Formula 1

Mercedes: il paracadute mediatico per salvare la stagione

È saggio fare un compendio della stagione di F1 dopo due gare? Assolutamente no. E invece più avveduto andare a delineare delle tendenze parziali frutto di osservazioni ancora frammentarie che scaturiscono dai primi due appuntamenti iridati che si sono svolti su due piste diametralmente opposte in termini di specificità. Sakhir e Jeddah hanno detto che la Red Bull RB19 è la macchina da battere; una vettura il cui potenziale sì è visto in tutta la sua brutalità negli ultimi giri del Gran Premio dell’Arabia Saudita quando ha staccato inesorabilmente Aston Martin, Mercedes e Ferrari.

Sia Max Verstappen che Sergio Perez, in quelle fasi concitate, stavano provando ad ottenere il giro veloce per agguantare il punticino suppletivo che avrebbe piazzato uno dei due in testa alla classifica piloti. Ebbene, con due driver che non esprimevano parsimonia sul piede dell’acceleratore, la creatura di Adrian Newey ha gettato la maschera riuscendo a girare anche un secondo e mezzo più veloce delle altre. Non sappiamo se le rivali fossero in modalità conservativa, ma di certo il dato emerso ha spaventato un po’ tutti.

Mercedes alza bandiera bianca contro la Red Bull?

I 50 giri del gran premio arabo hanno confermato ciò che alcuni esponenti del mondo della Formula Uno già profetizzavano. George Russell, alla fine del primo evento stagionale, aveva riferito, manifestando una certa rassegnazione, che la vettura di Milton Keynes le avrebbe vinte tutte fino alla fine della campagna sportiva. Da qui i paragoni con la McLaren MP4/4, quella straordinaria monoposto progettata da Gordon Murray che fu in grado di accaparrarsi tutte le gare tranne una. Quella che andò alla Ferrari, dinnanzi al pubblico amico di Monza.

La perfetta sintesi della stagione: la Red Bull RB19 in fuga e le altre vetture ad inseguire affannosamente

Se così sarà lo sapremo soltanto a novembre inoltrato. Per ora assistiamo ad un dominio senza appello che va a connotare una tendenza netta: la F1 sarebbe entusiasmante, spettacolare e combattuta se non ci fosse la vettura anglo-austriaca. Il pilota britannico, che a Jeddah è stato terzo per un’oretta prima che la Federazione rettificasse l’ordine d’arrivo, si è ulteriormente espresso sulla questione affermando che la RB19 somiglia molto da vicino alla Mercedes che, nel 2014, all’alba delle motorizzazioni turbo-ibride, ha sbaragliato la concorrenza. 

Non si vedeva questo tipo di vantaggio sui concorrenti dal 2014 quando nel ruolo di dominatrice c’era la Mercedes. Va dato atto alla Red Bull di aver svolto un ottimo lavoro. Per noi è una sorpresa essere davanti alle Ferrari, ma non è abbastanza, perché non vogliamo lottare solo con loro, ma anche con la Red Bull. E questi sono avanti di gran lunga”.

Della W05 aveva parlato anche Lewis Hamilton, colui il quale quella monoposto l’aveva portata al trionfo iridato. L’inglese ha sentenziato che la RB19 è addirittura più dominante di quella macchina che poteva essere guidata letteralmente col braccio da fuori talmente era più performante delle avversarie.

E’ chiaro che quando ti trovi ad una distanza così ampia non riesci a non usare immagini forti per descrivere un mezzo così efficiente e al contempo efficace. Poi, chiaramente, ci sono i numeri che riportano tutto nell’ambito della ragionevolezza, sotterrando il sensazionalismo e le impressioni. Ma questi dati matematici non è che siano troppo incoraggianti per i rivali che annaspano nel tentativo di non perdere terreno nei confronti dei campioni del mondo in carica.

