Formula 1

C’è una parte della F1 che si ribella a se stessa

Sono passati sette giorni dal Gran Premio d’Australia di F1, ma l’eco delle polemiche per la discutibile gestione della gara da parte della direzione di Niels Wittich non si sopisce ancora. L’evento, tra l’altro, avrà uno strascico che potrebbe determinare una variazione dell’ordine d’arrivo, anche se ci sembra piuttosto difficile .

La Ferrari, infatti, ha annunciato ricorso per la penalità comminata a Carlos Sainz, quarto sotto ai semafori dell’ultimo start, che poi si è ritrovato, triste e arrabbiato, dodicesimo al traguardo. 12 punti potenziali che si sono trasformati in un deludente zero che è andato a contribuire al peggior avvio della Ferrari dell’era turbo ibrida dopo tre gare. Ma Maranello non ci sta. Già nei momenti immediatamente successivi al “fattaccio”, Frédéric Vasseur aveva annunciato che qualcosa si sarebbe mosso nei giorni successivi, cosa che è stata formalizzata presso il tribunale preposto.

lo scontro in pista tra Carlos Sainz (Scuderia Ferrari) e Fernando Alonso nella fasi conclusive del Gran Premio d’Austria edizione 2023

F1. Ferrari: un ricorso con poche speranze

Tecnicamente la decisione presa dai commissari è inappellabile perché è arrivata nel corso della gara. Ma il codice sportivo, all’articolo 14.1.1, viene in soccorso degli “uomini in rosso”. Questa sezione del corpus normativo offre alle scuderie la possibilità di fare una richiesta di revisione presso la FIA se sono emersi nuovi elementi in grado di sconfessare le decisioni precedentemente assunte. Tutto ciò a patto che le nuove evidenze vengano fornite entro e non oltre i 14 giorni dall’esposizione della classifica finale del gran premio.

Su questa base, dunque, la Ferrari vuole correre il suo “gran premio fantasma” per vedere tutelate le proprie ragioni e per ridare punti preziosi a Carlos Sainz che era stato autore di una bella rimonta dopo che il primo stop lo aveva particolarmente penalizzato. Possibilità di successo? Poche perché, in effetti, Ferrari non avrà altri elementi da presentare se non quello della disparità di trattamento. Secondo Maranello i commissari non hanno puntato lo sguardo su Logan Sargeant e sulle due Alpine che si sarebbero macchiate di “reati” simili a quelli commessi da Sainz.

Fatto sta che tutto questo guazzabuglio poteva essere evitato con scelte più semplici e lineari della direzione gara che, a un certo punto è parso evidente, ha forzato la mano per creare uno spettacolo di plastica da offrire ai tifosi presenti sugli spalti e soprattutto alla vastissima platea che “apprezza” l’evento da remoto.

Niels Wittich, racing director della F1

F1. I piloti iniziano a ribellarsi

Uno spettacolo evidentemente orientato, quasi artefatto, nel quale i piloti si sono dimostrati delle pedine che hanno accettato passivamente di essere parte di una messinscena che, alla fine, ha prodotto dei momenti critici che potevano sfociare in problemi di sicurezza per gli stessi interpreti. Ma i driver non ci stanno più a passare per marionette e qualche voce dissonante si è cominciata a levare da un coro che per troppo tempo ha cantato passivamente uno spartito scritto da Liberty Media e messo in esecuzione dalla Federazione Internazionale dell’Automobile.

Chi si è fatto sentire in maniera piuttosto perentoria, nonostante sia stato avvantaggiato dal caos che si è avuto durante il Gran Premio d’Australia, è Lando Norris. L’alfiere della McLaren ha parlato delle ripartenze come di una sorta di evento cabalistico che è andato a sparigliare le carte in maniera innaturale. E dunque antimeritocratica.

Il pilota di Bristol ha fatto intendere che, se proprio è necessario fermare la gara per sistemare la pista, sarebbe più consono avere una rolling start invece di una ripartenza da fermo nella quale ogni conducente cerca di massimizzare la situazione mostrando un’aggressività che può portare a ciò che abbiamo visto soprattutto dopo la terza partenza da fermo. Ma la critica di Norris è relativa anche alla tempistica. 

Scattare nuovamente dai semafori può avere una logica e una coerenza nel primo quarto di gara; diverso è il discorso nella parte finale, quando decisioni prese a tavolino possono letteralmente stravolgere gli eventi causando l’eliminazione dal gioco di chi ha fatto un buon lavoro fino a quel momento.

Lando Norris, McLaren

Norris è andato giù abbastanza pesante quando ha detto che l’ultima bandiera rossa è stata un artificio per evitare che si finisse la gara dietro safety car, come accadde a Monza 2022. “Non siamo qui solo per mettere su uno spettacolo. Vogliamo gareggiare l’uno contro l’altro e non penso che sia giusto farlo in questo modo“, aveva tuonato Lando alla fine del Gp di Melbourne.

L’inglese sostiene che il gran premio fosse stato già abbastanza movimentato e che non serviva l’intervento di una mano visibile per produrre ulteriore bagarre purtroppo palesemente orientata. Questo ha rappresentato una mancanza di rispetto per i tifosi e per i protagonisti in pista che mettono a repentaglio la propria incolumità per soddisfare esigenze di show. 

Le rimostranze espresse dal portacolori del team di Woking non hanno chiaramente portato ancora ad una revisione delle procedure. Ma questo punto di vista così forte, intersecato con l’insoddisfazione manifestata da Sainz, Verstappen, Alonso e da altri protagonisti, potrebbe essere l’elemento che fa rivalutare determinate dinamiche a chi ha il potere per farlo.

Anche perché c’è il supporto di un’altra entità che, pur essendo astratta, ha un potere molto grande: quello di cambiare canale col telecomando. Parliamo chiaramente dei tifosi che non sono assolutamente soddisfatti della deriva sulla quale la Formula Uno si sta adagiando.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, McLaren, Scuderia Ferrari

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Diego Catalano