Le quattro settimane che ci dividono dal Gran Premio dell’Azerbaigian saranno probabilmente scandite dalle notizie che si rincorreranno in relazione al nuovo format che la F1 sta studiando per i weekend di gara comprendenti la Sprint Race. Nello specifico, le novità in cantiere insistono proprio sulla tappa azera che dovrebbe diventare una sorta di progetto pilota da istituzionalizzare nel futuro.
Il Campionato del Mondo 2023 è quello con il maggior numero di appuntamenti della storia. 23 saranno le gare in calendario, una in meno di quelle originariamente previste prima che saltasse il Gran Premio di Cina per le complicazioni scaturenti dal Covid. Sei gli eventi che saranno caratterizzati dalla gara veloce, il controverso formato che, con affinamenti successivi, Liberty Media e Federazione Internazionale dell’automobile hanno inteso migliorare sia nel sistema del punteggio sia da un punto di vista operativo, abolendo quei circuiti che si presentano refrattari alle manovre di sorpasso (vedasi Imola).
In una gara di 100 km nella quale si va a togliere la possibilità di sostituire gli pneumatici è automatico che si annulli la possibilità di ricorrere a strategie fantasiose, con il momento della sosta che solitamente rappresenta una fase in cui si va a sparigliare un mazzo di carte che troppo spesso sembra preordinato.
Ma ora Liberty Media vuole fare di più. Quello che ha messo in campo non basta, serve qualcosa di ancora più spettacolare e, guarda un po’, munifico. Il risultato si sta perseguendo con estrema fretta e forse senza badare a particolari importanti come quello che afferisce alla sfera della sicurezza, ad esempio.
Cerchiamo di fare il punto della situazione e di capire come potrebbe essere il weekend di Baku. Usiamo il condizionale perché la ratifica ufficiale alle modifiche presentate da Stefano Domenicali non è ancora arrivata e servono ancora degli step per raggiungerla.
La chiave è l’adrenalina: ogni sessione avrà un significato più alto e produrrà qualche effetto sulla classifica o sulla griglia di partenza. I turni di libere, praticamente, si ridurranno a quello che apre il weekend. Fp1 si svolgerà regolarmente, Fp2 si tramuterà in quelle che saranno le qualifiche che determineranno la griglia di partenza della domenica. Quindi, le libere due, forse la sessione più utile per definire i passi gara e gli assetti per la stessa, si trasformerà in una qualifica che avrà lo stesso formato di quella che conosciamo oggi: Q1, Q2 e Q3.
Al sabato mattina la vecchia Fp3 diventerà un altro turno di qualifica sempre formato dalle classiche tre sezioni distribuite in un’ora di attività ed andrà a determinare la griglia di partenza della Sprint Race che si disputerà al pomeriggio. Alla domenica avremo il gran premio normale con la griglia di partenza deliberata due giorni prima.
E chiaro che tutta questa intelaiatura serva per generare maggiore hype accrescendo l’audience. Il che non sarebbe nemmeno una cosa criticabile perché noi tutti, osservatori e tifosi, non vorremmo vedere altro che azione. Ma è la modalità forse troppo superficiale con la quale si sta arrivando a concretizzare questo scenario a far sorgere più di un punto interrogativo.
Come verrà normato il parco chiuso? Fin quando si potrà agire sulle macchine? Basta una sola sessione di prove libere per definire un assetto idoneo per tutti i tre giorni? Vi saranno delle deroghe? Le macchine si potranno toccare dopo La Sprint Race? Tutti i quesiti ai quali Liberty Media, nella persona di Stefano Domenicali, non ha ancora risposto, presentando il nuovo paradigma rivoluzionario.
Al momento possiamo riferirci soltanto a delle percezioni e pare che i team siano comunque d’accordo ad andare incontro alla proposta fatta dal plenipotenziario italiano di Liberty Media Corporate. Ma il fatto che vi sia un accordo non vuol dire che l’idea sarà già ratificata a Baku, a fine Aprile. Il colosso americano dell’intrattenimento, infatti, per vedere accolte le sue visioni, dovrà probabilmente scendere a compromessi accettando quelle che saranno le certe richieste delle scuderie.
Serviranno quindi dei passi ben precisi. Prima andranno ascoltati i team nel merito. Soggetti che faranno le loro sacrosante richieste che potrebbero, appunto, riguardare modifiche sul parco chiuso o la richiesta di ulteriori elargizioni economiche per affrontare delle sessioni più probanti e stressanti per i mezzi. Magari, ma di questo non abbiamo contezza, potrebbe anche arrivare qualche deroga sull’utilizzo del numero di power unit annuali. Tre sembrano davvero poche a fronte di sessioni così tirate che si vanno ad aggiungere a 23 gare in calendario nelle quali di certo non si passeggia.
Dopo questa fase di discussioni preliminari serve un passaggio presso la F1 Commission in cui bisogna mettere insieme una maggioranza di 28 voti su 30. Gli aventi diritto fanno capo a tre macro gruppi: quello dei team, quello della FIA e quello di Liberty Media, ognuno dei quali ha 10 voti a disposizione.
Non basta quindi ottenere 20 voti più uno, ma bisogna giungere ad una maggioranza qualificata di 28 pareri positivi. Dopo ciò, il tutto dovrà essere ratificato dal World Motorsport Council che è l’organo più alto della FIA che dovrà dare, in pratica, il via libera al nuovo formato che solo in quel momento potrà diventare operativo.
È chiaro quindi che la partita sia ancora aperta e che nulla si possa già ritenere scritto. I prossimi giorni saranno caldissimi in questo senso perché non si vorrà arrivare a Baku senza aver stabilito nel merito cosa si dovrà fare. Anche perché gli addetti alla pista, che solitamente in Azerbaigian non sono molto solerti, devono ricalibrarsi e riassettarsi in base al nuovo quadro operativo.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG, Scuderia Ferrari