Formula 1

Mercedes: Brackley in tumulto, l’erosione di un modello vincente

Dopo il Gran Premio del Bahrain, Mercedes ha impacchettato il materiale e lo ha spedito in Arabia Saudita, laddove si consumerà il secondo atto stagionale. Non tutto il team, però, si è spostato a Jeddah, una parte ha fatto ritorno nella sede operativa di Brackley. Ed è proprio nella fabbrica inglese che si stanno analizzando i dati emersi dalla pista per capire dove e come migliorare la W14, una monoposto che al momento ha deluso le attese.Perché la realtà è proprio questa.

Se un team come Mercedes sta davvero valutando il cambio di concept aerodinamico, vuol dire che le cose non hanno funzionato a dovere. Le voci sul “cambio di passo” sono state alimentate dagli stessi protagonisti: prima Toto Wolff e poi Mike Elliott hanno confermato che nelle prossime gare vedremo una W14 radicalmente modificata, che potrebbe abbandonare la filosofia delle masse compatte per adottare un aspetto molto più simile a quello delle vetture che stanno meglio performando: Aston Martin AMR23 e soprattutto la capofila Red Bull RB19.


Mercedes: che fine ha fatto la compattezza aziendale?

Osservando dall’esterno la Mercedes sembrava sempre di vedere una sorta di casa fatata, un luogo magico dove tutto funzionava alla perfezione e dove l’armonia regnava sovrana. Tutto questo è valso finché il team era in una fase di crescita. Dal momento in cui Daimler AG ha acquisito capannoni e maestranze dalla Brawn GP la squadra ha conosciuto solo soddisfazioni, anche quando non s’imponeva ancora.

Dal 2021 qualcosa si è spezzato. Quel mondiale perso all’ultimo istante del Gran Premio di Abu Dhabi ha rappresentato una vera e propria cesura storica per la franchigia diretta da Toto Wolff. L’anno successivo doveva essere quello del riscatto. Sappiamo com’è andata con una monoposto, la W13, incamiciata da problemi tanto gravi che ne hanno limitato lo slancio fino al Gran Premio del Brasile. Unica, magra, soddisfazione stagionale.

George Russell autore del sesto tempo nelle prime qualifiche del mondiale 2023

A Brackley, quindi, hanno posticipato di altri 12 mesi il ritorno ai vertici della categoria. Ma visto com’è andato il Gran Premio del Bahrain pare difficile che quest’anno si possa lottare per qualcosa di grosso. Il rischio concreto è quello di perdersi nuovamente nel provare a far crescere una monoposto che potrebbe radicalmente cambiare sostanza tecnica.

Mentre il medico studia, il paziente muore“. Questa massima potrebbe essere applicata al momento che stanno vivendo gli ex campioni del mondo. Nei giorni in cui gli ingegneri cercano di capire come uscire da questa scabrosa situazione, gli altri team si allontanano irrimediabilmente. La Ferrari non è stata agguantata, la Aston Martin li ha superati a destra e la Red Bull è ancora più distante e sembra ormai una stella che brilla troppo lontana per essere concretamente avvicinata. Figuriamoci raggiunta.

Quando le cose non vanno bene anche il cristallo di più pregiata fattura diventa un vetro opaco. Mercedes, da sempre considerata una sorta di totem, un monolite, un gruppo inscalfibile diventato benchmark per l’intera serie a ruote scoperte, sembra invece vivere dei momenti di crisi profonda. Una tensione che si taglia a fette e che emerge anche da alcune dichiarazioni degli esponenti della scuderia che sono stati stranamente e duramente critici nei confronti del team stesso.

Si va dalla quasi resa, per quanto attiene la prima metà del mondiale, di George Russell alla presa di posizione di Lewis Hamilton che si è fatto sentire proprio perché non è stato ascoltato in seno al team. “Siamo qui per vincere gare e campionati – ha riferito l’ex Williams alla fine della gara di SakhirNon c’è differenza tra un settimo posto e un secondo posto“.

Se mi venisse chiesto cosa preferisco tra sacrificare metà della stagione per poi puntare a vincere nella seconda parte del campionato, oppure seguire la strada di una lenta crescita cercando di migliorare la monoposto attuale, non ho dubbi sul fatto che sceglierei la prima via. Tutti in Mercedes vogliono vincere, se dovremo prendere delle decisioni drastiche e stravolgere la macchina in vista della seconda parte di stagione sono certo che sarà quello che faremo“.  

Lewis Hamilton parla con George Russell calato nell’abitacolo della Mercedes W14 durante i test del Bahrain 2023

Dichiarazioni che smorzano quell’entusiasmo che caratterizzava la tipica dialettica di Russell “modello 2022” e che fanno capire come il recupero, se mai dovesse concretizzarsi, non sarebbe possibile prima della metà della stagione, quando ormai il mondiale avrà preso probabilmente la via di Milton Keynes. Ancora meno diplomatico – e forse più perentorio – è stato il 7 volte iridato che sperava che il 2023 potesse coincidere con la stagione in cui si poteva lottare per quell’ottavo titolo sfuggito in maniera beffarda ormai due anni fa. 

