Formula 1

Ferrari deve scongiurare il déjà vu Alesi

La situazione della storica scuderia Ferrari non fa dormire sogni tranquilli alla dirigenza. Una delle domande più comuni legata all’abilità dei piloti è relativa alla capacità di far crescere la monoposto attraverso precisi feedback che indirizzino il lavoro degli ingegneri. Di rado, invece, si argomenta la capacità dei team di far crescere i propri piloti, ruolo che nella F1 moderna viene conferito alle accademy delle scuderie.

Le fortune della nuova generazione sono fortemente legate al livello di competitività del mezzo a disposizione e alla capacità della squadra di estrarre il potenziale del giovane talento. Lando Norris, ad esempio, sta pagando a caro prezzo la pessima interpretazione McLaren dei nuovi regolamenti tecnici, bruciando annate in cui avrebbe potuto tranquillamente iniziare a vincere almeno delle gare.

E’ opinione comune che vincere aiuta a vincere ma che, al tempo stesso, perdere conduce in modo subliminale a ragionare in ottica perdente. Ovviamente tutti corrono per trionfare, ma con il passare degli anni possono venire meno stimoli e dedizione che hanno spesso caratterizzato la parabola discendente di piloti molto accreditati come Ricciardo.

Un’asticella che si abbassa in modo inconscio rispetto alle ambizioni iniziali, che porta molti piloti ad accogliere con soddisfazione risultati modesti. E ad esser sinceri è lo spettro che sta vivendo Charles Leclerc. L’ennesima campagna che parte in modo deludente sta tramortendo lo spirito vincente del monegasco. Indole apparsa evidente nell’idiosincrasia tra Binotto e Charles a metà della stagione 2022.

All’approccio conservativo del manager italosvizzero si contrapponevano chiari intenti di vittoria del ferrarista. Del resto il linguaggio del corpo di Leclerc vale più di mille parole. Per i più giovani il proseguo dello scritto potrebbe apparire un reato di lesa maestà nei confronti Charles. Tuttavia, per chi ha superato la quarantina, la parabola del campione della Ferrari inizia ad assumere la traiettoria di un suo illustre predecessore francofono.


Ferrari: Leclerc come Alesi

Per i più giovani occorre ricordare chi era Jean Alesi nei primi anni di Formula 1. Nel 1989 Il “boscaiolo” Ken Tyrrell gli offre un volante per il Gran Premio di Francia e il pilota di Avignone coglie l’occasione conquistando uno strepitoso quarto posto con una vettura da ultime file dello schieramento. L’anno successivo grazie all’innovativa Tyrrell 019 ad “ala di gabbiano”, il ragazzo italofrancese con pochissime gare alle spalle fa ammattire Ayrton Senna nel Gran Premio inaugurale della stagione 1990 sul tracciato cittadino di Phoenix, conquistando la piazza d’onore.

Jean Alesi alle spalle di Ayrton Senna nel gran premio degli Stati Uniti 1990

Piazzamento replicato nel principato di Monaco sempre alle spalle del grande Ayrton. Un manico del genere oggi sarebbe etichettato con un solo termine: “Predestinato”. Le gesta del ragazzo impressionarono Frank Williams con il quale Jean stipulò un pre contratto per le stagioni successive.

Successivamente Cesare Fiorio (team principal della rossa, nda) iniziò a corteggiare Alesi e grazie a un gesto da autentico gentleman, Williams assecondò il sogno dell’italofrancese di correre per la sua scuderia del cuore, strappando senza rancore l’accordo raggiunto con il pilota, ricevendo in cambio una Ferrari 640 tuttora esposta nel museo dello storico team inglese.

La Ferrari 640 fa bella mostra nel museo del team Williams

Purtroppo la scelta di Jean dettata dal cuore fu una sliding doors nefasta per la sua carriera. Mentre Williams iniziava a dominare la scena con le fantastiche monoposto ideate da Adrian Newey (sempre lui…), Ferrari imboccava la strada di un declino tecnico e organizzativo senza precedenti.

Nonostante il buio pesto Alesi emozionava, regalava lampi di classe soprattutto in condizioni climatiche avverse e con mezzi mai all’altezza di competere per il successo. Pilota che ha dovuto digerire diversi bocconi amari a un passo dal trionfo come a Spa 1991, Monza 1994, Monza 1995 e Monaco 1996 solo per citare alcuni ritiri quando era comodamente in testa alla gara. Ma ciò non scalfiva l’amore e l’emozione che riusciva a trasferire al popolo Ferrari spesso paragonata alla “febbre Villeneuve”.

Sondaggio della rivista Autosprint “Alesi come Gilles?”

Fatte le dovute premesse, suffragate con dati di fatto, la percezione di Charles nei fan della rossa è totalmente sovrapponibile a quella di Jean. Parimenti la sfortuna che ha privato al giovane monegasco di probabili successi (Spagna e Azerbaijan 2022, nda). Purtroppo anche la fase storica del Cavallino Rampante e assimilabile: Charles sta pagando a caro prezzo un periodo di transizione tecnico e politico in seno al team di Maranello.

Il contratto che lega Leclerc alla rossa scade al termine della prossima stagione e al netto di un clamoroso recupero prestazionale, i sogni iridati del monegasco sono già procrastinati al 2024. Tutti in Ferrari si augurano che la consacrazione di Charles si realizzi al più presto, tuttavia se ciò non accadesse le alternative iniziano ad essere limitate.

I diversi top team hanno il proprio enfant prodige in casa: Verstappen in Red Bull, Russell in Mercedes. Quale sconsiderato team principal metterebbe due galli nello stesso pollaio? Al momento per Leclerc la Ferrari resta comunque la miglior opzione sul tavolo, nella speranza che la scuderia italiana sia in grado di non mortificare il talento del suo alfiere.


Autore: Andrea Bovone

Immagini: Scuderia Ferrari

Vedi commenti

  • Completamente d'accordo.
    In molti oggi non sanno cosa sia stato Alesi, e quanto (purtroppo) le carriere di Jean e Charles fino a questo momento siano sovrapponibili: anche Alesi, sebbene parliamo di altri tempi, impressiono' nelle categorie inferiori e vinse la F3000 (la F2 dell'epoca). Come ben descritto nell'articolo, il francese fece faville all'esordio, ed al primo anno completo in Tyrrell. Le similitudini non finiscono qui: l'anno successivo, Alesi passo' in Ferrari (come Leclerc), ed affianco' un tre volte campione del mondo Prost (che poi sarebbe arrivato a quota 4), come Leclerc che ha affiancato Vettel 4 volte campione. Ed al loro primo anno, non hanno affatto sfigurato accanto ai ben piu blasonati compagni. E l'anno dopo ancora erano gia i leader della squadra.

    Alesi, con il talento che aveva, supportato a dovere dalla squadra nel processo di crescita, qualche mondiale se lo sarebbe portato a casa. Invece fini per entrare in un ciclo di involuzione, anno dopo anno.
    Curiosita: l'ascesa di Schumacher, distrusse definitivamente l'ascesa di Jean. E ad oggi il pilota che piu mi ricorda Michael, e' Max Verstappen. Sperando che Max non sia la causa ultima della non ascesa del monegasco, tanto per rimanere nei paralleli

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Pubblicato da
Andrea Bovone