Può una singola vittoria determinare il destino di una squadra orientando i piani di sviluppo di medio periodo? Osservando quanto è accaduto in Mercedes la risposta è da ritenersi affermativa. Bisogna riavvolgere il nastro a domenica 13 novembre 2022, quando George Russell e Lewis Hamilton seppero ottenere una doppietta perentoria con una monoposto, la W13, che era arrivata all’apice di un percorso di crescita nel quale ben pochi credevano.
Proprio quel particolare episodio ha convinto gli ingegneri di Brackley che quel tipo di concept aerodinamico potesse avere un futuro e addirittura potesse essere l’espediente per riuscire a battere la Red Bull che si era orientata su filosofie concettuali del tutto diverse. Probabilmente, in quella circostanza, non si era ben tenuto conto del fatto che gli uomini di Milton Keynes avessero affrontato il weekend paulista in maniera quasi disastrosa.
Forse per la prima volta in stagione, difatti, la RB18 non aveva mai centrato l’assetto ideale soffrendo le specificità del tracciato brasiliano sottoperformando in maniera evidente. Da questo difetto percettivo, quindi, è nata la Mercedes W14, una vettura che ha risolto i problemi di bouncing e porpoising che affliggevano il modello precedente ma che non è stata in grado di sviluppare quelle necessarie virtù per tenere chiuso il campo rispetto alla Red Bull RB19 che, dopo tre gare del campionato 2023, è riuscita ad ottenere altrettante vittorie.
Che l’uno-due brasiliano sia la base legittimante della vettura che abbiamo visto in pista in queste prime tre gare lo ha confermato Toto Wolff in un’intervista ai colleghi di Motorsport. “È stata una domenica con tanti sapori. Quando è arrivata la bandiera a scacchi mi sono sentito davvero orgoglioso, non so spiegarlo bene, ma credo sia qualcosa simile alla sensazione di un padre che vede il suo gruppo poter camminare da solo”.
“Sotto altri aspetti è stata una tempesta perfetta”, ha spiegato il manager viennese. Aver migliorato le prestazioni ci ha fatto credere di essere sulla strada giusta, il trend è stato positivo e ci ha convinto che il concetto di base fosse giusto. Proprio la tempesta perfetta”.
Quindi Mike Elliot e i suoi collaboratori hanno una bella gatta da pelare perché si ritrovano, 12 mesi dopo, a dover rincorrere ancora e per giunta con un distacco addirittura apertosi rispetto a quello che l’anno passato accusavano nei riguardi della Red Bull. Ma non si tratta di situazioni sovrapponibili. Ci sono dunque margini di speranza e in Mercedes credono che si possa svoltare già in questa stagione, col pacchetto di update che vedremo ad Imola.
L’anno scorso, già durante i test del Bahrain, gli ingegneri compresero che la W13 era una monoposto altamente problematica e che la strada tecnica intrapresa era sostanzialmente quella non corretta per ottemperare al nuovo corpus regolamentare. Wolff spiega da dove nascono le speranze degli uomini della Stella a Tre Punte: “C’è una differenza: dodici mesi fa non capivamo quale fosse il problema, è stata un’amara sorpresa trovarsi alle prese con una monoposto che non generava performance. Oggi abbiamo dei problemi, ma sappiamo dove sono e a cosa sono dovuti”.
Problemi quelli noti e manifesti che andranno risolti da chi la vettura l’ha concepita, ossia Mike Elliott. Recentemente si era diffusa la voce di un maggior coinvolgimento di James Allison. Wolff ha smentito questa prospettiva affermando che l’ex Ferrari continuerà a ricoprire un ruolo da consulente ma non da capo progettista.
“[Allison] Non è coinvolto. Ha un ruolo attivo quando si discutono le strategie a lungo termine della squadra, ma oggi dedica il suo tempo ad altre attività come il progetto America’s Cup e ad altri programmi che mirano all’innovazione. James è ancora molto importante per la nostra organizzazione. Ma in merito alle difficoltà che abbiamo non credo sia una questione di una persona, quanto di trovare più persone giuste nei ruoli che servono”.
