Proprio come Ferrari, anche Mercedes è ni guai. Ha vinto tutto di recente ma dalla fatidica Abu Dhabi 2021 non ne è stata più capace. In maniera velata è stato trovato un capo espiratorio, scenario che si è palesato con le responsabilità versate su Mike Eliot, padre concettuale delle “vetture slim”. Così, il britannico ha visto modificare i propri incarichi all’interno della squadra pluricampione.
Benchè per lui sia arrivata una sorta di “premio” con il ruolo di Chief Technical Officer, in realtà il progetto è tornato saldamente nelle mani dell’ex ferrarista James Allison, insignito dalla casa tedesco con la carica di direttore tecnico. Manovra da noi definita “promuovere per rimuovere”, togliere potere decisionale in determinate aree a chi, evidentemente, anche se in maniera sottile, è considerato come responsabile del fallimento.
Mercedes W14, una monoposto sulla quale arriverà un profondo cambiamento. Sebbene il pacchetto di aggiornamenti doveva essere invasivo e palesarsi nel suo insieme, durante le ultime settimane una certa prudenza in tal senso è arrivata. Attraverso la fulgida mente di Toto Wolff, infatti, il team di Brackley ha fatto sapere che le novità, probabilmente, saranno inserire con parsimonia.
L’obbiettivo pretende porre rimedio al comportamento della W14 che non soddisfa affatto i piloti. Soprattutto Lewis Hamilton convinto oramai da tempo che che il progetto “zero pod” abbia fatto il proprio corso. E allora non ci resta che attendere lo step evolutivo che comprenderà anche una rivisitazione interna della monoposto total black. Poco visibile ma molto effettiva, si spera.
In Mercedes le teste pensanti sono molte. Preparate e capaci di ribaltare situazioni prestazionali poco effettive. In tempi non sospetti, fine febbraio 2023, gli ingegneri della casa di Stoccarda avevano già capito. Lo ribadisce Andrew Shovlin, tecnico incaricato a bordo pista di seguire le evoluzioni della W14. Il quarantanovenne inglese svela il programma di lavoro nel suo svolgimento.
Durante il prossimo week end arriveranno i primi aggiornamenti che, nella speranza collettiva, dovrebbero agire sull’handling della vettura. L’obiettivo è quello di fornire un’auto più guidabile, quindi, allargando la finestra di messa a punto. Tale provvedimento, oltre ad innalzare le prestazioni pure sul push lap, dovrebbe consentire una più cosciente amministrazione delle gomme in gara.
Validata la prima tranche evolutiva in tempi brevi (si spera) arriverà il secondo aggiornamento. Più cospicuo, a quanto pare, la cui data di rilascio resta da destinarsi anche in base all’effettività delle soluzioni messe in pista all’autodromo Enzo e Dino Ferrari. Inoltre, fattore molto importante, la strada concettuale utilizzata cambierà radicalmente.
La direzione intrapresa non cerca solo di abbassare i riscontri cronometri nel futuro a breve termine. Si tratta di abbracciare un nuova filosofia che, dopo aver effettuato una miriade di studi realizzati tra simulatore e CFD, ha svelato come questa scelta offrirà uno scenario possibilistico nettamente superiore in termini di up date, attraverso il quale Mercedes pensa di poter tornare a vincere nel 2024.
Torniamo a Toto, direttore esecutivo della Mercedes. L’austriaco ci sa fare con le parole. Scaltro quanto basta ha spesso dipinto tele utopiche riguardo l’andamento della scuderia tedesca. Tuttavia gli va dato atto di saper ammettere gli errori commessi negli anni, esprimendosi con estrema chiarezza quando il contesto lo necessitava. Esempio lampante la lettera “a cuore aperto” verso i tifosi di inizio stagione.
L’attuale quadretto incorniciato dall’ex Williams corrobora le parole dei colleghi. Si tratta di dare vita a una nuova linea di base che di fatto va a cancellare con un netto colpo di spugna il passato. Quesiti e variabili di un’equazione mai risolta. Non è certo semplice dire una cosa del genere, in quanto queste parole ammettono il fiasco del progetto tanto ambizioso quanto irrealizzabile.
Si tornerà pertanto a soluzioni più convenzionali, aerodinamicamente parlando. Il target è quello di modificare l’andamento dei flussi per far funzionare la monoposto, renderla più controllabile e al contempo, garantire un piano di lavoro per i prossimi anni decisamente meno complicato. Una sorta di reset, insomma, nato da un aspetto doloroso ma assai concreto: l’impossibilità di comprendere appieno il concept “zero pod”.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Mercedes AMG F1 Team