Formula 1

Red Bull: il dominio attuale svela i programmi futuri

Comandare con un largo vantaggio sui rivali offre una serie di vantaggi, specie di lungo periodo. Red Bull può pianificare senza troppe pressioni il futuro che la vede protagonista dell’ennesima trovata geniale finalizzata a mantenere una posizione privilegiata nella F1. Il riferimento è alla costituzione del reparto powertrains autonomo che si sta definendo in collaborazione con Ford dopo aver deciso, in maniera consensuale e senza strascichi polemici, di dire addio alla Honda.

Tra un trionfo e l’altro, a Milton Keynes sono settati sul 2026, anno in cui le power unit saranno oggetto di revisione tecnica visto che verranno alimentate da carburanti sostenibili al 100%m, si baseranno su un maggiore apporto di potenza dalla quota elettrica e vedranno l’addio del motogeneratore MGU-H e il contestuale l’aumento della portata dell’MGU-K.

Il programma impostato da Milton Keynes ha chiaramente dovuto tenere conto dei vincoli di spesa che anche su questa materia sono stringenti. Ma proprio questi hanno permesso di definire per bene i dettagli operativi di un’operazione ambiziosa e che, nel tempo, potrebbe varcare i confini della compagine anglo-austriaca e della controllata AlphaTauri.

Il nuovo logo di Red Bull Ford Powetrains

Red Bull powertrains: per ora è uno questione di famiglia

L’idea di Chris Horner, uno dei grandi architetti della start-up Red Bull – Ford, è quella di non aprire, almeno inizialmente, la fornitura dei propulsori a società terze. “Penso che inizialmente forniremo solo due team perché, come start-up e come nuovo produttore di motori, ritengo che sarebbe eccessivo se andassimo oltre“, ha spiegato a RN365.

Penso che vogliamo solo concentrarci prima sul servizio dei due team Red Bull. Abbiamo avuto molto interesse da altre squadre. Almeno due hanno mostrato interesse. Ma non siamo ancora pronti per questo“. Il riferimento è ovviamente alla McLaren che nei mesi scorsi, con Andrea Stella e Zak Brown, ha fatto visita a Milton Keynes in un round di consultazioni necessario a definire il futuro motoristico della franchigia di Woking.

Tuttavia, questa prospettiva potrebbe cambiare in futuro. Ed è stato lo stesso Horner a spiegare come e perché: “Abbiamo la capacità di assumere squadre extra se negli anni futuri abbiamo la necessità di fornire un nuovo team. Ma, probabilmente per i primi due anni, vogliamo concentrarci solo sui team di proprietà della Red Bull“. L’obiettivo è procedere con calma e senza lasciarsi prendere dalla foga. Bisogna solidificare il business, implementare tutte le operazioni relative alla pista e capire quali saranno i fornitori esterni. Cose necessarie per strutturare un ambiente competitivo.

Christian Horner, team principal della Red Bull

Solo la FIA, che ne ha facoltà visto che la cosa è codificata nel regolamento, potrebbe imporre a un motorista di fornire un team in più. Ma all’orizzonte, anche se dovesse entrare un undicesimo soggetto (Andretti procede sempre più spedito, ndr), non si scorge questa opportunità. “La FIA potrebbe farlo – ha spiegato il team principal della Rer Bull – Ma è improbabile che lo facciano con un nuovo arrivato a meno che alcuni degli altri produttori non si ritirino“. E ad oggi Ferrari, Mercedes, Renault – e forse la stessa Honda – non hanno in predicato di dire addio alla F1.

La parole di Horner chiudono, almeno per il momento, un tormentone che ci ha accompagnato in questo ultimi tempi: la cessione presunta della AlphaTauri. Nel progetto powertrains la scuderia faentina è pienamente coinvolta. Anche perché, come accadde con Honda, potrebbe essere una buona base per sviluppare le power unit senza subire gli effetti negativi delle troppe sostituzioni eventuali. Le vetture italiane potrebbero diventare delle vere e proprie cavie tecniche da sacrificare per il bene della controllante austriaca.

Horner ha dichiarato che non ci sono piani di vendita facendo chiarezza su dichiarazioni fumose del suo collega Helmut Marko che qualche spiraglio aperto lo aveva lasciato a fronte di un’offerta di acquisto da 800 milioni di dollari che sarebbe stata recapitata alla proprietà. “Sarebbe molto attraente per qualsiasi potenziale investitore, ma non ci sono piani da parte degli azionisti per vendere o diluire la posizione in AlphaTauri“. Fine della storia.

Honda: un futuro anche dopo Red Bull?

Red Bull – Honda: un addio senza polemiche

Horner ha ammesso che il budget cap è stato “chiave” per incoraggiare il progetto: “Inizialmente avremmo avuto un accordo con Honda per costruire i loro motori su licenza. Poi, andando avanti, si è capito che sarebbe stato impossibile. Quindi, alla fine, grazie al buon rapporto che abbiamo con Honda, abbiamo contratto i loro servizi fino alla fine del 2025, concentrandoci sul nuovo setup per il 2026“.

Inizialmente la FIA era indirizzata verso un motore a quattro cilindri e un’architettura molto diversa. Quindi sarebbe stato un foglio bianco da cui ripartire per tutti. Mentre quello che abbiamo oggi è un motore attuale senza MGU-H e con una batteria più grande. Questo dà agli operatori storici un significativo vantaggio che ovviamente stiamo già provando a recuperare“.

In realtà l’architettura sostanzialmente invariata è un vantaggio strategico per Red Bull Powertrains che sta facendo già girare al banco la parte endotermica del propulsore che, per ovvie e logiche ragioni, sarà di estrazione Honda visto che vi sarà un naturale travaso di competenze. In questi mesi i tecnici ingaggiati dalla Red Bull, alcuni dei quali provenienti proprio da Honda e da Mercedes, stanno interagendo con gli ingegneri della Ford che hanno sviluppato competenze all’avanguardia nelle tecnologia ibrida e nelle batterie.

Red Bull, quindi, intende presentarsi ai nastri di partenza della stagione 2026 con una power unit efficiente e affidabile. Il congelamento regolamentare odierno e il fatto che sia Honda ad occuparsi della produzione e della rettifica dei propulsori rappresentano un innegabile vantaggio per chi si può concentrare solo sul futuro evitando distrazioni rappresentate dalla svolgersi di un campionato del mondo. Un nuovo modello, quello di Milton Keynes, che si propone di diventare un riferimento per la F1. Ancora una volta.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1, Oracle Red Bull Racing 

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Diego Catalano