Uno dei segreti del successo della Mercedes è la capacità di saper sostituire gli uomini chiave. Allison, che un paio di monoposto vincenti le ha firmate, è stato sostanzialmente demansionato facendo emergere il ruolo di Elliot. Non è la prima volta che la scuderia anglotedesca opera in questo modo, era già accaduto con Aldo Costa, il papà delle vetture che hanno dominato agli inizi dell’era turbo-ibrida. Negli anni l’ingegnere italiano è stato spostato in altre aree aziendali ed ha lavorato, prima di passare in Dallara, per creare una struttura capace di gestire la transizione. La stessa cosa che Allison sta facendo in questa congiuntura storica.
Da quanto evidenziato in precedenza, è chiaro che in Mercedes cerchino una continuità tecnica per produrre una rivoluzione concettuale. Sembra un paradosso, ma è così: non è immaginabile che a rivoltare come un calzino la W14 siano tecnici esterni o professionalità che non hanno fattivamente lavorato alla definizione del concept. Da questo principio di continuità emerge la fiducia di Toto Wolff sul fatto che questa stagione possa ancora avere un senso sportivo.
L’ex Williams ha sottolineato che ripongono molta fiducia nel modello che osserveremo nel Gran Premio dell’Emilia Romagna a metà maggio; auto alla quale in queste ore si sta lavorando in maniera quasi frenetica. Pur riconoscendo che al momento Mercedes e ingaggiata in lotta con Ferrari e Aston Martin, le cui prestazioni sono molto simili a quelle della Freccia Nera, e che la Red Bull RB19 sembri una sorta di chimera irraggiungibile, si ritiene che si possano recuperare pesanti decimi di secondo rimettendo Hamilton e Russell nel discorso iridato.
Chiaramente le ambizioni della Mercedes andranno a scontrarsi con la realtà che è fatta da due elementi imprescindibili: il budget cap e il contingentamento delle ore di lavoro. La mente ritorna immediatamente al 2018, quando nella pausa estiva Mercedes potette investire una cifra blu per risolvere i problemi di una monoposto che stava faticando nei confronti della Ferrari.
Una nuova sospensione posteriore, interventi aerodinamici e l’introduzione dei tanto chiacchierati mozzi forati, che furono immediatamente ritenuti legali dalla FIA, consentirono a Hamilton e alla sua vettura di giganteggiare e di andarsi a prendere il titolo iridato anche grazie a una Ferrari che non seppe reagire mostrando una fase tecnica regressiva.
Ovviamente quest’anno sarà impossibile fare tutto ciò. Non si potrà immettere nel circolo della grana fresca, né si potrà sforare il numero di ore di lavoro che è ben definito dal regolamento tecnico. Ma, nonostante questo, si ritiene che ci siano elementi per poter chiudere il distacco dalla cima. Ed è il 2022 a spiegarlo perché Mercedes seppe progredire di gran premio in gran premio introducendo novità che si rivelarono subito efficaci.
Se l’anno scorso gli update furono cadenzati e disposti in un arco temporale molto lungo, quest’anno si cercherà di fare il contrario. L’obiettivo è portare subito tante novità che devono funzionare immediatamente bene, dopo aver passato le verifiche interne del simulatore e della galleria del vento. Elementi che Mercedes ha comunque in una disponibilità maggiore rispetto a Ferrari e Red Bull essendo arrivata terza nel costruttori 2022.
Serve poco più di un mese per capire se i desideri della Mercedes si tramuteranno in solide certezze. Per colmare il ritardo accumulato e che si aprirà ulteriormente da qua al Gran Premio dell’Emilia Romagna è necessario che la W14 versione B sia subitaneamente veloce per contrastare la regina indiscussa del momento: la Red Bull RB 19.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG F1 Team