Il caotico Gran Premio d’Australia è stata un’autentica “Caporetto” per la Ferrari. Le leggerezze commessi da Charles e Carlos hanno compromesso il weekend della rossa che torna da Melbourne senza segnare alcun punto nelle classifiche iridate. Pronti via e il monegasco, con un ottimistico sorpasso all’esterno in curva 3, si insabbia dopo un contatto con la Aston Martin di Lance Stroll.
Ancora più amara la fine del compagno. Dopo una brillante rimonta dall’undicesima piazza, posizione in cui Sainz era sfortunatamente precipitato a valle dell’ingresso della Safety Car, resasi necessaria dopo il botto di Albon, l’ierico ha compromesso la sua splendida performance speronando Fernando Alonso nella terza partenza da fermo a soli due giri dalla fine. A quel punto la penalizzazione è stata inevitabile.
Cinque “maledetti” secondi di penalizzazione che nella parata in regime di Safety Car hanno fatto scivolare Carlos fuori dalla zona punti. Troppo plateale l’errore di valutazione di Sainz alla staccata di curva 1, oltremodo penalizzante per Fernando. La condotta di guida degli alfieri del Cavallino Rampante è l’evidenza di uno stato di fibrillazione che pervade gli uomini del team di Maranello.
I momenti topici della gara vengono considerati le uniche fasi in cui poter trarre vantaggio sui competitor, avendo contezza di non disporre di un mezzo al livello della diretta concorrenza. L’ansia da prestazione tende ad annebbiare la lucidità in pista, proprio nel momento in cui si dovrebbe massimizzare il potenziale della vettura come fecero lo scorso anno Russell e Hamilton in avvio di stagione.
La gara dell’ex McLaren è stata tutto sommato decisamente positiva considerando il passo gara, in relazione all’attuale livello di competitività della SF-23, soprattutto tenendo presente il lungo stint con la mescola Hard, gomma che a Jeddah è risultata vero e proprio incubo da amministrare.
Al netto di Red Bull, che disputa un altro campionato, Carlos è riuscito a seguire con relativa facilità l’Aston Martin sino a 15 giri dal termine. A quel punto la maggiore longevità dei pneumatici del pilota iberico rispetto a quelle del connazionale hanno ampliato il gap tra i due. Resta il disappunto per il prematuro ritiro di Charles. Anche il suo feedback era prezioso alla vigilia del lungo stop della F1.
Come auspicato dagli uomini in rosso le condizioni climatiche caratterizzate da temperature più elevate rispetto alle qualifiche hanno conferito maggiore performance alla SF-23. La rimonta di Carlos e il passo gara sostanzialmente simile a Mercedes e Aston Martin sono le uniche note positive di un fine settimana molto complesso.
Dodici mesi fa la Ferrari celebrava l’imperiosa vittoria di Charles proprio a Melbourne. Quindi, esaltarsi per quello che al massimo poteva essere un quarto posto distanza siderale da Red Bull, dietro a Hamilton e Alonso e con il fiato sul collo di Gasly è veramente poca cosa.
Inoltre il tracciato australiano, storicamente, non è mai stato rivelatore dei reali rapporti di forza in campo. Tuttavia con maggiore sorte si poteva conquistare un piazzamento sul podio, che sinora è stato monopolizzato dai piloti Red Bull, Mercedes e Alonso.
Nemmeno nell’annus horribilis 2020 la rossa aveva disertato il podio dopo i primi tre round della stagione. I volti scuri dei due “Carlo” a fine gara sono simili nel linguaggio del corpo quanto differenti nello stato d’animo. All’inquietudine tendente alla rassegnazione di Leclerc fa da contraltare la rabbia di Carlos per un buon risultato sfuggito sul filo di lana.
Il monegasco non si attribuisce particolari colpe in merito al contatto con Stroll, ritenendo di aver lasciato sufficiente spazio al canadese. Reazione abbastanza inusuale per un pilota oltremodo autocritico, dinanzi ad un errore di valutazione abbastanza marchiano. Evocare la sfortuna è l’ultimo alibi di una situazione che sta diventando difficile in termini di punti.
La furia di Sainz in merito alla penalizzazione di 5 secondi per la sconsiderata manovra in curva 1 che lo fa sentire “derubato” pare fuori luogo. E’ vero che il metro di giudizio sui contatti che avvengono dopo lo spegnimento dei semafori è solitamente più soft, ma la manovra dell’iberico non poteva passare inosservata, non solo per il danno procurato ad Alonso, ma anche per aver indirettamente favorito il caos generatosi alle sue spalle.
Carlos e Laurent Mekies sono andati in direzione gara per chiedere lumi sul metro di giudizio utilizzato che, al netto delle evidenti responsabilità dello spagnolo, non hanno tenuto conto delle controdeduzioni del ferrarista. Il mesto finale di un altro weekend in cui il team di Maranello, nel suo complesso, non è riuscito a massimizzare l’attuale potenziale della SF-23.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Scuderia Ferrari