87 punti su 88 disponibili. Questo il bottino che ha portato a casa la Red Bull dopo i primi due appuntamenti stagionali. Se non si è trattato di en plein la “colpa” è di Guanyu Zhou che ha ottenuto il giro veloce del GP inaugurale. Il cinese della Alfa Romeo è giunto sedicesimo al traguardo determinando la non assegnazione del punto suppletivo che spetta solo a chi si piazza entro i primi 10.
Sicuramente un problema marginale per un team, la Red Bull, che, pur mostrando tratti di spiccato cannibalismo, è sicuramente più concentrato su come mettere in pista una monoposto veloce e vincente. Cosa nella quale sono riusciti abbastanza bene. E questo abbrivio di stagione lo sta dicendo a lettere chiare. Ma, spesso, la velocità si ottiene a scapito dell’affidabilità.
Bisogna andarci con i piedi di piombo, in realtà ancora nessun campanello d’allarme serio è risuonato nei capannoni di Milton Keynes. Ma qualche piccola crepa si è cominciata ad intravedere nel solidissimo muro eretto da Adrian Newey e dal suo staff. Piccole sbavature che hanno lasciato qualche preoccupazione sia negli ingegneri che nei piloti.
Sergio Perez, prima delle qualifiche del Gran Premio dell’Arabia Saudita, aveva sostituito batteria, centralina e pure il cambio. Per i primi due elementi il messicano ha quindi raggiunto il limite stagionale. Non una cosa rinfrancante quando si è appena alla seconda gara.
Ma anche dal lato box di Verstappen le cose non è che siano filate troppo lisce durante l’ultimo evento. L’olandese aveva effettuato un cambio di trasmissione, salvo poi ritornare a quella adoperata nel gran premio inaugurale del Bahrain.
Probabilmente una mossa preventiva perché si temevano delle rotture che in effetti non sono arrivate. Guasto che invece è giunto durante le qualifiche, ma non al cambio. Agli inizi della Q2, infatti, il talento di Hasselt ha dovuto prendere anzitempo la via dei box per la rottura di un semiasse, cosa che ha determinato la partenza in quindicesima posizione.
La RB19 è una vettura talmente forte che, nonostante questo deficit, Max è arrivato in seconda posizione, ottenendo tra l’altro il giro veloce. Vero è che la rimonta è stata anche favorita dalla safety car entrata per l’improvvido parcheggio di Lance Stroll, ma è stata netta la sensazione che la scalata sarebbe avvenuta comunque, anche senza l’aiuto della vettura di sicurezza condotta da Bernd Mayländer.
Il quesito posto qua in alto non è insinuante, è semplicemente congetturale. La manifestazione finale di un ragionamento dentro il quale proviamo a condurvi. E se Adrian Newey avesse spinto sulle prestazioni a scapito dell’affidabilità? Se lo avesse fatto mettendo in conto qualche rottura in più in stagione, ben consapevole di aver aperto una forbice prestazionale incolmabile per gli avversari? Beh, non avremo mai la certezza di questa dinamica e probabilmente lo capiremo con il dipanarsi del campionato del mondo.
Questa idea, evidentemente, ha sfiorato più di un osservatore. Ivan Capelli, uno che con Newey ci ha lavorato a stretto contatto, ritiene che la spasmodica cura del dettaglio che l’ingegnere di Stratford-Upon-Avon mette nelle sue creazioni abbia imposto un grande programma di dimagrimento per varie aree della macchina, a partire dal semiasse passando dalla scatola del cambio.
Parti che, a Jeddah, hanno offerto più di un grattacapo ai meccanici inglesi. La Red Bull, secondo l’ex pilota e ora commentatore tecnico di Sky Sport, ha un carico importante nelle curve medio-veloci e questo mette tutto il sistema auto sotto pressione. Facendo emergere la fragilità di alcuni elementi.
Newey, sin dalla prima monoposto firmata per conto del team March Leyton House, ha messo in campo tutta la sua genialità con un progetto che fece scuola grazie a forme affusolate e con quella caratteristica zona rialzata nella parte anteriore. Il progettista seppe sopperire alle carenze motoristiche della vettura con un’aerodinamica innovativa ed iper efficiente. Cosa che gli valse, nel 1991, la chiamata da parte di Patrick Head con relativo approdo in Williams.
