Ferrari mette dietro Aston Martin e Mercedes. Lo fa con Leclerc mai impensierito dalle due scuderie che, sino al terzo appuntamento iridato, avevano dato prova di avere un rendimento superiore in gara. La Red Bull resta imbattibile, siamo d’accordo, ma il primo tassello verso la risalita è stato collocato. Lo sottolinea Charles nel team radio finale. Una comunicazione di certo non esaltante che comunque conferma lo stato attuale della rossa.
Il degrado gomme è un serio problema per la SF-23. Un aspetto che vettura italiana si porta dietro dalla passata stagione e, al momento, resta insoluto. Il lavoro in tal senso è massimo. I prossimi aggiornamenti mirano a potenziare la monoposto del Cavallino Rampante anche sotto questo aspetto essenziale la domenica.
Sì perchè se in qualifica, dove la performance sul giro secco non necessita un’amministrazione termica reiterata della gomma, il cronometro offre riscontri davvero molto buoni, sul race pace emergono tutti i limiti del progetto 675 in merito al rendimento con alto quantitativo di carburante a bordo. Prerogativa che non permette agli alfieri di Maranello di spingere al massimo e ottenere i risultati sperati.
La noia assordante ha fatto presenza in Azerbaijan. “Colpa” del ritmo solidissimo della Red Bull che, in poche tornate, ha dato prova della competitività assoluta della SF-23. Una scuderia che ha lavorato ottimamente durante l’inverno, correggendo i punti deboli della RB18 e, al contempo, migliorando alcune caratteristiche già presenti l’altr’anno con un preciso lavoro di finitura.
Tutto il contrario della Ferrari, insomma. Il “caos” organizzativo che regna in GES descrive alla perfezione tale contesto. Una fuga conclamata dei pezzi da novanti, in linea teorica, che ribadisce la grande e necessaria fase di transizione che la storica scuderia emiliana sta attraversando in questi mesi.
Nel mentre si tratta di capire, come sosteneva il buon Mattina Binotto. E si sta capendo, a quanto pare, poco a poco, cercando di costruire alcune basi crollate utili a ristabilire un piano organizzativo all’interno della fabbrica. In questo i risultati aiutano. Due pole position è un terzo posto conquistato sul campo danno morale e fiducia, due elementi fortemente opportuni per restaurare un sistema “difettoso”.
A Baku la Ferrari dev’essere soddisfatta. Si poteva dare di più? Forse. Sempre si può. Mai accontentarsi e sedersi sugli allori. Non è ancora il momento di appuntare medagli al petto. Tuttavia un abbraccio collettivo all’interno della squadra sarà molto utile. La consapevolezza che l’obbiettivo è ancora molto lontano è chiara. Ciononostante, per un fine settimana, la critica lascia spazio a una certa soddisfazione sui metodi utilizzati per ottimizzare il prodotto a disposizione: la SF-23.
Il futuro è adesso. Quello che si ottiene nel domani appartiene a coloro che si prodigano nel lasso di tempo nel quale, appunto, si costruisce quello che verrà. Ferrari sta adottando questa politica. Da molto, oramai. E non importa se attualmente le cose non vanno. La convinzione di poter raggiungere l’obbiettivo è l’unica cosa che conta. Il resto, solo chiacchiere.
Azerbaijan 2023. Il punto di svolta che ovviamente attende conferme si attesa come solida base sulla quale ripartire. Non c’è molto altro da dire al riguardo. In tal senso contano i fatti che, a quanto appreso dalla nostra redazione, raccontano come due tecnici della Red Bull, di alto profilo, abbiano già fatto le valige direzione Maranello.
In questo molto merito va alla dirigenza italiana che, attraverso Frederic Vasseur, ha lavorato sodo per rinforzare una squadra in difficoltà a livello tecnico. I voli pindarici lasciano il tempo che trovano e proprio per questo e i nomi che contribuiranno alla causa ferrarista verranno fatti a tempo debito. Si tratta di attendere e, ancora una volta, dare fiducia al team emiliano.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari