Formula 1

Domenicali e le libere: come “distruggere” la possibilità di rimonta


F1, Melbourne, terzo appuntamento iridato. Un Gran Premio anomalo nel suo svolgimento che ha messo in luce diverse tematiche. Una su tutte l’inabilità della massima categoria del motorsport a gestire determinati scenari. Sì perché alla fine questo spettacolo di plastica, oltre a non piacere a pochi e risultare come potenzialmente rischioso per la salute dei piloti, è fine a se stesso.

Ne abbiamo discusso con l’ingegner Mazzola ospite a Pit Stop, pod cast “pop” di Formula Uno Analisi Tecnica. L’ex responsabile dei test in pista della Ferrari, dall’alto della sua grande esperienza in F1, ha le idee molto chiare sulle decisioni prese durante la corsa dai commissari della FIA.

“Non saprei dire se è proprio stata una gestione americana. In questo caso parlerei più della FIA che di Liberty Media. Si sono messi d’accordo per fare una cosa a stelle e strisce? non penso. I commissari hanno effettuato diverse scelte che se da una parte ci potevano stare dall’altra no. La standing start a due giri dalla fine, ad esempio, può essere definita “un’americanata” con poco senso.

“Chi conosce bene il mondo della F1 sa benissimo che in una situazione del genere con le gomme morbide e poca benzina, i piloti daranno tutto cercando nelle prime curve di superare il più possibile. Una partenza lanciata era più consona. Si tratta di mancanza di esperienza”

lo scontro in pista tra Carlos Sainz (Scuderia Ferrari) e Fernando Alonso nella fasi conclusive del Gran Premio d’Austria edizione 2023

Malgrado i passi avanti realizzati durante il fine settimana dal Cavallino Rampante, i due imprudenze commesse al volante dai ferraristi hanno di fatto distrutto la possibilità di raccogliere buoni risultati. Sulla punizione inflitta alla spagnolo Mazzola “difende” la scelta della FIA invalidando le troppe lamentele di Carlos durante e dopo la corsa.

“La penalizzazione su Sainz ci stava. D’altronde ha buttato fuori in buon Alonso. Senza dubbio è risultata una punizione mostruosa a due tornate dalla fine, ma alla fine sono solo state rispettate le norme. Per ovviare a casi del genere si dovrebbe creare un regolamento del regolamento e non si finirebbe più di parlarne. Situazioni del genere dovrebbero portare con se buon senso che, ovviamente, come detto nasce d’all’inesperienza che la FIA deve maturare.”


F1: La FIA è d’accordo con Liberty Media

Durante le ultime settimane uno dei temi più caldi che ha tenuto banco all’interno del Circus riguarda la posizione della Federazione Internazionale, secondo molti “burattino” della proprietà statunitense, incapace di reagire come ente regolatore per preservare lo spirito della categoria. Il tecnico ex Ferrari non la pensa così, convinto che al riguardo esista una chiara unione di intenti.

“Penso che tutte le parti in questione siano d’accordo nel cercare di ricavare il massimo da questo sport. Per tale ragione esiste una smodata ricerca della competizione che, quando assente, crea non pochi problemi. Nel 2021 c’è stata, gli anni precedenti molto meno per via del dominio Mercedes. Nel 2022 abbiamo visto una certa rivalità tra Ferrari e Red Bull mentre nel campionato corrente non esiste.

Stefano Domenicali (CEO F1) e Mohammed Ben Sulayem (presidente FIA)

“Ecco perché la FIA e Liberty Media cercano di ravvivare la situazione. Mettere un po’ di pathos laddove dove un pilota, Verstappen, parte e stacca tutti gli altri. In linea generale ci può stare come ragionamento, ma quello che viene fatto deve avere anche qui buon senso. Per quanto si possa lavorare per rendere più interessante un gara, decisioni come quella presa a due giri dalla fine in Australia, interferiscono nella sfera della sicurezza. Si è andati un po’ oltre, insomma. Quello che possiamo definire un errore palese”.

Ci sta che possano sbagliare anche se sarebbe meglio fare scelte più oculate per evitare situazioni del genere. Senza dubbio le procedure vanno riviste. Lo spettacolo è fatto dai piloti che si alternano pole e vittorie, tutto il resto non serve a nulla o per lo meno serve a poco. Risulterebbe più fattuale uno scenario dove chi guida può fare la differenza, andando a creare l’emozione necessaria per tenere gli spettatori incollati allo schermo. Mettere in piedi degli artifizi in automatico snatura la categoria”.


F1: free practice appiglio per ridurre il gap

Il presidente e amministratore delegato del Formula One Group, al secolo Stefano Domenicali, è di fatto il portavoce del pensiero americano. L’ultima uscita dell’ex team principal della rossa riguarda l’abolizione di una parte delle prove libere, sempre nell’intento di spettacolarizzare la F1. Tuttavia le free practice, al contrario di quanto si pensi, danno la possibilità alle scuderie di progredire e chiudere il gap con i competitor. Scenario reso assai difficile dall’assenza dei testi in pista.

“Le proposte che ha fatto Domenicali hanno senso in un contesto che si dirige spedito verso il monomarca. Un campionato di vetture simili tra loro. Non si può garantire lo sviluppo ad una monoposto che soffre un chiaro ritardo prestazionale con le attuali regole. Prendiamo il caso della Ferrari, ad esempio. La rossa è chiaramente indietro e si attendono aggiornamenti per le gare europee. Purtroppo però glia altri non stanno certo a guardare e anche Red Bull migliorerà la propria macchina. Per recuperare un delta prestazionale servono tante prove. Ed è chiaro che dal momento che decidi di togliere gran parte delle libere la situazione si aggrava”.

Stefano Domenicali, presidente e amministratore delegato del Formula One Group

“Queste sessioni non sono solo utili per gli ingegneri. Sono in realtà necessarie per dar modo di lavorare sulle vetture, testarle, migliorarle e alzare lo spettacolo riducendo il gap tra le monoposto. Se le togli, quello che succede al primo Gran Premio continuerà a succedere sino all’ultimo. Approvare un week end con meno libere, due qualifiche, una Sprint Race e poi la gara classica, vorrebbe dire ricalcare il medesimo risultato”.

“Forse sarebbe più saggio trovare una via di mezzo e in qualche modo sfruttando un knowledge passato che in questo caso potrebbe aiutare. Si potrebbe tornare ad una situazione più equa, quella degli anni 90, dove si realizzavano 4 o 5 giornate di test collettivi annuali. Ma con 23 Gran Premi e la scure del “budget cap” tale scenario è improponibile, perché in questa condizione i team non avrebbero i mezzi per organizzare e sfruttare al meglio queste prove“.


Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz

Immagini: FIA Formula Uno

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Zander Arcari