Dopo l’imprevista quanto doverosa cancellazione del gran premio di Imola, il circo della F1 fa tappa in uno dei tracciati più iconici in calendario. Un lembo di asfalto nel cuore del Principato di Monaco che ha consacrato i più grandi interpreti della categoria. Una gara che nella maggior parte delle edizioni è stata influenzata dal risultato delle qualifiche in relazione alla natura del circuito che rende i sorpassi pressoché impossibili.
Le uniche variabili possono essere una buona partenza o la presenza di mutevoli condizioni meteo che, oltre a rendere più ardua la sfida dei piloti, può prestarsi a brillanti strategie di gara in grado di sovvertire i rapporti di forza espressi al sabato. Lo scorso anno proprio la pioggia e una errata lettura della gara da parte degli strateghi della Scuderia Ferrari, trasformarono la doppietta in qualifica in una sorta di “Caporetto” nella plumbea domenica che consegnò il successo a Sergio Perez.
Nel salotto di casa Charles Leclerc ha vissuto alcune tra le principali delusioni in carriera. Le pole nel biennio 2021/2022 non sono state sufficienti a raggiungere un successo tra le mura amiche. Il Cavallino Rampante arriva al gran premio più glamour dell’anno con poche certezze in merito al livello di competitività della SF-23. All’ottimo podio conquistato da Leclerc a Baku ha fatto seguito una prestazione incolore in Florida da parte degli alfieri della Rossa. Un brusco blackout dopo i segnali incoraggianti evidenziati in terra azera.
Mai come in questa stagione si ha la netta sensazione che il gran premio di Monaco possa rappresentare uno dei pochi round in cui la concorrenza Red Bull possa evitare che il team di Milton Keynes possa dare seguito alla convinzione di molti addetti ai lavori ovvero vincerle tutte le gare in calendario.
Le caratteristiche uniche del tracciato hanno in molte occasioni livellato i valori in campo fornendo più margine al talento dei piloti rispetto alle potenzialità del mezzo. Resta inteso che la RB19 andrà forte anche nel toboga monegasco ma se c’è uno spauracchio per la corazzata austriaca essa risponde al binomio Ferrari-Leclerc.
Quella che può apparire una speranza è in realtà corroborata da dati di fatto incontrovertibili. Leclerc è certamente il miglior interprete della Formula 1 moderna sul giro secco e ha dimostrato di essere l’unica alternativa al sabato in quello che rischia di essere un lungo monologo della monoposto concepita da Adrian Newey. Le due pole messe a segno dal monegasco nello sprint weekend di Baku sono le uniche briciole lasciate da Verstappen e Perez alla concorrenza.
Probabilmente anche a Miami il talento del Principato di Monaco avrebbe potuto lottare per la pole ma un eccesso di foga lo ha tradito. Dal punto di vista tecnico la SF-23 ha quasi sempre mostrato il volto migliore in qualifica anche con Carlos Sainz, nonostante lo spagnolo non abbia il tocco magico del team mate nel Q3. Occorrerà rasentare la perfezione nella definizione del migliore setup per il giro secco e nel timing di uscita dai box nelle tre fasi della qualifica.
E’ ancora vivo il ricordo della pista sbarrata dalle monoposto di Sainz e Perez che di fatto impedirono a Max Verstappen di contendere la prima fila con le monoposto della storica scuderia modenese. Dinamica che suscitò diverse illazioni sulla volontarietà del testacoda del pilota messicano che danneggiò la qualifica del due volte campione del mondo.
Nel tracciato monegasco il super DRS della RB19 dovrebbe essere ininfluente rispetto agli altri circuiti in calendario se non attraverso una manovra altamente rischiosa alla chicane del porto esibita da Max nel vano tentativo di avere la meglio su Lewis Hamilton nell’edizione 2020 del gran premio. Qualora Charles riuscisse nell’impresa di cogliere la terza pole consecutiva nel circuito casalingo allora servirà una gara alla Gilles Villeneuve formato Monaco e Spagna 1981.
Un eventuale successo del vice campione del mondo non cambierà il destino di questa stagione che dopo cinque gare sembra inevitabilmente segnato ma, ne sono certo, metterebbe a tacere i fiumi di inchiostro (e illazioni) riguardo al presunto passaggio di Lewis Hamilton alla corte di Maranello.
Sarebbe l’ennesima dimostrazione che quello dei piloti è veramente l’ultimo dei problemi in casa Ferrari. Senza nulla togliere al fuoriclasse inglese, il management del Cavallino Rampante deve costruire un team capace di realizzare monoposto competitive indipendentemente dal talento del pilota. Quando il livello prestazionale sarà elevato, Charles ha dimostrato di estrarre il decimo di secondo che può fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1, Scuderia Ferrari