Santini Scripsit

Non si vive di sola Ferrari

Ferrari ha proposto il primo pacchetto di update, ma un dominio così netto della Red Bull si era visto in questa prima parte di stagione: la RB19 in Spagna si è dimostrata più forte che mai, con Max Verstappen che si è portato a casa un Grand Chelem che non lascia spazio a discussioni di alcun tipo. I tanto attesi sviluppi Ferrari non hanno dato i risultati sperati, con la gara di Carlos Sainz che è stata emblematica da questo punto di vista: nonostante la partenza dal secondo posto in griglia, la top 5 è stato il risultato massimo possibile in gara, tra l’altro ottenuto probabilmente con la complicità di una Aston Martin mai davvero all’altezza delle aspettative nel corso del fine settimana.

Finito il “processo alla gara”, nel corso della settimana non sono mancate analisi di ogni tipo sui motivi della mancata competitività della Ferrari a Barcellona, con l’attenzione dei media italiani (e non solo) ampiamente rivolta in tal senso, mentre i social si sono maggiormente concentrati su una sorta di sfottò per l’ennesima debacle arrivata da Maranello. Al netto del blasone del team e dei pessimi precedenti dello scorso anno però, viene da domandarsi a cosa sia dovuto tanto accanimento verso la scuderia italiana, tale da giustificare riflettori sempre puntati ed una sorta di implicita goduria da parte di molti nello schernire i risultati e le difficoltà della Rossa.

Charles Leclerc e Carlos Sainz in pista a Barcellona

Non voglio sottolineare ovvietà o portare l’intero discorso nel campo della retorica, ma mi domando seriamente se l’arrivo di una nuova ondata di fan possa rappresentare invece l’opportunità (perché di opportunità si tratta) per raccontare una Formula 1 a 360 gradi, che non sia necessariamente Ferrari-centrica ma piuttosto l’occasione per dare maggior attenzione a tutti gli altri player ingiustamente messi da parte. Noi per primi, probabilmente ingiustamente, abbiamo dedicato due interi episodi del nostro Spit Stop (puntate 22 e 23, disponibili su YouTube e su tutte le piattaforme di podcast) per discutere coi nostri ospiti proprio degli aggiornamenti della SF-23 e di cosa possa essere andato storto tra un Binotto che va e un Vasseur che viene.

Ma non ho visto nessuno sperticarsi negli ultimi giorni nel cercare di capire come mai l’Aston Martin sia incappata in un fine settimana così difficile a Barcellona, nonostante il secondo posto nel costruttori (prima del weekend spagnolo) ed un Fernando Alonso in lotta per la vittoria solo pochi giorni prima a Montecarlo. Così come non ho visto una grande quantità di approfondimenti sulla performance Mercedes, quasi non fosse interessante in quanto ancora troppo lontana dalla Red Bull e banalmente catalogata come una ovvia evoluzione data dall’abbandono del concetto zero sidepod. Sembra non fregare molto in primis agli addetti ai lavori, ai giornalisti che scrivono di questo sport e ne fanno da cassa di risonanza grazie ai media. Secondo poi evidentemente non frega granché a chi legge, ormai disabituato a pagare per le opinioni degli esperti o a comprare riviste di settore, dove dunque qualsiasi approfondimento viene svilito a Bar Sport sottoforma di sterile discussione social.

Carlos Sainz dopo il giro in qualifica che gli ha permesso di partire dalla prima fila nella gara di casa

Alla luce di tutto ciò, io in altrettanta chiarezza voglio esplicitare il mio augurio: che alle nuove generazioni, ai nuovi fan del motorsport, freghi sempre meno della Ferrari in relazione alla Formula 1. Sogno una F1 slegata dal fascino di un singolo team, che non aumenta o diminuisce il pubblico sulla base della performance di una squadra ma che lo mantiene in quanto massima espressione delle corse automobilistiche. Sogno addirittura una F1 monomarca in stile Indy Car (so di essere mosca bianca in questo, ma non me ne vergogno affatto) dove ad emergere sia sempre la bravura dell’uomo ma inteso come una sfida tra piloti e non tra ingegneri.

Sogno quindi una F1 anche “americana” (non nel senso dello show fine a sé stesso, però) dove un campionato non finisce ancora prima di iniziare, in cui non si verificano attese lunghe anni in cui dire “date una macchina a questo ragazzo”. Sogno una F1 in cui sentirmi libero di alzare la testa alla fine di una settimana del genere e non essere il solo a pensare che, nel momento in cui è lontana dalla vetta, non ho alcun motivo di interessarmi dei perché e dei per come della Ferrari in misura maggiore di qualsiasi altro team impegnato in pista.


Autore: Marco Santini – @marcosantini91

Immagini: Scuderia Ferrari (Twitter)

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Marco Santini