Formula 1

Vasseur: il “non tecnico” Ferrari rischia la deriva Binotto

La storica scuderia Ferrari è in crisi. La banalità della prima frase ha un chiaro obbiettivo: sottolineare come questo status faccia oramai talmente parte del team che quasi diventa una scusa. Non è accettabile, infatti, considerando le possibilità che la squadra modenese porta in dote, un susseguirsi di sconfitte più o meno roboanti.

La seconda campagna agonistica che abbraccia il nuovo regolamento tecnico ha espresso un verdetto assai duro: Il Cavallino Rampante ha calcolato male le cose e, fatti alla mano, si trova in una situazione difficilmente recuperabile a breve termine. Le motivazioni legate a tali risultanze restano fosche e di difficile interpretazione anche per chi dovrebbe essere in grado di risolverle. Questo

Ne abbiamo parlato durante la giornata di ieri assieme a Luigi Mazzola, ospite al podcast “pop” di Formula Uno Analisi Tecnica, ingegnere che vanta un’esperienza ventennale all’interno della massima categoria del motorsport. Il “nostro” ci ha spiegato le difficoltà attuali legate agli sviluppi, facendo un quadro piuttosto chiaro dello scenario ferrarista.


Ferrari: chi è la figura tecnica responsabile?

In tempi non sospetti Sergio Marchionne mise in atto una sorta di rivoluzione interna. “Potere agli italiani”, in quanto nel Bel Paese abbiamo le medesime risorse estere per far bene. Questo in estrema sintesi il pensiero del manager italo canadese. Tralasciando il fallimento del famoso metodo orizzontale, oggi giorno, a margine dell’adontamento di Binotto e Sanchez, dove di trova, in GES, chi ricopre il delicato e quanto mai necessario ruolo di direttore tecnico della rossa?

Vasseur ha insignito di tale potere Cardile in via ufficiosa in quanto, il quarantottenne di Arezzo, dovrebbe rappresentare la figura di maggior spicco all’interno della factory. Essere un ottimo tecnico, tuttavia, in automatico non fornisce quell’esperienza imprescindibile legata alla pratica sui circuiti alquanto opportuna per gestire una scuderia di Formula Uno a 360 gradi. Soprattutto quando la presenza ingombrate di un’evidente crollo prestazionale si palesa.

“Se dopo 2 gare alla prima intervista te ne esci con “dobbiamo capire” (Binotto docet) il mondiale è già finito. Abbiamo un problema di gomme e di assetto. Ma chi lo ha detto? A un team principal come Vasseur non deve quadrare questa cosa. Andatevi a vedere ad esempio i dati di Melbourne relativi ai gap di crescita rispetto alla passata stagione.

Enrico Cardile, direttore tecnico “ufficioso” della storica Scuderia Ferrari

Aston Martin all’inizio dello scorso mondiale andava molto male. D’accordo. Ma resta il fatto che il passo in avanti cronometrico realizzato è davvero enorme. Ferrari è migliorata solo di mezzo secondo, mentre Mercedes quasi di due. Evidentemente qualcosa non è andato nel verso giusto e gli sforzi profusi per migliorare, purtroppo, difficilmente saranno sufficienti per ribaltare un contesto oramai compromesso.

“Ho letto che Vasseur si è dichiarato un “non tecnico”. Da quello che ho capito è in Ferrari per gestire piloti, sponsor e il rapporto con FIA e Liberty Media. Va benissimo. Ma quindi la necessaria figura tecnica della quale parlavamo prima esiste? E se c’è, chi è? Cardile è bravissimo ma viene dalla gestione industriale. Non ha mai visto la pista in vita sua o comunque solo di sfuggita.

Io ero con Newey nel 1988. Adrian era in pista con la March nel 1990 quando hanno avuto il problema relativo alla pressione dell’olio e Prost lo ha passato. Eravamo lì, entrambi, pronti a risolvere eventuali problemi. Il britannico è una vita che sta nei circuiti. Questo serve in Ferrari.”


Ferrari: la complicata gestione piloti

L’ingegnere di Draveil, a livello teorico, doveva recitare un ruolo chiave nella gestione piloti. Partendo dal presupposto che l’operazione non è affatto semplice, l’attuale condizione tesa all’interno del team di Maranello ha prodotto situazioni di non facile lettura per quanto concerne gli alfieri della rossa.

Oltre a questo fattore, tenendo ben presente la delusione che aleggia nel garage Ferrari in relazione ai risultati ottenuti, gli alfieri della rossa potrebbero soffrire a livello psicologi e offrire un rendimento in talune circostanze inferiore a quello possibile.

“Parliamo un attimo di Charles Leclerc, un pilota fin troppo educato. Troppo easy per me, non certo in macchina ma fuori. Ma gli stiamo dando una mano? Sainz va più piano ma pare più solido come ragazzo. Sembra più maturo. Sa come comportarsi e individua le situazioni. Ripeto: diamo una mano a Leclerc. Chi sta lavorando su di lui? Se messo nelle condizioni giunte Charles… mamma mia!

Uno sconsolato Leclerc al termine delle qualifiche del Gran Premio d’Australia

Credo che avrete visto il documentario di Netflix su Schumacher dove si dice che Michael, durante i momenti di crisi, si metteva addirittura in discussione. Lui.. uno dei più grandi campioni di sempre. In determinate occasioni ha pensato che il problema fosse lui. Come tutti aveva bisogno di supporto in tal senso.”

“Tornando al presente, un inizio di mondiale del genere è un problema per i piloti della Ferrari. La forte determinazione che può emergere in questi caso può portare ad uno squilibrio. Due le modalità presenti: on e off. Non c’è una via di mezzo. Situazione che ovviamente da vita a un contesto problematico. Ecco perché serve una figura che svolga un ruolo determinante. Parliamo dell’ingegnere di pista che dev’essere l’effetto placebo del pilota, in modo tale che il pilota diventi l’effetto placebo di se stesso”.


Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz

Immagini: Scuderia Ferrari

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  • da sempre gli inglesi hanno insegnato come si fa la formula uno.Perche:piu concreti e meno fumosi.D'altronde alla Ferrari e C.interessa di piu avere venduto a 600.000 00 il loro Suv per il primo biennio di produzione.I tifosi che vadano a....

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Pubblicato da
Zander Arcari