Il tema dell’allargamento dei team partecipanti alla F1 si accende in maniera intermittente. Di tanto in tanto ritorna dopo periodi in cui le acque sembravano essersi calmate. E’ proprio nei momenti di minore attenzione mediatica che le cose si muovono di più.
C’eravamo lasciati, qualche mese fa, con un’opposizione tra i due organi che governano il Circus e ne stabiliscono la direzione: Liberty Media e FIA. Place de la Concorde, invocando le norme del Patto della Concordia, spinge affinché nuove realtà possano affacciarsi nella massima serie dell’automobilismo.
La proprietà americana, temendo che gli equilibri trovati con le dieci scuderie partecipanti possano essere in qualche modo alterati, si mostra più refrattaria al cambiamento andando incontro alla volontà della maggioranza dei team principal che non vorrebbero una serie stravolta. Nonostante questa tensione c’è una candidatura che continua a farsi strada in maniera sempre più convinta e con possibilità di riuscita in aumento.
“Ci stiamo lavorando. Abbiamo quel processo che stiamo affrontando con la FIA“. Queste le parole di Michael Andretti a margine del Gran Premio di Miami che confermano due cose: il supporto di Mohammed Bin Sulayem è totale e l’obiettivo è scendere in pista nel 2025, un anno prima della nuova rivoluzione regolamentare a cui la F1 andrà incontro.
“Stiamo presentando i nostri documenti e speriamo di ottenere una risposta a metà luglio, quindi stiamo facendo buoni progressi. Stiamo costruendo una squadra mentre parliamo e sarebbe fantastico avere il nome Andretti e quello della Cadillac in F1”.
Andretti, quindi, sta compiendo passi da gigante verso la massima serie a ruote scoperte. Il progetto è ambizioso visto che è pronto un programma che prevede un team di F1, uno di F2 e uno di F3. Michael e Mario vogliono fare le cose in grande e per questo hanno strappato un accordo con General Motors che sosterrà la cordata col marchio Cadillac. Le cose si stanno muovendo su due binari.
Da un lato quello politico con gli Andretti a perorare la propria causa tra i team con l’appoggio pieno e convinto di Mohammed Ben Sulayem, dall’altro quello organizzativo con l’intento di metter su un reparto tecnico necessario per presentarsi al meglio nel 2025.
Figura chiave è l’ex direttore tecnico Renault, Nick Chester, che sta reclutando competenze che stanno confluendo in un reparto tecnico chiamato Top Tier Motorsport a cui è affidata la creazione di una monoposto per l’anno che precedede il decongelamento regolamentare. John McQuilliam, ex Manor Grand Prix, e Chester Jon Tomlinson risultano essere Chief Designer e Head of Aerodynamics del suddetto gruppo.
Non è ancora chiaro se il gruppo opererà appoggiandosi alla sede Alpine di Enstone per scopi di modellazione, ma di certo è imminente l’inizio del lavoro progettuale. Ad oggi, quindi, Andretti è il soggetto più vicino alla discesa in campo. Ed è in buona compagnia, anche se “più da lontano”.
Il programma racing degli Andretti non è il solo che bussa alle porte della F1, dunque. Il business è invitante e altri soggetti ne vorrebbero far parte. Tre sono i gruppi che si stanno organizzando, anche se le loro candidature sono al momento meno concrete. Ma questo non vuol dire che siano meno credibili o abbiano un potenziale inferiore.
Il primo è Panthera Team Asia guidato da Benjamin Durand che può contare su fondi arabi. Un programma che ha conosciuto diversi stop e successive rimodulazioni.
“A causa del COVID le cose si sono fermate per noi. Abbiamo iniziato a sviluppare l’auto dal punto di vista aerodinamico, abbiamo lavorato sul nuovo regolamento dell’epoca, abbiamo fatto alcuni sviluppi CFD“, aveva riferito Durand qualche tempo fa. Un’equipe era già all’opera sulla vettura e intende ora riprendere il discorso laddove era stato lasciato durante la pandemia. Si osserveranno gli sviluppi ma senza troppe pretese perché sembra essere scemato l’interesse iniziale.
Gli ultimi due gruppi sono HiTech, guidata da Oliver Oakes, e quello capitanato da una vecchia conoscenza del motorsport a ruote scoperte: Craig Pollock. L’avventura dell’ex kartista sembra in salita poiché sono noti i legami con i Mazepin che, a causa della crisi russo-ucraina, sono banditi dalla F1.
Sebbene Oakes abbia negato i “lacci” che stringono HiTech e l’azienda russa sanzionata (Uralkali) restano dei dubbi che la Federazione e Liberty Media potrebbero tenere in considerazione nell’eventuale domanda di ammissione regolamentata recentemente da una specifica procedurale pubblicata dall’ente con sede a Place de la Concorde, Parigi.
E veniamo così all’ultimo gruppo di pressione. Craig Pollock fu il fondatore della British American Racing acquisendo Tyrrell col contributo della BAT, munifica multinazionale del tabacco. Un uomo legato a Jacques Villeneuve visto che ne fu manager in CART e contribuì al suo approdo in Williams, scuderia con la quale, nel 1997, si laureò campione del mondo di F1. Dietro il vulcanico manager inglese, che pare fare molto sul serio, ci sono capitali sauditi riconducibili al principe Khalid che ha confermato l’avvio degli studi di fattibilità ammettendo che oggi entrare in F1 è più semplice.
I soldi sauditi stanno diventando una parte molto importante dell’attività della classe regina del motorsport, vedi Saudi Aramco che è in Aston Martin (non a caso diventata partner esclusivo di Honda) e che finanzia l’attività della F1 come sponsor strategico. L’asse del Circus, lo abbiamo raccontato più di una volta dalle nostre colonne, si sta spostando in quelle zone. E il fatto che Pollock abbia i Sauditi alle spalle non può che essere un punto a suo favore. Ma questo lo capiremo nei prossimi mesi.
Il quadro è quello su presentato. Ovviamente non è possibile che possano essere accolte tutte le istanze, anche perché, ad oggi, solo Andretti ha presentato la documentazione necessaria per l’adesione. Chiaro è che la F1 stia diventando un business sempre più appetito e ciò è merito di Liberty Media che sta rivoluzionando il brand che gode di ottima salute osservando la quota profitto in costante ascesa.
Proprio questa esplosione del marchio, però, fa chiudere a riccio i team e la stessa proprietà che non vogliono mettere a rischio un modello di business che sta funzionando alla grande. Ecco perché, volendo fare una previsione, oltre ad Andretti non ci sarà nessun altro soggetto a calcare le piste con le proprie monoposto. Almeno nel medio periodo.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Andretti Global, Aston Martin