Red Bull è un minuto davanti a noi, siamo soltanto i primi dei perdenti, ha tuonato Toto Wolff dopo il Gp di Jeddah nel quale sia Hamilton che Russell hanno forse spinto meno del possibile gestendo troppo le gomme. Ma poco cambia perché il passo sciorinato dai due alfieri della franchigia guidata da Chris Horner era letteralmente fuori dall’ordinario, inarrivabile.

Lewis Hamilton (Mercedes AMG) braccato da Sergio Perez (Oracle Red Bull Racing)

Prestazioni alle quali invece gli uomini della Mercedes vogliono arrivare. Wolff, un po’ provocatoriamente, ha affermato che la vettura allo studio dei tecnici sarà diversa dalla attuale W14 e che potrebbe somigliare ad un autobus o recare sulle fiancate addirittura gli stemmi della Red Bull pur di essere veloce. Più rapida di quanto riesca ad esserlo nella configurazione aerodinamica attuale. Di sicuro è che gli ingegneri della Stella a Tre Punte non vorranno copiare in maniera pedissequa il concept adoperato dalla Aston Martin che si sta rivelando efficace nel tenere la scia, anche se ancora da lontano, della Red Bull.

Il nesso con la monoposto della scuderia di Silverstone viene naturale poiché la AMR23 mutua diverse parti meccaniche della W14: motore, trasmissione e sospensioni posteriori, elementi sui quali si fonda una vettura di F1.


Mercedes: la strategia del paracadute

Dal clan di Brackley emergono quindi dichiarazioni che sembrano andare in due direzioni opposte. Da un lato abbiamo chi dice che la Red Bull è di un altro pianeta, che sciorina prestazioni inarrivabili e che si tratta di un’entità materiale che può riscrivere tutti i record della massima categoria dell’automobilismo. E ci riferiamo chiaramente alle parole dei due piloti AMG. Dall’altro c’è chi, nella persona di Toto Wolff, parla di recupero possibile e di lavoro impostato proprio per chiudere quel distacco che adesso sembra così ampio da risultare insormontabile.

La sensazione è che, mediaticamente parlando, Mercedes sia alla ricerca di una superficie soffice sulla quale cadere indipendentemente da come andranno le cose. Se il gap sarà colmato, allora si potrà dire che gli ingegneri avranno operato in maniera straordinaria, riuscendo a pareggiare le prestazioni di una monoposto che sembra fuori categoria, “ingiocabile” come va di moda dire oggi.  

Viceversa, se le distanze rimarranno inalterate o se l’avvicinamento non sarà così sensibile da consentire alla W14 versione B di vincere delle gare, allora si dirà che la Red Bull RB19 è talmente performante da non riuscire a tenerle testa. Nemmeno da lontano.

Prove di partenza con Alfa Romeno, Mercedes e Alpine, test Bahrain 2023

Mercedes e Ferrari: due filosofie comunicative diverse

Una cosa è chiara e va evidenziata: gli ex campioni del mondo non stanno facendo un mistero di vivere un momento difficile e di volerlo superare con ogni stratagemma. Da questo punto di vista notiamo una discrasia comunicativa netta nei riguardi della Ferrari

Maranello, infatti, pur iniziando ad ammettere le difficoltà, specie dopo la gara di domenica scorsa che doveva essere quella del riscatto, non parla ancora di un modello B della propria monoposto o di una rivoluzione tecnico-concettuale da operare nell’immediato. Che è ciò che servirebbe in questo momento per agguantare la RB19. Non a caso quello che Mercedes ha intenzione di fare.

Se Ferrari procede con cautela, con i piedi di piombo e cercando di capire prima che cosa stia succedendo alla SF-23, Mercedes ha un approccio molto più aggressivo, votato alla rivoluzione: o la va o la spacca. La W14 o avrà un futuro vincente o sarà un fallimento ratificato in attesa di un 2024 fondato su altre basi concettuali. Non ci sono grigi in questa storia.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, Scuderia Ferrari, Mercedes AMG

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Diego Catalano