Formula 1

Il Gp d’Australia fa emergere dubbi sulla F1 senza termocoperte

Molto spesso, in F1, si parla degli effetti della rivoluzione regolamentare introdotta l’anno scorso o ci proiettiamo verso quelli che potrebbero generare le modifiche impostate in chiave 2026. Quelle variazioni sul tema che investono sia i motori che l’aerodinamica con l’incremento della quota attiva. In questo processo capita di non porre la giusta attenzione – o forse di minimizzare – la “rivoluzione morbida” che si dovrebbe compiere entro dodici mesi.

Al centro di questo processo ci sono gli pneumatici che, nel tempo, dovranno via via fare a meno delle termocoperte. Già l’anno scorso si era avviata una lunga discussione circa la temperatura di utilizzo degli strumenti suddetti decidendo, dopo test in pista svolti ad Austin e in Messico, di non modificare le temperature di esercizio per evitare che il grip dei compound non si attivasse una volta che le monoposto mordevano l’asfalto.

Il cammino impostato dai decisori, in un’ottica green, è quello di abolire del tutto le coperte per annullare i costi necessari per alimentarle. Una politica che sembra più di facciata che figlia di una logica coerente. Fatto sta che già nel prossimo Gran Premio dell’Emilia Romagna la Pirelli introdurrà una gomma da bagnato, la “extreme wet”, che funzionerà, almeno questo è ciò che riferiscono dalla casa italo-sinica, anche senza il preriscaldamento.

Carlos Sainz sperona Fernando Alonso dopo la terza partenza

F1: il Gp d’Australia fa esplodere la questione “attivazione compound”

Il Gran Premio dell’Australia ha posto nuovamente e con forza la questione riscaldamento delle gomme. E forse ha cominciato a dare un’indicazione più chiara a chi deve costruire gli pneumatici. Quello della mancanza del grip iniziale può diventare potenzialmente un problema che secondo alcuni piloti e già deflagrato a Melbourne. Al centro del dibattito c’è la sicurezza, elemento molto caro alla FIA.

Le varie carambole che si sono attivate dopo i diversi restart imposti da una direzione gara non troppo lucida hanno visto i piloti commettere molti errori. Secondo alcuni driver il problema sarebbe da ricercare anche nelle gomme e nella mancata attivazione dell’aderenza. Lando Norris ha spiegato come le coperture morbide vadano ad “accendersi” a determinate temperature. Che domenica non c’erano. Fatto che imponeva lo scivolamento delle monoposto e la necessità di dover cominciare a frenare molto prima creando confusione e potenziale rischio incidenti.

La gomma non funziona su questa superficie con questa temperatura, non posso descrivere quanto sia brutta l’aderenza. Ecco perché tutti sono andati dritti in Curva 1 e abbiamo bloccato. La gomma non fornisce letteralmente alcuna aderenza, quindi devi frenare così presto, il che causa caos e provoca incidenti“.

Una sorta di richiesta d’aiuto, quella del pilota inglese che, evidentemente, pretende che il gommista, ma anche chi gli fornisce le indicazioni, quindi la Federazione, metta al primo posto la necessità di offrire un prodotto che sappia superare la difficoltà emersa in maniera piuttosto lampante tre giorni fa.

Abbiamo bisogno di una gomma che ci dia un po’ più di grip, una gomma che sia idonea ad essere su una vettura di Formula 1 che rappresenta i vertici del motorsport”, ha arringato l’alfiere della McLaren. Che ha trovato anche l’assist di de Vries che, scattato dalle retrovie, ha potuto osservare meglio di ogni altro il caos che si era venuto a creare nelle fasi concitate del post start

Lando Norris (McLaren) guida un gruppetto di vetture durante il Gp d’Australia 2023

Anche l’olandese si è fortemente lamentato della mancanza di aderenza e, in più, ha aggiunto che anche i freni hanno rappresentato un aspetto problematico da tenere in considerazione poiché non erano nella giusta temperatura d’esercizio per poter produrre spazi di arresto consoni alle monoposto della massima serie. 

Probabilmente i piloti ancora debbono assimilare queste novità e nel tempo dovranno modificare il proprio stile di guida, questo è chiaro. Ma è altrettanto evidente che l’idea di lungo periodo di abolire le termocoperte, acuendo le difficoltà che abbiamo visto domenica scorsa, è forse più una manovra orientata allo spettacolo che un’evidenza che abbia a che fare con il processo che vuole portare a zero emissioni nel 2030.


F1. Abolizione termocoperte: la partita è aperta

D’altro canto in Pirelli lo sanno che il discorso è ancora aperto perché la questione sicurezza va pienamente tutelata. E lo fece intendere proprio Mario Isola ai nostri microfoni qualche settimana fa, quando riferì le seguenti parole: “Dopo Silverstone ci saranno altre due giornate di prove sempre per sviluppare le gomme 2024. Ci siederemo con tutti intorno al tavolo. Analizzeremo i risultati dei test e sulla base di quello che abbiamo riscontrato decideremo se siamo pronti a sviluppare il prodotto senza termocoperte 2024 o se dobbiamo valutare modifiche“.

Quel che è successo in Australia probabilmente non incide positivamente sul cammino che dovrebbe portare al ban delle coperte riscaldanti. Serviranno quindi ulteriori e più approfondite riflessioni che Saranno condite dalla raccolta dati che verrà fatta in sessioni dedicate proprio allo sviluppo delle coperture 2024 e del futuro.

Credo che si debba studiare, come tutte le cose nuove, ancora un po’. Togliere le termocoperte è una sfida tecnica importante. Molte volte si pensa che passare dal prodotto da 13 pollici a 18 lo sia stato. Ma anche togliere le termocoperte in un campionato come la Formula Uno che è la categoria più veloce al mondo e quindi che porta più stress sulle gomme (genera più calore di tutte le altre serie dell’automobilismo, ndr) non è una cosa banale“.

Le pressioni – aveva proseguito il dirigente milanese – aumenteranno da freddo, dalla partenza, a caldo, di 9-10 psi. Le mescole devono funzionare da 20°C fino a 120°C. Quindi c’è da ridisegnare completamente il prodotto. Per fare questo abbiamo bisogno di tempo, di test. Cosa decisa insieme alle squadre e alla Federazione”, aveva spiegato Isola a Formula Uno Analisi Tecnica.

Meccanici Ferrari sistemano le termocoperte intorno agli pneumatici Pirelli 2022

I problemi di aderenza, dunque, si verificano laddove mancano determinate condizioni ambientali. In Australia ciò è successo a causa delle temperature dell’aria e dell’asfalto al di sotto della norma e probabilmente non aderenti alle condizioni delle quali si è tenuto conto quando è stato progettato e concepito il prodotto. Basterebbe un minimo di buon senso e di elasticità, concetti dei quali stiamo parlando molto in questi giorni. Si potrebbe, per esempio, impostare un uso intermittente delle termocoperte richiamandole laddove le temperature scendono al di sotto di una certa soglia.

Questa non è una notizia, è semplicemente una valutazione di ampio raggio che potrebbe essere utile nella normale interlocuzione che si avrà tra il costruttore, le scuderie, il legislatore e i piloti che a più riprese si sono lamentati di gomme che hanno sempre meno aderenza nelle fasi iniziali. Scenario che potrebbe peggiorare nel momento in cui non si potrà più fare affidamento sulle coperte riscaldanti. Serve una valutazione molto attenta perché una volta deliberato il prodotto è difficilissimo, in corso d’opera, tornare indietro.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, McLaren, Pirelli Motorsport

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Diego Catalano