Per Ferrari non è stata una giornata semplice. Tanto lavoro mirato alla comprensione della vettura, visto il ritardo di messa a punto rispetto a Red Bull e Aston Martin. La negatività generalizzata per i risultati ottenuti dalla rossa è capibile. D’altronde iniziare una stagione, ipoteticamente quella del riscatto, con tanti dubbi appresso non è il massimo che ci si aspettava.
Senza minimizzare i grattacapi emersi il primo venerdì agonistico dell’anno, alcuni elementi vanno comunque considerati in merito al programma di lavoro messo in atto. Il Cavallino Rampante ha scelto un approccio bene preciso: utilizzare le prime due sessioni di libere per “allungare” i test. Tanti compare aerodinamici e la voglia di raccogliere molti dati sulle gomme.
Termos pieni di caffe e una lunga notte al simulatore, questo il quadretto dei tecnici impegnati a sommare i pezzi del puzzle. L’obbiettivo? presentarsi alle Fp3 con le idee chiare sulla direzione da prendere, consapevoli che le prove sono finite e la necessità di esprimere la miglior versione di se emerge.
Prendiamo il via di questa ulteriore analisi con il punto di mira sui dettagli, aspetto che in F1 fa la differenza. Attraverso la seguente telemetria mettiamo a confronto tre piloti: l’immarcescibile Alonso, il campione del mondo in carica Verstappen e il ferrarista Leclerc. Lo scopo punta a ottenere un focus preciso su comportamento delle monoposto in pista.
Innanzitutto osserviamo il grafico nel suo insieme. Concretiamoci i andiamo sull’andamento globale del gap. Come prima cosa osserviamo che la RB19 di Max, almeno virtualmente, si colloca davanti all’Aston Martin dello spagnolo sino alla staccata di curva 11 (un tratti di circa di 3500m). Successivamente, nei curvoni veloci in appoggio Alonso prende un leggero vantaggio malgrado nell’ultimo rettifilo la Red Bull risulti più rapida.
Prendendo in esame la linea rossa che si riferisce alla vettura di Maranello, invece, notiamo che il distacco è in positivo solo per i primi metri del tracciato, tratto della pista dove il motore Ferrari riesce a guadagnare qualche km/h nei confronti della vettura di Silverstone.
Da lì in poi, notiamo come negli allunghi la SF-23 perde gradualmente terreno, sebbene alla 10, tratto più lento del tracciato, si evince un piccolo guadagno in trazione. In generale è nelle curve dove il gap aumenta nei confronti della AMR23. Specialmente in entrata, causa sottosterzo.
Scendendo in maggiori dettagli focalizziamoci ora sulla prima piega del tracciato bahreinita, grande frenata seguita da un particolare inserimento a traiettoria larga per riuscire a sprigionare tutta la potenza in fase di accelerazione. Curva 2, in pratica, viene percorsa a full gas.
La prima a staccare è la Red Bull di Verstappen che va sul freno qualche istante in anticipo. Fattore che li consente di portare un’ottima velocità a centro curva. In accelerazione pura è Leclerc a prendere un vantaggio sui competitor, con il divario che si livella nei metri successivi. Ottimo l’inserimento dell’Aston Martin.
Proseguendo la tornata e il momento di valutare la seguente porzione del tracciato che da curva 4 porta all’impegnativa frenata della 8. Parliamo di uno “snake” composto da tre pieghe molto veloci, dove il rapido cambio di direzione implica avere una monoposto molto agile, reattiva e dotata di un’ottima spinta verticale.
In fase di frenata, alla quattro, l’ultima opera di ingegneria aero-meccanica italiana accumula un ritardo che porta con se nell’arco dell’intera percorrenza. In questo caso si delinea una certa carenza di rotazione, elemento sul quale sono giunte varie lamentele da parte di ambedue i ferraristi.
In trazione c’è un piccolo recupero della rossa che risulta comunque insufficiente per abbassare il gap racimolato nei confronti di Alonso e Verstappen. Nel tratto ad alta velocità la Red Bull del giovane talento di Hasselt è davvero spaventosa.
Il bolide austriaco dimostra tutto il proprio valore, potendo contare su un carico verticale indubbiamente molto elevato che, di conseguenza, facilita la generazione di moltissimo grip laterale.
Proseguendo con la disamina tecnica relativa al tratto più lento del tracciato mediorientale, verifichiamo il rendimento delle vetture a bassa velocità di percorrenza. Nella sezione del circuito che divide curva 8 dalla 10 l’importanza della traiettoria è fondamentale, passando dal veloce al lento.
Senza ombra di dubbio, questo è il punto della pista più indigesto alla SF-23, in quanto l’auto italiana “raduna” la massima perdita nell’arco del giro. Un posteriore con poco grip non consente al monegasco di produrre un buon inserimento in curva, elemento che in parte dipende dalla mancanza di carico.
In frenata, normalmente, il centro di pressione migra verso il retrotreno. Di conseguenza, un centro di pressione già di per sé arretrato verso il posteriore nel tentativo di bilanciare la monoposto, potrebbe aver alimentato il sottosterzo della Ferrari.
Discorso contrario per Aston Martin. Specialmente alla 11, Fernando produce il miglior inserimento e guadagna su Verstappen, sebbene in uscita vada a perdere qualcosa. In accelerazione la SF-23 recupera terreno, ma il gap accusato in entrata è troppo alto.
Arriviamo infine all’ultima parte del tracciato: due curve molto veloci ad ampio raggio in appoggio ed un allungo che porta sul rettifilo del traguardo. In questo punto si nota distintamente come in entrata la numero 16 continui a soffrire rispetto ai rivali.
In uscita si ripete una certa facilità nel mettere a terra più cavalli e Charles recupera qualcosa. Nelle curve ad ampio raggio l’entità della grande forza della Red Bull risulta minore. Proprio nel tratto che dalla 11 porta alla 12, infatti, Max perde la prima posizione. Nell’ultima piega della pista Verstappen ha una piccola indecisione e non riesce a portate molta velocità a centro curva.
In definitiva potremmo dire che la Ferrari SF-23 è ottima negli allunghi, dove trazione e grip longitudinale restano un punto forte. Leclerc si è trovato più a suo agio, meno Sainz che deve ancora capire la vettura.
L’Aston Martin è la vera sorpresa. La sua attuale forza risiede nell’ottimo bilanciamento, sia meccanico che aerodinamico, e nella capacità di inserimento in curva. Chiaro segnale che la AMR23 possiede un avantreno davvero buono.
E in fine la Red Bull, vettura che riesce ad esprime con grande facilità un grip laterale pazzesco. In linea generale, buona trazione inserimento. Nell’insieme parliamo della vettura più completa, cucita addosso alla caratteristiche del campione olandese.
Autori e telemetrie: Niccoló Arnerich – @niccoloarnerich – Alessandro Arcari –@berrageiz