Come può uno spettacolo soporifero in F1 attrarre un numero di “clienti” sempre più vasto? Questa è probabilmente la domanda più gettonata che si pongono gli appassionati della massima categoria del motorsport di lungo corso. Il recente weekend nella terra dei canguri ha fatto registrare un record di presenze pari a 444.000 fan. Successo assai imprevedibile se l’analisi si limitasse esclusivamente a quanto è accaduto in pista.
La schiacciante superiorità Red Bull, infatti, in altri tempi avrebbe prodotto un richiamo sensibilmente inferiore in virtù di un risultato finale pressoché scritto ancor prima di gareggiare. Intendiamoci, l’opinione esula dalle tristi prestazioni della Scuderia Ferrari che specie nel belpaese orientano il parere complessivo sullo show offerto.
Tuttavia basta tornare alla stagione 2021 per comprendere che la qualità del prodotto è sempre meno funzionale ai risultati conseguiti dalla scuderia di Maranello. Liberty Media sta ridefinendo lo spirito della disciplina con ottimi riscontri economici. Le mire espansionistiche della F1 stanno lentamente conferendo più importanza al contenitore piuttosto che al contenuto tecnico. A questo punto, il lettore potrebbe trovarsi disorientato nel discernere il contenuto dal contenitore. Per esseri più chiari bisogna fare un passo indietro negli anni.
Per diverso tempo la F1 è stata seguita da un pubblico esclusivamente interessato a tasso tecnico delle monoposto e abilità dei piloti. Lo spettacolo era limitato alle cinque ore in cui le vetture sfrecciavano sui tracciati dal venerdì mattina sino alla domenica pomeriggio. Cinque ore intervallate da gare di contorno e diverse ore di attesa.
Era più che evidente come questo genere di format non potesse attirare una clientela diversa, più giovane, meno competente e appassionata, non disposta a veri e propri sacrifici per ascoltare e osservare le vetture più avanzate del mondo tecnologicamente parlando.
Liberty Media ha compreso ben presto che i weekend di gara dovevano offrire un intrattenimento diverso, in cui la stessa competizione in pista divenisse di fatto una sorta di show decisamente più articolato. In sostanza era necessario creare un “recipiente” capace di complementare le poche ore di spettacolo in pista nell’arco di tutto il fine settimana di gara.
Il prototipo del modello Liberty Media sta progressivamente imponendo si è palesato in tutta la sua natura durante il Gran Premio di Miami dello scorso anno. Roboante presentazione di tutti i protagonisti del Circus attraverso un mega party organizzato il giovedì sera, finto yatch club con tanto di imbarcazioni noleggiate a munifici sponsor ed enormi videowall per assistere la gara nel VIP Beach Club al Bayfront Park.
In sostanza un enorme Luna Park in cui il cliente può decidere se guardare il Gran Premio oppure optare per una delle tante attrazioni presenti nel perimetro dello speedway. E poco importa chi vince e chi perde. Per la nuova clientela della Formula 1 (chiamarli fan sarebbe eccessivo, nda) non è importante il team o il pilota che prende parte alla competizione. Sono semplici comparse di uno show all’interno di un evento molto più grande e attrattivo.
Questa deriva è supportata dai team, anche quelli storici. Aspetto che, realisticamente, sul lungo periodo potrebbe rivelarsi un clamoroso autogol. Un tempo i fan di tutto il mondo andavano in circuito per assistere a una sfida tecnologica e umana. In un futuro non troppo lontano all’interno della Formula Luna Park, la stessa Scuderia Ferrari potrà essere una presenza gradita ma non necessaria in virtù di uno show di puro intrattenimento?
In tale contesto si collocano alla perfezione le recenti e cervellotiche proposte di Stefano Domenicali, presidente e amministratore delegato del Formula One Group, nella misura in cui il format (il contenitore di cui sopra, nda) deve intrattenere il cliente. Entertainment, il paradigma che rischia di cancellare definitivamente lo spirito della F1.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Scuderia Ferrari