Charles Leclerc: portato a frequenti esplosioni d’ira, facile ad adirarsi; collerico, iracondo. Questa, in estrema sintesi, l’impostazione caratteriale del monegasco da quando abita le file della Ferrari, dall’oramai lontano 2019, secondo alcune fonti “autorevoli”.
Prendiamo in esame la parola irascibile tramite la filosofia platonica. Figlio di Aristone del demo di Collito e di Perictione, Platone è stato un filosofo e scrittore greco antico, capace di porre le basi del pensiero filosofico occidentale. Secondo il nostro, quindi, l’irascibilità dell’anima risulta inferiore a quella razionale ma superiore a quella concupiscibile, a cui corrisponde la virtù del coraggio, principio della volontà.
Comunque la vogliamo mettere, anche filosoficamente parlando, l’irascibilità non suona in maniera positiva. Non so se siete d’accordo. Ma quello che stona ancor di più, parlando di F1 e Ferrari, viene a galla accomunando questo sostantivo femminile al ferrarista. Si perché riflettendoci un minimo su, se così fosse, il talento del Principato avrebbe già mandato a spigolare il team di Maranello.
Credo che affermare il contrario risulterebbe abbastanza ingiusto considerando che, in tutte le gare che Charles ha disputato al volante delle Rosse, sono davvero poche le volte dove le sue prestazioni non hanno subito danni per il lavoro di certo non ottimale svolto al muretto. Un dato di fatto inopinabile.
Il qua in alto porta una convinzione iperuranica secondo la quale, avere a che fare con lo spagnolo, sia nettamente più semplice e di riflesso meno complicato rispetto a lavorare con il monegasco. Questo perché, appunto, Leclerc darebbe “fastidio” al team essendo decisamente più ambizioso.
In pratica, la pressione che Charles esprime nei confronti di società, ingegneri e tecnici per fare sempre meglio sarebbe nociva. Mentre Carlos, che lavora più duramente (balle), asseconda la squadra senza lamentele. La visione distopica racconta una narrazione totalmente errata dei fatti in quanto, il pilota di Monaco, ha da sempre mostrato un’enorme interesse nei minimi dettagli sommata ad una voglia suprema di “sbattersi”. Sempre. Anche quando le cose andavano peggio di adesso.
C’è poi un’altra questione legata alla classifica. Arrivare dietro al proprio compagno di squadra non è mai semplice. Si sa. D’altronde il compagno di box è il primo “nemico” da battere in F1. Tuttavia, affermare che a Leclerc venga il voltastomaco quando Sainz è davanti suona a ennesima boutade. Soprattutto perché quando è successo, senza nulla togliere all’ottimo Carlos, i fattori che hanno creato tale situazione erano esterni al reale valore dei due.
L’ultima perla di saggezza accomuna tale atteggiamento di insofferenza a tutta l’Italia intera. Sì perché dai noi, a quanto pare, su tutto il territorio del Bel Paese, vige questa regola. E ovviamente la Ferrari, in quanto italiana, non può certo esimersi da questa pratica agendo di conseguenza. Un tuffo del mare della banalità. La ribalta della chiacchiera a vanvera.
Che la Ferrari continui a perdere non è certo un fatto nuovo. Tantissime le critiche espresse sulle nostre pagine in tal senso. Senza risparmiare niente e nessuno. Mai. Binotto, pertanto, non è certo risultato immune da questo “trattamento”. Lo abbiamo sempre detto: Mattia è la causa di tutti i mali? Nossignore. Tuttavia affermare che il lavoro svolto in GES dall’ingegnere svizzero si esente da colpe, insomma, pare francamente assurdo e ingiusto.
Fare paragoni calcistici o riesumare altre realtà sportive per commentare la F1 non sembra poi così saggio, inoltre. Il mondo elitario dove si aggira il Circus veleggia in paradigmi assai più complicati. Dovrebbero saperlo figure che per diverso tempo hanno lavorato nella massima categoria del motorsport. Ma d’altronde si sa: disprezzare la tavola dove in passato ci si è riempiti la pancia è una pratica comune. Anche fuori dall’Italia, a quanto sembra, dopo la Francia direzione Portogallo.
Autore: Silvia Napoletano – @silvianap13
Foto: F1, Scuderia Ferrari