Sarebbe superfluo ripercorrere nel dettaglio l’intera carriera dell’ingegnere inglese, basti dire che laddove ha messo piede sono arrivate vittorie. A Grove, nonostante la controversia relativa all’incidente fatale occorso ad Ayrton Senna che lo ha visto anche rispondere alla magistratura italiana, sono arrivati titoli e soddisfazioni. Dopo essersi trasferito in McLaren, nel 1997, il team di Woking conosce una nuova stagione di vittorie, con Mika Hakkinen al volante.
Probabilmente uno dei più gravi errori tecnici commessi da Newey è rappresentato dal modello MP4/18 del 2003; una monoposto radicale, fragile e troppo estrema nei suoi concetti, tanto che non vide mai il suo debutto ufficiale in gara. Una battuta d’arresto che racconta quanto la sua creatività, talvolta, possa sfuggire di mano. La battuta d’arresto fu prontamente superata perché altre soddisfazioni erano in serbo nella carriera del vulcanico ingegnere con l’iconica cartellina rossa.
Proseguendo nella correlazione Newey/vittorie, quando passa alla Red Bull, non a caso, si apre la stagione dei trionfi della compagine di Milton Keynes con la quale Sebastian Vettel ottiene ben quattro titoli. Dopo l’avvio dell’era turbo-ibrida e le tribolazioni relative a motorizzazioni non performanti, Red Bull riesce nuovamente a ad imporsi, con Max Verstappen. E così siamo giunti ai giorni nostri.
La linea di continuità espressa dalle vetture di Adrian Newey è quindi l’estrema velocità, la grande efficacia, la capacità di portare risultati ma anche una certa debolezza strutturale figlia della continua rincorsa alla miniaturizzazione e dell’alleggerimento generale. Ricorderete a tal proposito, nella fase finale del campionato 2021, quanti problemi si sono verificati sulla RB16B nella zona del DRS. Le difficoltà giungevano proprio da una versione rivista ed alleggerita del particolare.
Il campione del mondo in carica si gode la sua vettura ma teme che nel dipanarsi della stagione possano nascere delle difficoltà. Quando gli è stato chiesto se il vantaggio di passo mostrato dalla Red Bull potrebbe essere mantenuto per un’intera annata, il pilota ha ammesso che i problemi di affidabilità devono essere messi in cima alle priorità del team. Come a voler implicitamente confermare che, anche a causa delle limitazioni determinate dalla penalità, gli ingegneri abbiano spinto molto in sede progettuale sulle prestazioni a scapito della solidità. Ciò per garantirsi un vantaggio iniziale sulla concorrenza.
“Spero che possiamo rimanere davanti per molto tempo. E per fare ciò non dobbiamo badare solo al ritmo della vettura, dobbiamo assicurarci di essere affidabili e di non avere problemi”, ha spiegato l’olandese. “Il mio primo weekend non è stato molto pulito a causa del grande spostamento del bilanciamento dai test al weekend di gara. E ora di nuovo, dopo tre sessioni di prove positive, quando ho avuto un problema in qualifica. Dobbiamo fare meglio, assolutamente. Ma anche avere un fine settimana più puliti”.
Per ora in Red Bull stanno valutando per capire nel merito come procedere per evitare ulteriori difficoltà come quelle spuntate nei primi due appuntamenti. Il team campione del mondo ha tutta la capacità di recuperare e lo ha dimostrato l’anno scorso quando era deflagrata la questione relativa all’affidabilità delle power unit. Chiaramente, quest’anno ci potrebbe essere qualche affanno ulteriore rappresentato proprio dall’impossibilità di lavorare agevolmente sulla macchina in virtù del balance of performance tecnico e delle limitazioni post penalità.
Ovviamente il tutto andrà parametrato sulla capacità di recupero e di reazione degli avversari più accreditati. Se Ferrari e Mercedes, con i loro progetti in cantiere per chiudere la distanza dalla vetta, riusciranno effettivamente a mettersi sullo stesso piano prestazionale della RB19 allora il team di Milton Keynes potrebbe dover spingere ulteriormente.
Se, di converso, il vantaggio palesato in queste prime gare dovesse protrarsi per il resto dei appuntamenti in calendario allora i tecnici potrebbero decidere di non “sovraperformare” preservando il materiale per prepararsi ad una comoda parata che porta ad entrambe le corone d’allor iridate.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Leyton House