F1: lo sfruttamento del sistema finanziario attraverso le zone grigie del corpo normativo esiste o no? Il quesito che da via allo scritto odierno non ha una riposta ben precisa. Quello che sappiamo esistere per evitare tale scenario riguarda l’accesso continuo alla revisione dei libri contabili delle scuderie. Tale provvedimento, almeno in linea teorica, dovrebbe evitare le classiche “furbate” che in qualche modo potrebbero dar vita a diversi benefici.
Ma le zone grigie in F1 esistono eccome. Lo sanno tutti. Sono anni che vivono nell’ambito tecnico, dove la bravura degli ingegneri ha spesso fatto la differenza, troppe volte, in alcune situazioni in maniera davvero imbarazzate. E allora ci sta tutta che i timori siano fondati in un quadro normativo del genere, quello finanziario, dove la medesima attitudine in merito all’interpretazione potrebbe rispondere presente.
Per ovvie ragioni il passato modifica il futuro e con lui il “modus operandi punitivo” verso chi, “agilmente”, si approfitta della bontà redazionale di un regolamento zeppo di aree grigie. Il processo di valutazione della scorsa campagna agonistica relativo al 2021 ha colto in fallo Red Bull. La sanzione pecuniaria e operativa ottenuta dall’interlocuzione tra giudice e reo confesso ha prodotto una pena alquanto discutibile: decurtazione pari al 10% dei parametri ATR sommata a multa di 7 milioni.
Un’ammenda che sembra non aver fatto un baffo alla squadra di Milton Keynes, capace di dominare la scena e, al contempo, mostrare la capacità di aggiornare la propria vettura. Senza dubbio la collaborazione dei team con una squadra “B” avvantaggia un contesto torbido dato che, una scuderia consociata, può tranquillamene lavorare per il suo “datore di lavoro” senza che la Federazione Internazionale se ne accorga.
I fatti parlano chiaro in tal senso. La scuderia top utilizza la totalità del budget. Lo spende al meglio per produrre il proprio progetto. Poi, in un secondo tempo, magari a campionato in corso, quando ulteriori risorse economiche sono necessarie, la squadra da lei controllata potrebbe investire una parte di risorse, saggiamente conservate, per venire in aiuto del “padrone”. A pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca, verrebbe da dire.
Le congetture in tale senso si sprecano. Non si tratta di accusa verso chi è stato preso con le mani nella marmellata. Tuttavia le supposizioni del paragrafo precedente pare abbiano un senso, benchè nell’illecito sopracitato non esiste contezza di tale schema operativo. Un ulteriore supposizione la si scorge pensando a Mercedes, scuderia pluricampione del mondo sempre molto agile muovendosi tra le pieghe regolamentari.
James Allison ha partecipato le progetto Coppa America per conto del team Ineos, guarda caso co-proprietario della scuderia tedesca. Un tecnico impegnato su più fronti come può essere controllato dalla FIA? Pensare che potrebbe avvalersi dei servigi esterni nel progetto “marittimo” per sviluppare concetti della F1 sarebbe poi così assurdo? Purtroppo no, considerando l’attuale tecnologia a disposizione.
Medesima situazione per Aston Martin che, recentemente, in largo anticipo sulla tabella di marcia, ha stretto un chiaro accordo con il colosso giapponese Honda, il quale porta avanti diversi interessi operativo con in reparto auto stradali Lagonda.
Anche Ferrari rientra in questo bel quadretto ipotetico tramite il progetto WEC, dove le tecnologie utilizzate sono molto vicine alla massima categoria del motorsport. Insomma… le “scappatoie legalizzate” o comunque passibili di punizione sono molteplici, utili per aggirare i paletti regolamentari affibbiando a realtà esterne il lavoro che la scure del budget cap “vieta” ai team di F1.
E allora come si può raggiungere un contesto dove nessuno mira a trarre benefici? La Federazione Internazionale pensa di saperlo. Tramite una direttiva tecnica che, almeno a livello teorico, quando entrerà in vigore, dovrebbe controllare la totalità di questa spinosa faccenda. Per dare un ulteriore giro di vite si è deciso di chiarire ulteriormente la situazione, andando a precisare che a una scuderia di F1 non è concesso il trasferimento di proprietà intellettuali provenienti da progetti esterni che, per ovvi motivi, non rientrano nelle operazioni concesse dalla massima categoria del motorsport.
Per questo, qualsivoglia frutto di inventiva e ingegno umano esterno risulta totalmente legittimo se e solo se legalizzato attraverso la contabilizzazione all’interno della cost cap. Mentre per quanto concerne le divisioni tecniche commerciali il know how racimolato resta trasferibile. Ciononostante la questione resta torbida. Le scappatoie per aggirare le regole continuano a fare presenza. Ecco perchè dalla stagione 2024 cambieranno ancora le cose.
Gli sforzi per regolare il tutto ci sono. L’impegno della Federazione Internazionale è altissimo per vigilare quanto più possibile quest’ambito nebuloso, vago in certi suoi punti e troppo facilmente violabile in diverse aree. Le continue visite alle diverse factory della FIA mirano a racimolare quante più informazioni per poi lanciare una controffensiva questa volta fattuale.
In ultima istanza un ragionamento: e se il controllo sul budget cup prendesse corpo sulla stagione in corso, non cancellerebbe eventuali astuzie in seduta stente? Una punizione postuma come quella affibbiata a Red Bull, d’altro canto, sebbene possa sfavorire un contesto futuro al medesimo tempo legittima uno scenario irregolare. Esattamente quanto successo nel 2021 dove peraltro, Max Verstappen, anche grazie ai soldini spesi in più sulla RB18, ha vinto il campionato del mondo piloti.
Autore : Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari