Formula 1

F1 2023: Red Bull deve difendersi da un nemico immateriale

Duelli al fulmicotone, auto che si seguono a pochi centimetri senza subire gli effetti negativi dell’aerodinamica, sorpassi rocamboleschi ad ogni curva, incertezza negli esiti, totale variabilità. Questa la F1 sognata e immaginata da Liberty Media Corporate. Ma il problema di tutte le cose che riguardano la sfera onirica è che c’è sempre un duro risveglio. 

La nuda realtà dice che, nonostante gli sforzi del legislatore nel creare un contesto normativo che dovesse produrre equilibrio ed imprevedibilità, ci troviamo calati nel bel mezzo di un nuovo dominio. Oggi a comandare non c’è più la Mercedes bensì quella Red Bull che già alla fine della vecchia era tecnica aveva messo in scacco il team dei record. 

A vedere bene come sono andate le prime tre gare di questo campionato del mondo, questa Formula Uno sarebbe davvero avvincente se non esistesse la Red Bull. Quella stessa F1 nella quale Liberty Media prova in tutti i modi, ormai da anni, a contenere l’idea di meritocrazia con un regolamento che vuole affliggere i più bravi, i più capaci, quelli che operano meglio degli altri. A Milton Keynes se ne fregano, vanno avanti per la loro strada, creano macchine straordinarie e vincono in maniera perentoria. Alla faccia di Domenicali e compagnia cantante.

Stefano Domenicali, presidente e amministratore delegato del Formula One Group

F1: i pilastri di Liberty Media poggiano su basi argillose

Perché si è arrivati a tutto questo? Dove sono le falle nel sistema? La colpa è anche di un regolamento che doveva bloccare le posizioni dominanti e che invece sta favorendo il dominio di un unico soggetto. Il discorso è molto semplice: in un quadro finanziario e regolamentare così incatenato sarà molto difficile per gli avversari ridurre la quota di distacco dalla vetta.

È proprio quel Circus che ricerca spasmodicamente il livellamento per aumentare lo spettacolo che determina la noia mortale alla quale probabilmente assisteremo nel prosieguo del campionato. Infatti, ad ora, è inimmaginabile che, con il budget cap e il contingentamento delle ore di lavoro, Aston Martin, Mercedes e Ferrari possano incollarsi alle RB19

Dopo il Gran Premio del Bahrain, George Russell ebbe a dire che questa Red Bull avrebbe potuto vincere tutte e 23 le gare. Qualcuno saltò dalla sedia dicendo di attendere altri palcoscenici. Piste diverse, asfalti meno esigenti con gomme e macchine. Ebbene, Jeddah è lontanissima parente di Sakhir con i suoi tratti full gas e il suo manto liscio. Eppure Verstappen e Perez hanno fatto praticamente quello che volevano, senza sentire nemmeno il solletico che gli avversari provavano a fare da distanze siderali. 

Terzo round, terzo scenario. Stessi risultati anche in Australia: la storia ha parlato chiaro. Se Perez non avesse avuto un sabato infarcito di problemi e la direzione gara non ci avesse messo lo zampino mandando alla malora il piano di rimonta del messicano, probabilmente saremmo qua a parlare della terza doppietta. Un imperio che difficilmente sarà scalfito nonostante gli sforzi degli avversari.

Sergio Perez e Max Verstappen a bordo delle Red Bull RB19 in Bahrain

F1, Red Bull: tre nemici da sconfiggere

In questo momento tre sono i potenziali nemici che possono mettere i bastoni tra le ruote ai campioni del mondo in carica. I primi, ovviamente, sono gli avversari che stanno lavorando a versioni rivedute delle proprie monoposto per cercare di colmare la distanza tecnica che si è vista in maniera abbastanza evidente. Serviranno ancora due o tre gare per capire se gli esiti di questa operazione avranno effetti sensibili sui valori visti in pista e quindi sulla classifica.

Il secondo avversario contro il quale la Red Bull deve combattere è se stessa. C’è sempre il rischio che una squadra così strabordante possa adagiarsi e crogiolarsi nel vantaggio acquisito. Ma siamo proprio alle vane speranze perché la storia di questo team ha raccontato che i livelli di concentrazione sono sempre elevatissimi e che nessuno molla di un centimetro, da Adrian Newey che progetta le vetture ai dirigenti che si fanno sentire nelle opportune sedi politiche, al pilota di riferimento, Max Verstappen, che è un vero e proprio animale da corsa che non intende lasciare agli avversari nemmeno la più piccola delle briciole.

Visto che i primi due punti sembrano di difficile realizzazione, c’è un terzo soggetto dal quale Red Bull deve guardarsi: chi muove i fili. La F1, ahinoi, ci ha abituati a dei cambi regolamentari in corso d’opera, delle manovre spesso maldestre, atte a limitare il potere di chi stava imprimendo il proprio passo alla categoria senza che gli altri riuscissero a mantenerlo. Una deriva pericolosa perché esplicativa di una maniera di manipolare e artefare il normale corso delle cose per avere spettacolo, fatto che lede i più elementari principi di meritocrazia.

Gunther Steiner, uno sempre molto franco quando ha un microfono davanti, è stato categorico nell’affermare che “Lo sport è la cosa principale che dobbiamo avere“. Il manager altoatesino ha evidenziato che non si possono cambiare le regole solo perché qualcun altro è più veloce.

Sergio Perez (Oracle Red Bull Racing), Gp Australia 2023

Steiner si è detto totalmente contrario ad un sistema che incoraggerebbe il cambiamento delle regole solo perché un soggetto è più veloce di qualcun altro. Modifiche volanti dei testi di riferimento, tra l’altro, potrebbero generare anche delle questioni di sicurezza, soprattutto quando ci sono poche risorse finanziarie, poche ore di sviluppo in galleria del vento e se non sono permesse sessioni di test privati per provare cosa si è sperimentato in fabbrica. 

Quella del manager altoatesino è una lezione di etica sportiva: gli sforzi profusi da qualsiasi soggetto non possono essere mortificati in nome di un livellamento prestazionale fasullo. Il fiume della Formula Uno deve poter scorrere nel proprio letto senza che una mano esterna vada a modificarne il percorso. Questo è un monito che i vertici statunitensi della serie devono tenere bene a mente. Ed è contestualmente un avvertimento a capire che determinati lacci regolamentari come budget cap e balance of performance tecnico forse non stanno facendo il bene della categoria.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, Oracle Red Bull Racing

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Pubblicato da
Diego Catalano