Red Bull e Oracle due entità distinte ma fuse tra loro. Accantoniamo il breve incipit su cui torneremo più avanti per capire al meglio il tema detto scritto. La Formula 1 è la massima espressione dell’innovazione tecnologica applicata alle quattro ruote, fattore che da sempre affascina il pubblico appassionato delle corse. La time-line in merito all’evoluzione nel motorsport è sostanzialmente suddivisa in tre ere temporali.
La prima caratterizzata dall’impiego delle sole scienze nel campo della meccanica. Successivamente, nei primi anni 80, l’elettronica iniziò a fare capolino nella gestione dei sistemi sospensivi e nel monitoring delle performance attraverso la telemetria. Una pietra miliare di questa fase fu la vittoria di Ayrton Senna nel Gran Premio di Montecarlo del 1987 sulla Lotus 99T, prima monoposto a portare al successo le sospensioni attive. La terza è tutt’ora in corso ed è scandita dal pervasivo utilizzo degli strumenti offerti dall’information technology.
Da tempo le fasi di design, calcolo, simulazione e prototipazione di ogni componente delle monoposto sono completamente supportate da specifici software quali CAD (Computer Aided Design), CFD (Computational Fluid Dynamics) e CAE (Computer Aided Engineering).
Nell’ultimo decennio, parallelamente alla crescita esponenziale della potenza di calcolo dell’hardware (supercalcolatori HPC , nda), il lavoro in pista dei team viene supportato da nuove tecnologie software che concorrono alla definizione delle strategie di gara. Le sessioni di prove libere sono fondamentali per il “fine tuning” del setup deliberato al simulatore e per l’analisi degrado dei compound disponibili.
Tali informazioni concorrono alla definizione dei piani strategici di base meglio noti come plan “A”, plan “B” ecc. Tuttavia le gare presentano innumerevoli variabili che non possono essere modellizzate in modo deterministico.
Assodato che le strategie di gara pianificate sulla scorta di quanto realizzato dai team sino alle qualifiche rappresentano piani tattici legati soprattutto alla resa dei pneumatici, la scelta della strategia più efficace non può che essere affidata a modelli probabilistici nel corso della gara. I software utilizzati da alcune scuderie implementano il cosiddetto Modello Montecarlo.
La simulazione delle probabilità multiple è una tecnica matematica utilizzata per stimare i possibili risultati di un evento incerto. Il metodo fu inventato da John von Neumann e Stanislaw Ulam durante la Seconda Guerra Mondiale per migliorare il processo decisionale in condizioni incerte. Prende il nome dell’omonimo Principato, dal momento che l’elemento di casualità è il nucleo dell’approccio di modellazione è simile a un gioco di roulette.
Nel corso di una gara gli strateghi delle scuderie devono confrontarsi in eventi con un elevato livello di incertezza. Devono calcolare l’impatto delle condizioni meteorologiche, le strategie di altri team, i tempi di pit stop e determinare in che modo un potenziale incidente potrebbe influire sull’esito di una gara.
Per comprendere le conseguenze di queste probabilità, gli ingegneri usano il metodo Monte Carlo per simulare miliardi di potenziali scenari e risultati. Anche se non c’è una risposta giusta, alcune strategie forniscono migliori probabilità di successo rispetto ad altre.
Le uniche certezze nella scelta di una strategia prima della partenza sono il passo gara mostrato nelle prove libere, anche se potrebbe essere soggetto a variazioni dovute alle mutevoli condizioni climatiche e la posizione sulla “starting grid“. La probabilità di successo dei piani tattici ipotizzati varia in tempo reale in relazione ad eventi non prevedibili: ingresso della Safety Car, foratura di un pneumatico, temperatura della pista, ecc.
Tali elaborazioni ricevono iterativamente in input tutte le variabili in gioco e forniscono come risultato una distribuzione della probabilità che i risultati si verifichino in un processo imprevedibile a causa dell’intervento di variabili casuali che includono incidenti e prestazioni della vettura.
L’output fornito dalle piattaforme software a supporto del lavoro degli strateghi dev’essere interpretato in maniera intuitiva e tempestiva dal team degli strateghi. L’intuito e la reattività, grazie al cielo, appartengono ancora al genere umano. Pochi secondi e il piano tattico con maggiori probabilità di successo diventa perdente (Monaco 2022 docet, nda).
Quante volte abbiamo ascoltato nei team radio la variazione delle strategie tra muretto e pilota? La comunicazione non è altro che la certificazione che un determinato piano strategico che ha maggiori probabilità di conseguire il risultato desiderato.
Nelle ultime stagioni, in diverse circostanze, i piloti Ferrari hanno messo in pratica lunghi conciliaboli con i propri ingegneri di pista, dinamica anacronistica in relazione alle decisioni che per definizione dovrebbero essere prese in real time. Quante volte Vettel e Sainz hanno smentito il muretto guidandolo sul da farsi?
A valle dei numerosi errori strategici della scorsa stagione, Binotto decise di conferire maggiore peso nelle scelte strategiche ai piloti, nel corso della gara. Un’evidente segno di debolezza della “Race Strategy Area” che per missione dovrebbe sovraintendere tutti gli aspetti che i piloti non possono controllare nel proprio abitacolo.
A ragione, il team Red Bull e l’ingegnere Hannah Schmitz sono considerati all’avanguardia nel settore strategico grazie anche alla proficua partnership con Oracle, molto più che un semplice sponsor. Un partner strategico che nel 2021 ha aumentato del 25% il numero di simulazioni eseguite per migliorare l’accuratezza delle previsioni e affinare il processo decisionale.
A questo punto, quanto del successo è merito dell’uomo e quanto del software? Se Inaki Rueda avesse operato in Red Bull sarebbe stato defenestrato? La stagione 2023 ci farà capire se la vulnerabilità nella divisione strategica della Ferrari risiedeva nelle minori abilità di Rueda oppure se il gap con la concorrenza è di natura tecnologica.
Autore e grafici: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Oracle Red Bull Racing