Formula 1

Sainz: attitudine al “problem solving” risorsa Ferrari

Sainz e la Ferrari, un connubio spesso troppo sottovalutato. Le prove libere del primo Gran Premio stagionale sono le sessioni che storicamente infondono più dubbi che certezze tra addetti ai lavori e fan. “Colpa” delle mille variabili in gioco e della necessità dei team di celare fino all’ultimo istante il reale potenziale delle rispettive monoposto.

La dialettica dei piloti alimenta ulteriormente l’alone di mistero sulle reali potenzialità dei propri mezzi, a metà strada tra prudenza e speranza. Le analisi rispetto a quanto apprezzato nelle prove della scorsa settimana e nelle prime due sessioni sul tracciato di Sakhir, pertanto, non possono che limitarsi alle evidenze macroscopiche.

Red Bull apparentemente di un’altra categoria, Aston Martin sorprendente al punto da ricordare la favola Brawn GP e il resto del plotone a inseguire. Probabilmente, domenica sera, il rapporto di forze potrebbe sensibilmente differire. Analogamente alla campagna 2022, i piloti stanno prendendo le misure rispetto al nuovo modo di guidare, in parte imposto dalle diverse costruzioni dei pneumatici Pirelli e dalle peculiarità intrinseche delle nuove vetture.

E’ palese che sinora, la Ferrari SF-23 abbia sciorinato un comportamento differente rispetto alla F1-75: velocissima nei segmenti rettilinei quanto bizzosa nel misto e nei cambi di direzione. Quando il contesto tecnico di riferimento cambia ad emergere sono tipicamente i piloti, in grado di adattarsi rapidamente alle nuove caratteristiche del mezzo.

Kevin Magnussen coglie uno strepitoso quinto posto nella scorsa edizione del GP del Bahrain

La storia della Formula 1 è ricca di piloti istintivi, capaci di andare subito forte indipendentemente dal l’auto che guidano. La scintillante prova di Kevin Magnussen, proprio in Bahrain 12 mesi fa, con pochi chilometri di test alle spalle, rende l’idea del concetto di istintività.

Esistono piloti che necessitano tempo per entrare in simbiosi con la propria monoposto, attraverso un percorso di apprendimento analitico. Gli identikit tracciati nello scritto si addicono perfettamente alle caratteristiche di Leclerc e Sainz. La prima parte della scorsa stagione per Carlos è stata emblematica in tal senso, così come il suo graduale e metodico ritorno ad uno standard di primissimo livello esibito nella seconda parte della mondiale.

Istinto e razionalità, qualità troppo spesso esibite in modo complementare dagli alfieri della rossa. L’iberico si è spesso distinto per una visione lucida sullo svolgimento della gara, al punto di indirizzare il lavoro degli strateghi (Monaco 2022 docet, nda). Tuttavia, nel corso della sua carriera in Formula 1, lo spagnolo è stato spesso protagonista di avvii di campionato sottotono.


L’approccio metodico di Sainz, patrimonio Ferrari

Il passato non dev’essere per forza di cose la regola o la certificazione di una scarsa reattività al cambiamento. Tutt’altro. In una fase in cui la scuderia di Maranello sta cercando di estrarre il potenziale della SF-23, soprattutto sul passo gara, l’approccio analitico di Carlos mirato al perfezionamento della performance rappresenta una risorsa per il Cavallino Rampante.

Per assurdo, l’enorme talento di Leclerc si attesta come “antinfiammatorio” che non cura i malanni della monoposto. Semplicemente li fa scomparire come un prestigiatore sul giro secco di cui è uno massimi interpreti al pari di Ayrton Senna. Sulla distanza dei 300 Km, però, l’effetto dell’anestetico potrebbe svanire lasciando spazio ai dolori.

Testacoda di Carlos Sainz nel corso delle free practice 1 del gran premio del Bahrain

Non a caso Charles è stato immortalato diverse volte con un taccuino nel corso dei test, abitudine tanto cara al suo ex team mate di nome Sebastian. Istantanea simbolica di un pilota che ha compreso come l’approccio analitico di Vettel e Sainz sia l’unico modo per replicare la sua innata velocità nel corso della prossima gara e nell’arco dell’intera stagione.

Se la Ferrari si mostrerà inferiore ai competitor, l’attitudine al problem solving di Carlos potrebbe essere fondamentale per far crescere le prestazioni della vettura al pari dell’innata velocità del monegasco. Ora più che mai, la rossa deve stingersi attorno ai propri piloti, al netto del risultato finale. Questo perché il successo non può prescindere dalle doti complementari di ambedue.


Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat

Immagini: Scuderia Ferrari Haas

Condividi
Pubblicato da
Roberto Cecere