Formula 1

La F1 si accorge di essere in ritardo di due anni sulla Red Bull

In uno sport che corre alla velocità della luce e in cui la ricerca tecnologica è sempre più spinta è strano che per avvedersi di alcune evidenze servano diversi gran premi e molti mesi. Il mondo della F1 si desta quasi di colpo e scopre che la Red Bull ha un vantaggio enorme accumulato nonostante il balance of performance tecnico e la penalità giunta a seguito dell’infrazione del cost cap che aveva determinato un 10% in meno del totale delle ore di lavoro sul modello 2023.

Il mondiale s’è aperto con tre vittorie e due doppiette per la RB19. Il terzo en plein è mancato soltanto perché Sergio Perez, durante le qualifiche del Gran Premio d’Australia, è stato afflitto da qualche problemino ai freni che ha tenuto la vettura numero 11 lontana dalla prima fila. Altrimenti staremmo qua a parlare di tre su tre. 

Ma anche se questo scenario non si è concretizzato parliamo comunque di un Circus letteralmente comandato dagli uomini di Milton Keynes che all’orizzonte non vedono avversari credibili, a meno che Ferrari e Mercedes – e forse Aston Martin – non riescano a svoltare con programmi di update così massicci da recuperare tutto il ritardo mostrato in questa fase iniziale. 

Ferrari SF-23 e Red Bull RB19 durante il Gp del Bahrain 2023

F1. Red Bull gioca a nascondersi?

È una sensazione diffusa tra gli addetti ai lavori che la Red Bull si stia sostanzialmente nascondendo perché non ha bisogno di sciorinare tutto il passo che in realtà ha a disposizione per imporsi alla concorrenza. Il valore della vettura di Adrian Newey si è visto in talune circostanze, quando non era possibile celarne il potenziale. Il riferimento è soprattutto al Gran Premio dell’Arabia Saudita, quando Max Verstappen e Sergio Perez duellavano per ottenere il giro veloce. Bene, in quella circostanza abbiamo apprezzato una monoposto che era in grado di dare oltre un secondo al giro alle rivali. Egemonia senza appello.

Il gap si apre soprattutto in gara, laddove il progetto RB19 emerge in maniera prorompente. Se in qualifica, nonostante le tre pole position ottenute dagli austriaci, i distacchi sono sempre stati contenuti, è alla domenica che il delta si spalanca in maniera massiccia. E la cosa accade soprattutto a DRS aperto, una delle armi – ormai non più segrete – di una monoposto che poteva godere dello stesso vantaggio anche l’anno scorso.

Questa evidenza è stata sottolineata da Frédéric Vasseur che ha parlato di un “mega DRS” che al momento è più forte di quello usato dagli altri 9 contendenti. Il manager di Draveil ha evidenziato come la Ferrari, in un anno, abbia recuperato parte dello svantaggio ad ala aperta ma che la distanza non sia ancora del tutto colmata. Anzi, il transalpino, in una lucida ammissione, ritiene che resta molto lavoro da fare. E’ quindi necessario concentrarsi sull’aspetto aerodinamico nonostante le limitazioni regolamentari vigenti.

Quindi quelle decisioni che secondo Chris Horner erano state prese da Dracone in persona, severo legislatore dell’antica Grecia, non hanno sortito particolari effetti sullo strapotere della Red Bull che da un anno all’altro è addirittura cresciuto. E con questo arriviamo alla presa coscienza del mondo della Formula Uno circa la sostanziale poca severità di una sanzione che in effetti non ha spostato praticamente nulla.

Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing), il vincitore del Gp d’Australia 2023

Red Bull: una penalità che non penalizza

Gli effetti della penalità dovevano già manifestarsi sulla RB19, visto che l’afflizione è entrata in corso d’opera ad ottobre 2022 e scadrà nello stesso mese del 2023. Se, chiaramente, potrebbero esserci delle limitazioni nello sviluppo della monoposto, nessun tipo di problema si è riscontrato nella creazione della stessa che si è presentata ai nastri di partenza con una solidità che l’anno scorso non aveva.

Red Bull ha fatto un ottimo lavoro, ma sono ancora convinto che la penalità sia stata blanda”. Queste le osservazioni di Frédéric Vasseur sui valori emersi dopo un mese di attività sportiva. “Se consideriamo che durante l’anno cresciamo di meno di un secondo, una penalità del 10% vuol dire un decimo di secondo, probabilmente anche di meno perché non è una progressione lineare”. 

Il manager ex Sauber ha spiegato che il tempo che non si può utilizzare in galleria del vento è stato probabilmente adoperato per mettere sotto la lente d’ingrandimento altre aree della monoposto molto sensibili al cronometro. Come ad esempio quella che riporta al peso. Ed è chiaro che Adrian Newey ci tenga in maniera particolare a questa sfera, visto che ha presentato una monoposto che rientra nei limiti di massa minimi individuati dal regolamento tecnico.

Vasseur, quindi, ritiene che la penalità sia già stata ampiamente compensata e che non ci saranno ulteriori afflizioni per Red Bull, che può contare su un vantaggio comunque grosso che si era già palesato l’anno passato. “Non voglio dire che Red Bull non abbia fatto un buon lavoro, non sto cercando alcuna scusa. Se mi si domanda però se la penalità sia stata lieve, la mia risposta è sì”.

Frederic Vasseur – Scuderia Ferrari

Il capo della gestione sportiva ferrarista esprime comunque una linea di coerenza visto che già l’anno scorso, quando dirigeva il team elvetico, si era espresso affermando che la sanzione era molto blanda a fronte di quello che Red Bull aveva fatto. La minor breach di 1,7 milioni di dollari, secondo i dirigenti delle squadre di fascia medio-piccola, equivale al budget necessario per sviluppare una monoposto nel corso di una stagione agonistica.

Ecco perché qualcuno riteneva che l’afflizione comminata ai campioni del mondo in carica non avrebbe modificato gli equilibri. Anche perché la pena accessoria, ossia quella che prevede il pagamento di una salata multa, non contempla che questa cifra venga stornata dal budget cap, ma che possa essere racimolata da altri comparti aziendali.

E una realtà solida, tentacolare e mastodontica come Red Bull non ha problemi a mettere insieme una cifra irrisoria che alla fine non va nemmeno nelle casse degli altri team, ma va a contribuire al budget stagionale della Federazione Internazionale dell’Automobile.

Ora la Formula Uno ha capito che Red Bull si batte con altri strumenti, ossia con il lavoro e con l’implementazione di espedienti tecnici tali da permettere di recuperare il terreno perso in due anni. Perché la realtà è semplice ed evidente: Adrian Newey ha capito perfettamente cosa serviva per creare una monoposto vincente in base al nuovo quadro regolamentare, mentre molti altri team sono ancora alle prese con problemi di comprensione che probabilmente andavano affrontati due anni fa


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari

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Diego Catalano