Le decisioni della dirigenza Ferrari prese nell’ultimo fanno discutere. Non si tratta di critiche ma di semplice constatazione dei fatti. La scelta di fare a meno di un uomo comunque importante nell’organigramma storico della rossa, Mattia Binotto, dopo quasi tre lustri spesi all’interno del team italiano, è arrivata con tempistiche quantomeno discutibili.
Quello che sorprende al riguardo sono le dichiarazioni di Vigna nel pre campionato. Se l’ingegnere di origine Svizzera è stato allontanato a Gennaio un motivo esiste. È consuetudine, infatti, quando un rapporto si definisce logoro e senza futuro, chiudere la relazione a fine campionato o addirittura in anticipo, per dar modo al nuovo soggetto di poter incidere, anche se solo in parte, sul campionato successivo.
Il contesto appena descritto è ben lontano da quello che è capitato. In merito un pensiero soggiunge. Immaginare come non appena l’eforato del Cavallino Rampante si sia accorto delle scarse potenzialità del progetto 675 abbia deciso di silurare Mattia, a questo punto, risulta poi così sbagliato? Forse sarebbe rimasto se la vettura 2023 fosse stata all’altezza? Chissà. Così non è stato però e il triste epilogo è andato in scena.
Questo clima a dir poco nocivo ha caricato di eccessiva pressione il nuovo team principal della rossa, deputato a risollevare le sorti di una scuderia in tempi piuttosto brevi. Aspetto sul quale abbiamo disquisito in mattinata tramite una riflessione scritta, dove sottolineiamo nei dettagli come all’interno del mandato Vasseur manchi l’uomo del presente.
A questo punto un altro quesito interessante emerge. Ricordando le parole di Binotto possiamo dire che la filosofia Ferrari voluta nel 2022 non era mai stata bocciata, almeno a parole. Al contrario la convinzione di poter essere competitivi con una veste aerodinamica dai concetti differenti, rispetto ai competitor più agguerriti, è sempre stata agitata con estrema fermezza.
A dirla tutta lo stesso Vasseur ha difeso il progetto credendo nel lavoro svolto nel recente passato. Tuttavia dal Gran Premio di Spagna abbiamo osservato come la SF-23, dopo un anno e fischia di continuità concettuale, ha mostrato un avvicinamento a Red Bull nell’impostazione aerodinamica. I dettagli tecnici che in questo momento ancora non risultano utili alla causa, sono stati raccolti precisando come la filosofia inwash stia limitando l’alimentazione delle strutture vorticose nel diffusore e, di conseguenza, il rendimento della monoposto italiana.
Sotto questo aspetto vale la pena fare un ragionamento. Il gruppo di lavoro del manager di Losanna aveva già studiato sulla carta gli aggiornamenti da introdurre in base alle caratteristiche del progetto. Mentre Vasseur, lo ha detto chiaramente più volte, ha ribadito come i piani relativi agli update hanno subito un cambio di rotta. Per questo la tardanza nel palesarsi.
Ora: una gestione sportiva che perde i pezzi, non ha unione di intenti e al contempo mostra una direzione tecnica confusa, come può cambiare la pianificazione nel breve periodo e renderla efficace in pista? A ragion di logica tutto appare estremamente complicato anche perché, in questi casi, dove regna l’incertezza, nessuno si prende la responsabilità dei provvedimenti svolti.
D’altronde le persone preposte a traghettare i compiti in attesa di una riorganizzazione interna non possono certo essere condannate se non riescono nell’impresa, corretto? Per contro tali soggetti si sentono giustificati per varie ragioni. Esempi? Il tempo è poco, questo lavoro doveva essere fatto da altri, centrare l’obbiettivo senza mezzi è assai complesso.
Ad aggravare il tutto l’assenza totale della dirigenza. O forse sarebbe meglio dire la carenza societaria. Si perché a quanto appreso l’eforato di Maranello è al lavoro da tempo. In pianta stabile. Gli sforzi profusi sono molteplici. Ciononostante la mancanza di esperienza sportiva in relazione alla F1 si fa sentire. Saper muoversi agilmente nel mondo finanziario non ha nulla a che vedere con i fatti della pista. Lo si nota chiaramente, purtroppo.
Sebbene Elkann e Vigna siano scesi in campo in prima persona per cercare di cambiare le cose, la loro inesperienza all’interno del motorsport si fa sentire eccome. Senza una figura specializzata che possa fornire determinate consulenze, raddrizzare una condizione così limitante non sarà mai possibile. Questo fattore non fa ben sperare se guardiamo al futuro, perché le basi della monoposto 2024 dovrebbero essere gettate proprio nel prossimo mese.
Come riesce una compagine in estrema difficoltà nella “semplice” gestione del presente a programmare correttamente l’avvenire? Il punto interrogativo trova una risposta scontata: non può. Ecco che il futuro assume tinte fosche, molto di più di quello che si potrebbe pensare, mettendo a serio rischio l’esito della stagione 2024. Deriva che necessariamente deve’essere evitata.
Abbandonare in toto l’importanza dei risultati attuali, sebbene in parte potrebbe essere deleterio, faciliterebbe la cruciale ricostruzione organizzativa all’interno della GES per programmare il prossimo mondiale. Anno nel quale, Vasseur lo sa bene, le scuse legate alle tempistiche non reggerebbero più. Si tratta di priorizzare per tornare a essere grandi, contesto che non fa presenza da troppo tempo oramai.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari