi potremo ricominciare a “nutrirci” dei sogni. E lo potranno fare anche a Maranello e dintorni. Forza Ferrari.


Gp Arabia Saudita 2023: Ferrari in confusione

Perez. Voto: ok, hai vinto una gara, ti abbiamo dato il contentino. Ora fai da bravo. Immagino sia questo quello che è passato per la testa a quel simpaticone di Marko. E magari pure a padre Max

Verstappen. Voto: fame. Fame assoluta. Incontentabile e egoista. Come i campionissimi.

SF-23. Voto: neanche nei peggiori bar di Caracas… La vera domanda è: visto che la F1-75 è stata congelata a luglio, e che questa monoposto avrebbe dovuto essere lo stato dell’arte… cosa si sono bevuti a Maranello?

Sainz. Voto: l’emblema della mediocrità Ferrari. Capitan Ovvio ha fatto qualifiche da film horror e partenza che ha fatto sembrare figlio-Stroll un novello Senna. D’altronde c’è chi cerca di vincere un campionato, chi di battere il compagno. Ognuno ha gli orizzonti che si merita.

uno sconsolato Charles Leclerc (Scuderia Ferrari)

Leclerc. Voto: silenzio assordante. Alla fine, dopo essersi dannato l’anima, e visto che Sainz non ne voleva sapere di farlo passare (pure zigzagando in rettilineo), si è messo l’anima in pace e ha portato mestamente la SF-23 al settimo posto. Silenzio agghiacciante dopo la bandiera a scacchi…

Xavi Marcos. Voto: Ciao. Non è che potrebbe andare a far compagnia a Gnazzino Ruotino strateghino a Maranello? Si sente così solo e ha bisogno di una voce amica…

Alonso. Voto: Non è ciò che meritiamo, ma ciò di cui abbiamo bisogno (assente la Ferrari).

Teatrino Fia sul terzo posto di Alonso. Voto: incommentabile.

l’entusiasmo di Jos Verstappen a fine gara nel vedere Checo Perez festeggiare (Oracle red Bull Racing)

Papà di Max Vestappen. Voto: Ossignore! Quando una foto vale più di mille parole.

Comunicazione Ferrari. Voto: nulla. Dalle parti di Maranello hanno un problema enorme con la comunicazione. E non pare ci siano cambiamenti in vista. Restano sempre le solite stantie parole, i soliti luoghi comuni. Giusto qualche impennata da Vasseur.

Mercedes. Voto: più veloce di Ferrari. Ecco un esempio da manuale di comunicazione. Chiedere scusa ai tifosi (non era necessario ma fidelizza), dichiarare esplicitamente le cose come stanno. E poi riuscire comunque a essere più veloci della rossa raddrizzando comunque la baracca…

Christian Horner (Oracle Red Bull Racing) –

Formula noia. Voto: e così sia. Il cambiamento regolamentare del 2022 doveva produrre un livellamento. Dopo un anno è clamorosamente fallito. Non ho mai avuto dubbi che chi è più bravo continui ad esserlo. E quindi applausi a Red Bull. Ma la brutta persona che è in me è straconvinta che la direttiva tecnica TD039, tra l’altro aborrita proprio Red Bull (ricordate la mitica scena di Drive to Survive di Horner a muso duro su Totone), abbia creato un divario ancora più grande. Da allora non ce n’è stato più per nessuno.

Questo accade quando intervieni a gamba tesa a mondiale in corso. Non è etico e non è sportivo. E’ una mezza porcheria. Fatto salvo che non lo si faccia davvero per la sicurezza dei piloti. Ma i fatti ci hanno ampiamente dimostrato che no, non si trattava di sicurezza, quanto di norma per cercare di livellare ancora di più lo spettacolo (e forse dare un contentino a Mercedes). Che ha invece acuito i distacchi da Red Bull. Complimenti vivissimi.

P.S.: dopo la canonica settimana di pausa si va nella terra dei canguri, notoriamente ferrarista. Fa male pensare a cosa fu l’anno scorso, e paragonarla alla miseria attuale e a quello che, molto probabilmente ci aspetta in Australia.


Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi

Foto: Scuderia Ferrari

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Mariano Froldi