In questi giorni, in F1, si è fatto un gran parlare di quello che è il reale distacco della Red Bull nei confronti degli altri team. Si è molto dibattuto sulle caratteristiche del circuito di Bahrain che avrebbero esaltato il progetto RB19 che si è rivelato molto efficace nella gestione delle gomme, soprattutto nel passo gara. Ferrari e Mercedes, a differenza di Aston Martin, hanno proprio sofferto su questa delicata fattispecie.
Il tracciato di Jeddah, sul quale l’attività sta per cominciare, presenta peculiarità del tutto diverse rispetto all’evento bahreinita. Si passa da una pista rear limited ad una front limited. Quindi quelle vetture che hanno qualche problema sull’asse posteriore dovrebbero, in qualche modo, giovarsi del layout molto singolare di un circuito che presenta ben 27 curve, molte delle quali si percorrono in pieno.
Ne hanno parlato gli stessi protagonisti del mondo Mercedes e dell’area Ferrari, affermando che il Corniche Circuit dovrebbe in qualche modo permettere di contenere la distanza dalla RB19. E questo non solo per la gestione dei compound, ma anche perché sia la SF-23 che la W14 hanno dimostrato di possedere buone doti velocistiche. Qualcosa che fa molto comodo tra i muretti sauditi.
Ma se il gap dalla vetta fosse più ampio di quello che oggi si immagina? Analizzando gli on board di Max Verstappen del Gran Premio di Sakhir, abbiamo potuto chiaramente notare che, dopo la prima fase di gara, il pilota olandese, di concerto con il suo ingegnere di pista, Gianpiero Lambiase, abbia deciso di tirare i remi in barca e di mettersi in modalità di amministrazione del mezzo.
Quel che è impressionato è il distacco che il numero uno è riuscito ad aprire prima che Charles Leclerc si fermasse per cambiare gli pneumatici. In poco più di 10 tornate, difatti, il distacco era già in doppia cifra. Segno che la RB19 aveva randellato la SF-23 dandole, su per giù, un secondo al giro.
Chiaramente parliamo di numeri riportati in maniera approssimativa per supportare il nostro ragionamento. Sono altre le analisi su Formula Uno Analisi Tecnica in cui potete leggere nello specifico i dati ponderati alla perfezione. Dopo che Sergio Perez è riuscito a recuperare da una partenza sbagliata, mettendosi dinanzi al monegasco della Ferrari, anche il messicano si è ptabilizzato in modalità cruise.
Le due Red Bull, quindi, sono andate in parata fino al traguardo senza stressare ulteriormente i materiali, in un discorso di conservazione della power unit che in un campionato a 23 gare deve durare almeno 7 o 8 eventi. Questa evidenza non è stata notata solo da noi che seguiamo attentamente gli on board, ma anche e soprattutto dai rivali che hanno delle squadre dedicate all’analisi delle prestazioni altrui.
Le Frecce d’Argento hanno faticato a tenere il passo di Red Bull, Ferrari e Aston Martin e hanno chiuso la prima tappa stagionale con Hamilton in quinta piazza e George Russell in settima. Lewis ha fatto un quadro davvero poco incoraggiante per la sua squadra. Uno spaccato di realismo dal quale ripartire per provare a compiere un’impresa titanica rappresentata dal recupero sulle lepri di Milton Keynes.
Il sette volte iridato ha sottolineato che la nera vettura di Brackley non perde terreno sui rettilinei, cosa che accadeva l’anno scorso con una macchina affetta da un drag troppo elevato. Quest’anno la creatura di Mike Elliott mostra un deficit in curva visto che sulle rette se la cava piuttosto bene. E’ soprattutto in uscita che la Red Bull dimostra di possedere molta più trazione della concorrenza.
La cosa si fa più seria e la conferma è arrivata dall’analisi degli on board: Verstappen e Perez, in Bahrain, hanno gestito invece di spingere. “Penso che in gara non stessero spingendo, e quindi penso che siano molto più veloci di quanto sembrassero. Sono di un secondo e mezzo più veloci in gara per giro o qualcosa del genere“, ha sentenziato Lewis offrendo un quadro decisamente avvilente per chi vuole lanciarsi nella rimonta.
La questione è complessa anche se la domanda è semplice: come se ne esce? Mercedes ha bisogno di prendere decisioni che richiedono una buona dose di rischio: “Ora dobbiamo iniziare a prendere alcune decisioni coraggiose, alcune grandi mosse per colmare il divario con i ragazzi della Red Bull, altrimenti scapperanno. A meno che la Ferrari non riesca a fermarli“, ha detto Hamilton.
“Aspetteremo e vedremo. Speriamo che a un certo punto dell’anno saremo in grado di poter colmare il divario” Ma a quel punto, e se accadrà davvero, potrebbe essere troppo tardi per rientrare nella lotta al titolo. Mercedes, dunque, deve applicare in fretta un programma di update già calendarizzato.
Il grosso delle modifiche dovrebbe arrivare ad Imola. Per Jeddah e per il prossimo Gran Premio d’Australia, la W14 non subirà trasformazioni di sorta. Poi la F1 andrà in una lunga ed atipica pausa di un mese che deriva dall’assenza del Gran Premio di Cina.
Probabilmente è proprio in questo periodo di letargo imposto dalle contingenze pandemiche che gli uomini di Brackley faranno il punto della situazione per accelerare sul programma di crescita di una monoposto che si è dimostrata neutra nel comportamento ma inefficace a produrre quella velocità necessaria per stare là in alto. La “versione B” che vedremo nel Gran Premio Dell’Emilia Romagna è l’ultima occasione che Mercedes ha per rimettersi in carreggiata.
Dovessero fallire nel riacciuffare la Red Bull – ma anche Ferrari e Aston Martin – vorrebbe dire che anche questo 2023 sarebbe stato sacrificato. E forse, a quel punto, sarebbe il caso di ripensare alla posizione del capotecnico. Processo che, parzialmente, è già iniziato visto che a fianco di Mike Elliot, il padre di questo concept aerodinamico, è ritornato pienamente operativo quel James Allison che negli anni scorsi era stato evidentemente troppo distratto dal programma vela del team Ineos.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG, Oracle Red Bull Racing, Albert Fabrega