Si può quantificare con esattezza il ritardo tecnico di un team nei riguardi di un altro in termini temporali? Beh, una formula scientifica non esiste. Dobbiamo piuttosto affidarci a quelle che possono essere sensazioni e percezioni che chiaramente vengono supportate anche dai numeri. Se osserviamo le cifre nude vediamo che Mercedes AMG F1, in dodici mesi, ha accumulato ulteriore svantaggio rispetto alla Red Bull.
Questo è accaduto nonostante gli uomini di Brackley siano riusciti a superare i problemi endemici del modello precedente, ossia il porpoising e il bouncing. Evidentemente, a Milton Keynes, sono stati in grado di ottimizzare il già ottimo pacchetto presentato l’anno scorso che, nelle battute iniziali, aveva avuto il grave difetto di essere in evidente sovrappeso.
Nella stagione 2023 la RB19 non è partita con le medesime problematiche della sorella maggiore, la RB18. La vettura di Adrian Newey, infatti, è nata stando agevolmente dentro i limiti minimi di massa individuati dal regolamento tecnico. Operazione nella quale, secondo i bene informati, è riuscita anche la Mercedes W14 che, pur superando le difficoltà che hanno messo in affanno il team durante il mondiale scorso, non è riuscita a configurarsi come un modello abbastanza performante per tenere testa alla monoposto campione del mondo.
Secondo Toto Wolff, team principal e comproprietario di Mercedes AMG F1, il ritardo tecnico accumulato dalla sua equipe nei riguardi dei battistrada è quantificabile tra i sei e i dodici mesi. Si tratta del tempo che gli ingegneri hanno impiegato per venire effettivamente a capo dei difetti che avevano caratterizzato l’auto del 2022.
Se questo “delay” corrisponde al vero, allora Mercedes non può fare altro che spingere per colmarlo. In parole povere, è necessario raddoppiare la velocità di sviluppo. Ma questo potrebbe non bastare. Per riuscire nell’operazione aggancio si deve partire da un assunto, ossia che il concept aerodinamico della RB19 sia così maturo da avere minori margini di crescita di quello della Mercedes W14 che, in realtà, è ancora acerbo. O, per meglio dire, che non è proprio del tutto centrato.
Questa condizione, nelle speranze degli uomini di Brackley, dovrebbe permettere alla W14 di chiudere molto velocemente la distanza dalla vettura concorrente. E la cosa potrebbe avvenire adottando un concept che vada più in aderenza a quelli che funzionano davvero. Quindi verso Red Bull. E si ritorna all’iniziale idea di ritardo: “appiattirsi” su quella filosofia comporta l’essere indietro poiché quel concetto va poi fatto funzionare. Chiaramente siamo in un campo congetturale visto che non sappiamo ancora quali saranno i dettagli della versione B che vedremo ad Imola. Insomma, non è detto che la creatura di Mike Elliott sposi i dettami su cui si fonda la RB19.
Grazie al regolamento tecnico che concede più ore di sviluppo ai team che sono arrivati più attardati in classifica Mercedes può contare su un maggiore margine di manovra. E anche questo è un elemento – lo ha sottolineato lo stesso Wolff – che potrebbe giocare un ruolo decisivo in questa guerra tecnica che anticipa la sfida in pista.
Quando alcune squadre godono di periodi di dominio come ebbe a vivere la Mercedes tra il 2014 e 2021 fioccano le richieste di revisionare il regolamento per rallentare l’azione di chi sta imprimendo un passo troppo veloce per essere seguito. Ma in questa fase storica ci sono ben poche speranze che il testo venga rivoluzionato perché le macroaree normative sono bloccate fino alla fine del 2025. Cosa che potrebbe garantire un vantaggio non da poco alla Red Bull.
Ma, nonostante l’impatto del tetto di spesa e l’inelasticità delle scritture di riferimento, Toto Wolff è ancora ottimista sul fatto che la Red Bull possa essere agguantata prima che sorga la nuova era della Formula Uno. Su questo tema è importante l’esperienza accumulata nel 2022. Mercedes non ha approntato una vera e propria rivoluzione, come dovrebbe essere quella che partirà da Imola, ma aveva svolto un attento, costante e quasi inesorabile piano di update per la complessa W13.
Ovviamente quest’anno bisognerà aggredire, ma non cambia il principio. La scuderia anglotedesca, infatti, fu capace, nella fase finale di stagione, di portare un massiccio sviluppo, anche se poco visibile. E ci riferiamo chiaramente all’alleggerimento generale introdotto ad Austin che ha fatto trovare immediatamente prestazioni e ha contribuito alla vittoria del GP del Brasile.
Con questo cosa vogliamo sottolineare? Semplice, che gli ex campioni del mondo hanno saputo ben gestire la sfera economica per avere ancora della “polvere da sparo” da adoperare nella fase finale della campagna 2022. Mentre, ad esempio, Ferrari aveva bloccato lo sviluppo anche per mancanza di fondi, così come aveva ammesso Mattia Binotto, Mercedes era riuscita ad essere più oculata nelle spese potendo spingersi più avanti nel far crescere la macchina mentre la concorrenza si era fermata da un pezzo.
Probabilmente tutti gli sviluppi erano stati così ben calibrati da risultare subito efficaci perché l’evoluzione positiva della grigia monoposto è stata innegabile. E con questo spirito, quindi, che Mercedes sta lavorando sulla W14. Da qui la necessità per i cervelloni inglesi di prendersi un po’ più di tempo per definire nel dettaglio le cose. Ogni singola miglioria che verrà fatta alla macchina sarà attentamente valutata in sede progettuale proprio per evitare slanci in avanti che poi rischiano di essere smentiti da correzioni ulteriori.
Questo modo di procedere era possibile quando non esistevano le tagliole del cost cap. Ora il paradigma operativo è radicalmente mutato e, sebbene la stagione 2022 sia stata avara di soddisfazioni, ha consegnato un metodo agli specialisti della Mercedes che lo vogliono sfruttare quest’anno per dimostrare a tutti di essere in grado di uscire da quella difficile condizione nella quale sono caduti. Nonostante le limitazioni imposte dal regolamento finanziario e da quello tecnico.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG F1