Red Bull, dopo i primi due turni di prove libere sul tracciato di Sakhir, si appresta ad affrontare la terza e conclusiva ora di lavoro che precede la prima sessione ufficiale della stagione. Le qualifiche del Gran Premio del Bahrain, infatti, daranno una prima indicazione consistente su quelli che sono gli effettivi valori della RB19 che ieri, soprattutto sul passo gara, è sembrata essere la vettura meglio messa rispetto alla concorrenza.
Ma è proprio sul giro push che Max Verstappen ha ancora qualcosa da sistemare. Se il long run ha pienamente soddisfatto gli uomini di Milton Keynes, discorso diverso va impostato rispetto alla tornata singola. La vettura è sembrata oltremodo saltellante, atteggiamento del quale l’olandese si è lamentato in radio.
Durante la notte gli ingegneri anglo-austriaci hanno lavorato sodo sulla questione e il terzo turno di libere sarà importante proprio per capire se i problemini emersi soprattutto in FP1 sono stati definitivamente superati. In ogni caso, il connubio RB19-Verstappen si presenta come il principale candidato ad ottenere la pole position, Alonso permettendo. Se tale scenario si potrà concretizzare lo capiremo anche da come si svolgeranno questi ultimi 60 minuti di attività di testing. Caliamoci nell’abitacolo della Red Bull n°1.
La sessione si è svolta dalle 14:30 alle 15:30 locali, ben tre ore prima di quelli che saranno gli start sia delle qualifiche che della gara. Elemento che determina condizioni meteo differenti da quelle che troveremo più tardi e domani. Un qualcosa di cui piloti ed ingegneri terranno conto nel deliberare l’assetto definito prima che intervenga il regime di Parco Chiuso. Ecco il “recap ambientale” alla semaforo verde:
Temperatura dell’aria: 28°C
Temperatura della pista: 41° C
Vento: 27 km/h, Nord
Proprio le alte temperature su riportate hanno suggerito a Verstappen e al suo ingegnere di pista, Gianpiero Lambiase, di prendere la via del tracciato con relativo ritardo. Testare la monoposto, quindi sprecare preziosi chilometri in era di limitazioni unitarie delle Power Unit, non è una scelta saggia se la prova non si svolge in condizioni operative prossime a quelle che troveremo nei turni ufficiali.
Nel primo quarto d’ora la sessione è stata animata da Ferrari e Mercedes che hanno fatto dei run su gomma soft chiudendo con distacchi esigui. Nel frattempo l’olandese se ne stava giù dalla macchina, senza casco e con la tuta non indossata completamente. L’attesa è durata 22 minuti. Tanto è servito al campione del mondo per prendere la pista.
Il lavoro è iniziato con una mescola che finora non era stata testata dalla RB19: la hard C1. In questo si evidenzia una drastica differenza rispetto ai programmi impostati da Mercedes, Ferrari e Aston Martin, quelle che dovrebbero essere le scuderie con cui confrontarsi. Il primo tempo marcato è abbastanza impressionante poiché di solo mezzo secondo più alto del riferimento segnato da Alonso con due mescole di vantaggio. Alla fine della tornata Lambiase fa il punto della situazione e comunica i distacchi nei settori stando attento a riferire che, in Curva 4, Sergio Perez è più efficace in uscita. Si affinano dettagli.
Ne è seguito il solito giro lentissimo di cool down effettuato in quasi tre minuti. Nel successivo tentativo l’olandese è vittima di un evidente sovrasterzo nel cambio di direzione di Curva 2-3. Si apre immediatamente in radio affermando “No grip“. Per ora questo compound non si sta rivelando molto efficace.
Ma il run è proseguito perché tale mescola sarà una delle opzioni più concrete per la gara. Lo stint totale durerà sette giri, di cui solo in un paio il pilota ha spinto. Le alte temperature dell’asfalto, 40 gradi quando prende la corsia della pit lane, probabilmente hanno inciso sulla resa di questa tipologia di pneumatico.
Nell’ultima parte di una sessione molto sparagnina in termini di giri percorsi, Max Verstappen scende in pista con un treno di soft. Con questa specifica l’outlap e il relativo warm-up sono svolti in maniera molto cauta. La tornata è chiaramente condizionata, in maniera positiva, dall’extra grip della C3 che “copre” i problemi avuti nel run iniziale. E’ il T2 il feudo di la RB19 che perde parte del vantaggio nelle ultime due curve quando esce scodando un po’ troppo eccessivamente dalla 14. Max chiude in seconda piazza a cinque millesimi da Fernando Alonso che ormai non deve più essere considerato una sorpresa.
Dopo la fine del giro Lambiase richiama il pilota ai box per avvisarlo, poi, di prepararsi per la canonica prova di partenza di fine sessione. Un aspetto da tenere bene in evidenza perché, durante i primi due turni di libere, qualche problemino allo start si era verificato. Il test di lancio è effettuato con lo stesso treno usato per ottenere la seconda prestazione delle FP3. Durante la tornata di schieramento Max chiede se può guidare in modalità normale senza effettuare dei downshift. Arriva l’ok da Lambiase che replica con un “mode 7”.
Lo scatto arriva dopo che Lambiase si è raccomandato di fare un solo burnout e di posizionarsi sul lato sinistro della pista. Stavolta la partenza è letteralmente disastrosa. La RB19 si pianta in prima e ha un sussulto anomalo prima di ritrovare trazione e salire in seconda e via via più su.
Questo aspetto desta ancora qualche preoccupazione perché uno spunto simile, in gara, sarebbe veramente deleterio. L’ingegnere di pista ammonisce di ripetere il test senza frenare. Chiaramente lo si farà nella prossima sessione, alla quale vi rimandiamo, perché non c’è più tempo.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing