Effetto sorpresa: ciò che è provocato da un avvenimento imprevisto, non atteso, che suscita, appunto, meraviglia. Visto che si parla di un evento non prevedibile, lo stupore può scadere in attonimento. Questo è un po’ quello che è accaduto in Ferrari all’inizio del 2023.
A Maranello hanno aperto gli occhi di colpo già durante i test del Bahrain, quando hanno compreso che la Red Bull RB19 era una vettura ingiocabile per la SF-23, la macchina delle speranze disattese. Ma il colpo più duro, probabilmente, è stato accusato quando è emerso che c’era anche un’altra vettura prestazionalmente più concreta: la Aston Martin AMR23.
Se all’inizio si pensava che la “verdona” si stesse nascondendo o che stesse svolgendo un programma di lavoro diverso, il gran premio disputato sulla stessa pista, Sakhir, ha dimostrato come la creatura di Dan Fallows fosse generalmente più consistente del mezzo rosso. Specialmente dove e quando conta, ossia in gara.
E non abbiamo menzionato la Mercedes W14. Come se non bastasse, dopo lo start bahreinita, anche la “Freccia Nera” si è messa ad andare più forte della monoposto orfana del suo padre concettuale, quel David Sanchez partito per lidi britannici senza preavviso e senza dire ciao. Stranezze ferrariste…
Carlos Sainz, ad un evento organizzato da un suo sponsor, non ha usato giri di parole per ammettere che in Ferrari c’è stato un generale senso di spiazzamento nell’osservare le performance delle altre vetture e nel constatare l’inferiorità della SF-23. Anche perché i guadagni che si erano riscontrati al simulatore (e che si sono visti in pista, anche se non massicci) si pensava potessero bastare per raggiungere una Red Bull che doveva fare i conti con le limitazioni derivanti dal balance of performance tecnico e dalla sanzione comminata dalla Federazione Internazionale per l’infrazione del cost cap.
“La verità è che non è stato un inizio di stagione facile. Tutti noi della Ferrari ci aspettavamo molto di più. Dopo aver lottato per le pole position e le vittorie lo scorso anno siamo andati alle gare di questo mondiale con questa intenzione. Siamo rimasti sorpresi dalla velocità della Red Bull e dai miglioramenti di altre squadre come l’Aston Martin. Dobbiamo lavorare sodo in fabbrica per apportare miglioramenti e per tornare a lottare per la vittoria. Gli obiettivi sono chiari: ritornare sul podio il prima possibile e vincere di nuovo“. Queste le parole dell’ex McLaren.
Desideri, sogni, concetti immateriali che per diventare tangibili hanno bisogno che determinate condizioni si vengano a realizzare. La prima, chiaramente, è che la SF-23 riesca a progredire in maniera sensibile è immediata grazie al piano di aggiornamenti messo in cantiere dagli ingegneri italiani e che è stato anticipato dallo stesso Frédéric Vasseur. Nelle prossime gare dovremmo cominciare a vedere le prime novità installate sulla vettura in un processo graduale che dovrebbe portare, entro 4 – 5 gran premi, al completamento del programma impostato in fabbrica.
Ma ciò potrebbe non bastare perché il vantaggio accumulato dalla Red Bull potrebbe essere addirittura più grande di quello mostrato fino a questo momento, visto che è netta la sensazione che sia Verstappen che Perez, quando hanno potuto, hanno gestito più che spinto, nascondendo quelle che sono le vere prestazioni del gioiello scolpito da Adrian Newey.
“È vero che, con il vantaggio che ha la Red Bull in questo momento, dovremo migliorare molto se vogliamo essere in lotta per la vittoria”, ha spiegato Carlos che poi, in un atto di realismo estremo, ha affermato che una grossa componente sarà giocata dalla sfera cabalistica: “In qualche gara credo possa accadere qualcosa alle Red Bull e alle Aston Martin e così possiamo tornare in testa“.
Al momento la Ferrari ha un bottino molto modesto di soli 26 punti. Dopo tre gare sono quasi 100 le lunghezze che la separano dalla Red Bull e altre due scuderie si inframezzano tra Maranello e Milton Keynes. Questo certifica il peggior avvio della scuderia italiana nell’era turbo-ibrida. Una condizione alla quale si è arrivati anche per il ritiro di Leclerc nel primo GP stagionale e per la penalità comminata a Sainz alla fine del Gran Premio d’Australia.
Ma i 12 punti che mancano nel casellario dello spagnolo non avrebbero mutato lo scenario. Parliamo di acqua che non disseta perché ciò che latita è la prestazione pura della SF-23. Carlos ha espresso un concetto che sa quasi di resa o di adeguamento ad una condizione dalla quale difficilmente si crede di poter uscire: “Continuo a pensare che, fino a quando non sarà matematicamente possibile, dobbiamo cercare di vincere le gare, ottenere il massimo dei punti e migliorare. Ed è quello che abbiamo fatto in queste prime gare”.
Parlare di matematica in questa fase dell’annata sembra un po’ prematuro. Sainz è come se desse l’idea di quella squadra che, constatando di non poter più raggiungere la vetta, parla di un appiattimento su obiettivi al ribasso. Una minestra scialba che ha il gusto del contentino. Naturalmente, con altre 20 storie da scrivere, perché un gran premio altro non è che un capitolo di un libro più voluminoso, non possiamo estromettere la Ferrari dalla possibilità di accedere alla vittoria. Ma i protagonisti del mondo rosso ne sono davvero convinti?
Il problema è che, ad oggi, sembra che non sia possibile essere sistematicamente sul gradino più alto del podio o quanto meno a provare a lottare per esso. Ferrari, prima di raggiungere la Red Bull, se mai riuscisse a farlo, dovrà superare Mercedes e Aston Martin, due team agguerriti e che hanno in predicato di portare vetture ulteriormente modificate per provare parimenti a ricucire lo strappo dalla cima del gruppone.
Forse, da questo punto di vista, nonostante le critiche che abbiamo espresso negli ultimi tempi nei suoi riguardi, Stefano Domenicali tutti i torti non ha: la Formula Uno ha raggiunto un tale livello di compattazione valoriale da essere diventata davvero una categoria altamente spettacolare. Sempre se non esistesse la Red Bull che sta mattando tutto e tutti.
“Peccato” che a Milton Keynes abbiano lavorato meglio degli altri e in questo momento rappresentino delle vere e proprie lepri irraggiungibili. La noia, in fondo, è il rovescio della medaglia della meritocrazia, un valore che vorremmo sempre vedere tutelato.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari, Mercedes AMG
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da quando sforare il BC e farla PALESEMENTE franca con una pacca sulla spalla è meritocrazia? da quando IMPORRRE il congelamento delle PU per PROPRI problemi è meritocrazia? da quando poter sviluppare di più la PU mentre gli altri devono chiudere per ferie è meritrocrazia? e potrei continuare....
Saper forgiare politici dello sport all'altezza è meritocrazia. Se solo Ferrari sapesse allontanarsi dalle beghe di palazzo e dalla correnti interne...