L’anno scorso ho esposto i problemi della vettura. Ho guidato tantissime macchine nel corso della mia carriera e dunque so di cosa ha bisogno una monoposto. Credo che sia una questione di responsabilità – aveva spiegato Hamilton alla BBC – Qualcuno dovrebbe dire <<non vi abbiamo ascoltato, la macchina non si comporta come dovrebbe e dobbiamo lavorare>>. Siamo un team pluri-iridato; l’anno scorso e quest’anno non siamo riusciti a realizzare una buona vettura. Ma non è detto che non ci riusciremo in futuro”.  

Hamilton è stato molto cinico nella sua esposizione e non ha lesinato critiche alla sua squadra rea di non aver ascoltato il parere di un pilota che, pur non essendo un tecnico, ha dalla sua una lunghissima esperienza nella massima categoria del motorsport. Ovviamente siamo in epoca di budget cap e di contingentamento delle ore di lavoro, quindi ogni possibilità di recupero deve tener conto di queste due realtà che sono parecchio limitanti per una scuderia che ha un deficit tecnico ormai manifesto.

Mercedes W14: “zero sidepod” filosofia perdente

La realtà è piuttosto semplice e dura: Mercedes, col suo concept “zero sidepod”, non ha imbroccato la giusta strada tecnica. Cosa che invece ha fatto Adrian Newey con la sua RB18 che è diventata la base dalla quale è nata la RB19 che si sta dimostrando altrettanto dominante.

Andare ora nella direzione stabilita dal tecnico inglese vorrebbe dire lavorare con un ritardo di tempo che non è detto che si possa colmare in questo 2023. Né, forse, negli anni che mancano fino alla nuova rivoluzione tecnica del 2026.

Lewis Hamilton (Mercedes AMG F1) durante il filming day di Silverstone che ha visto come protagonista la W14

Toto Wolff, uno che della capacità di fare quadrato anche nei momenti difficili ha fatto un’arte, per la prima volta, sembra non tenere sotto controllo le spinte centrifughe. L’aver magnificato pubblicamente la Aston Martin sottolineando che la base meccanica del mezzo è praticamente presa in prestito dalla W14 non fa altro che mettere pressione e gettare la croce sugli aerodinamici di Brackley.

A Mike Elliott saranno fischiate le orecchie e il fatto che James Allison, che in realtà non è mai andato via dal team, sia stato investito di maggiori responsabilità nello sviluppo di questa monoposto, è un’evidenza che dice che probabilmente la fiducia nei riguardi dei responsabili aerodinamici non è più ai massimi livelli. Se il primo anno del nuovo contesto normativo poteva offrire delle insidie relative alla comprensione del mutato scenario, più grave è il fatto che nel 2023, dopo una stagione intera passata a capire la W13, si siano commessi degli errori che di fatto stanno limitando le ambizioni di successo della scuderia.


Mercedes: la “W14 B” deve portare guadagni cronometrici drastici

Wolff ha provato a tirare su di sé tutte le pressioni affermando di licenziarsi nel caso in cui la monoposto non uscisse da questa situazione tecnica non invidiabile. Un tentativo forse tardivo di mettere una toppa alle accuse, nemmeno tanto velate, fatte ai propri capi-progetto.

Alla domanda sul piano di sviluppo della Mercedes e se si tratti semplicemente di aspettare un aggiornamento modesto della macchina al sesto round della stagione, a Imola, l’ex pilota austriaco ha risposto che lupgrade deve essere qualcosa di radicale, che sia in grado di portare ben più di tre decimi di guadagno.

Toto Wolff, team principal Mercedes AMG – Stagione 2023

Con queste affermazioni è come se Wolff avesse contestualmente fissato l’asticella più in alto e mandato un monito ai suoi ingegneri. Qualsiasi sarà il layout e qualunque sia la data della sua introduzione, è necessario che il progetto funzioni e che sia in grado di portare la W14 a ridosso della macchina che in questo momento sta rappresentando il punto di riferimento della F1, la RB19.

Le prossime settimane saranno caldissime per la Mercedes che è sospesa tra il dare un senso a questo campionato e decidere se invece sarà un altro anno di transizione. E quindi di sofferenza. Una cosa è certa: quella compattezza che era vanto e gloria del team e che forse era uno dei tanti segreti dei suoi successi, sembra essersi sgretolata sotto la pressione che i rivali stanno esercitando da due campionati.

Gli anglotedeschi hanno dinanzi una sfida ancora più ardua di quella tecnica: ricompattarsi e presentarsi come un soggetto spendibile in chiave vittoria. Il cammino sarà lungo e tortuoso.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, Mercedes AMG

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Diego Catalano