La settima tappa del mondiale di Formula 1 potrebbe rappresentare l’inizio di una nuova stagione, ma forse non per Ferrari. In attese di conferme, il team Mercedes ha sciorinato una prestazione molto consistente che sembra proiettare il team tedesco come potenziale inseguitrice di Max Verstappen. Anche in questo weekend la differenza sulla concorrenza è stata mostrata dal pilota olandese che ha tramortito il team mate in tutte le sessioni del weekend.
Basti pensare che Russell, scattato alle spalle del pilota messicano, è stato autore di una perentoria rimonta che gli ha consentito di salire sul gradino più basso del podio. I team stanno progressivamente apportando le prime modifiche alle monoposto e nell’ambito di tale processo evolutivo si possono già apprezzare dei sensibili cambiamenti nei rapporti di forza. Ad esempio l’ottima AMR23 è sembrata la brutta copia della monoposto osservata nelle prime gare della stagione. Contestualmente è tangibile lo step della McLaren, che sta risalendo la china dopo un inizio shock.
E la Ferrari? Dopo l’annullamento della tappa di Imola, in Spagna ha esordito una vera e propria versione “B” della SF-23, modificata in diverse aree visibili ad occhio nudo. Il tracciato di Barcellona, da sempre giudice implacabile della bontà dei progetti tecnici delle monoposto, ha evidenziato i medesimi limiti della specifica di base della rossa di Maranello. La gestione dei pneumatici è stato ancora una volta il tallone d’Achille delle vetture affidate a Carlos Sainz e Charles Leclerc.
L’attuale livello di competitività della SF-23 obbliga a ragionare sulla performance piuttosto che sul deludente risultato conseguito dalla storica scuderia modenese. E’ necessario premettere che la resa dei compound portati dalla Pirelli ha disorientato i team in quanto il degrado prestazionale delle mescole è stato molto più contenuto rispetto alle previsioni.
Ad esempio Carlos Sainz è stato protagonista di un primo stint dignitoso su gomma rossa usata, per poi soffrire tremendamente con le gomme medium. Per il team mate monegasco i 66 giri percorsi ieri sono stati di pura sofferenza. Il primo stint effettuato su gomma hard è stato disastroso. Con nessuna delle mescole la SF-23”B” è riuscita ad esprimere una performance lineare.
In alcuna fase della gara si è avuta la sensazione che i piloti della rossa potessero trarre beneficio dalle scelte strategiche. Nei giri successivi agli undercut, Sainz e Leclerc giravano nei medesimi tempi della concorrenza ingaggiata nel valzer dei pitstop. Al netto dello stratosferico Max, in grado di esaltare le qualità della RB19 in ogni condizione, forse le temperature non elevate della pista hanno pesato sul rendimento delle monoposto del Cavallino Rampante.
In Formula 1 i miracoli non esistono tuttavia gli uomini di Maranello si aspettavano segnali incoraggianti dalla trasferta in terra iberica. Invece anche il settimo round della stagione ha seguito il medesimo spartito delle tappe precedenti. Ottima performance in qualifica, disastroso “tyre management” in gara. Il linguaggio del corpo di Carlos e Charles nelle interviste a caldo vale più di mille parole.
Il pilota madrileno ha timidamente asserito che il miglioramento fornito dagli update c’è stato ma il layout della pista composto da molti segmenti con curve ad elevata velocità non hanno consentito di evidenziare lo step prestazionale, confermando che il degrado dei penumatici resta il principale limite della monoposto. A differenza di Carlos, quinto al traguardo, Leclerc non è riuscito ad entrare in zona punti dopo essere partito dalla pit lane. Lo sguardo di Charles è ormai perso nel vuoto.
Il pilota del Principato di Monaco ha dichiarato di essere completamente disorientato dal comportamento della SF-23 che con la medesima mescola (hard, nda) ha sofferto tantissimo nel primo stint mentre nella terza frazione di gara, sempre con gomme dure, è riuscito a esprimere un passo dignitoso. Una volatilità prestazionale che sta mettendo a dura prova non solo le abilità di guida del campione francofono ma anche l’aspetto emotivo. La SF-23 è una macchina impossibile da capire, così etichettata da Leclerc, anche nella sua versione evoluta.
Raramente abbiamo visto l’alfiere della rossa completamente frastornato come nel post gara del Gran Premio di Spagna. Dulcis in fundo, l’analisi della gara di Vasseur lascia perplessi. Il manager francese parla di un gap di uno/due secondi rispetto al reale potenziale della monoposto che probabilmente è stato apprezzato solo al simulatore. Il numero 1 del Cavallino Rampante esprime soddisfazione per aver “battuto” l’Aston Martin e “sorpresa” in relazione allo step prestazionale compiuto dalla Mercedes.
La sensazione è che il team principal della Scuderia Ferrari si trovi nel bel mezzo di una tempesta che probabilmente richiederebbe uno stile di comunicazione diverso. Nella trasferta spagnola non c’è alcun bicchiere mezzo pieno. L’arrivo al traguardo di Sainz davanti alle Aston Martin è il minimo sindacale se ti chiami Ferrari. Essere sonoramente battuti da Mercedes a parità di update “invasivi” deve far riflettere. La vera sorpresa è essere nel midfield senza essere venuti a capo dei mali che affliggono il progetto 675.
I 45 secondi di distacco inflitti da Verstappen a Sainz nel corso di una gara non influenzata da alcuna neutralizzazione sono pari a circa 7 decimi al giro. Un risultato inaccettabile dal quale ripartire con umiltà e forte senso di autocritica, evitando di esaltarsi per gli inutili piazzamenti del sabato o le sterili vittorie di Pirro nei confronti di scuderie nettamente inferiori in termini di risorse e infrastrutture.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1, Scuderia Ferrari
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Personalmente mi.sono fatto un'idea e cioè che in RB esiste un'integrazione tra fondo e ali. Alla F ormai è chiaro che manca carico. Nonostante ciò per non perdere in rettilineo gira con ala post scarico. La RB gira sempre con la stessa ala supercaria e non perde in rettilineo. A Monaco s'è visto il.fondo RB che presentava una serie di generatori di vortici sulla parte posteriore della chiglia. Lo stesso anche se appena abbozzato era visibile su M. La F nulla. L'idea è che in rb siano riusciti a stallare il.fondo in rettilineo il quale ricomincia a lavorare a minori velocità, in curva, nelle quali oltre al fondo possono beneficiare di un carico eccezionale dell'ala posteriore. Lo stallo del fondo porta a neutralizzare lo stesso che quindi non produce né carico né resistenza. Inoltre se vi ricordate lo scorso anno la rb ad un erto punto ha iniziato a volare più o meno in concomitanza della td39. Be il.tempismo sembrerebbe indicare.la td39 come causa. Ma se ricordate ancora prima la rb girava con due fondi diversi anche in gara. Be secondo me stavano sviluppando il concetto di cui sopra in comparazione con un fondo tradizionale. Perche non in galleria? Semplice in galleria non si può andare oltr i 200 km. Mentre lo stallo deve avvenire a velocità ben più alte.