Formula 1

Il ritardo Ferrari figlio di una visione strategica obsoleta

Lo strapotere Red Bull sulla Ferrari e sugli altri competitor, se mai ce ne fosse stato bisogno, è stato definitivamente certificato sulla pista che più di tutte esalta le doti aerodinamiche delle monoposto. Ricondurre i successi del team austriaco alla sola genialità di Adrian Newey sarebbe riduttivo, nonostante l’ingegnere inglese sia il solo “Special One” dei progettisti da diverse decadi.

Il ritorno alle vetture ad effetto suolo ha riportato in auge l’importanza dell’aerodinamica in luogo delle power unit. All’alba dell’era turbo ibrida, Mercedes disponeva di un vantaggio competitivo in grado di far ben figurare anche team clienti non di prima fascia come Williams e Force India.

Massa conquista la pole nel GP d’Austria 2014 con la Williams motorizzata Mercedes

La progressiva convergenza prestazionale delle unità di potenza unitamente al nuovo regolamento tecnico ha esaltato chi da sempre ha rincorso la stella a tre punte sfruttando le qualità aerodinamiche dei propri progetti. Dal 2014 al 2020 Red Bull ha dovuto sopperire al sensibile gap delle motorizzazioni Renault e Honda rispetto alle frecce d’argento e Ferrari massimizzando lo sviluppo aerodinamico analogamente a quanto facevano i “garagisti” (etichetta coniata dal Drake che identificava i team assemblatori, nda) fino agli anni 80’ motorizzati con l’iconico Ford Cosworth DFV.

Il team di Milton Keynes consapevole delle proprie debolezze ha costruito negli anni il dipartimento aerodinamico più numeroso rispetto ai competitor in grado di trasformare le illuminazioni di Newey in progetti aerodinamicamente impeccabili. Del resto la presenza meno continuativa dell’ingegnere Stratford-upon-Avon nella factory inglese ha richiesto la creazione di un gruppo di lavoro numericamente e qualitativamente capace di supportare l’incessante processo di ricerca e sviluppo.

Quest’anno avrà luogo la prima edizione della Red Bull Engineering Academy, progetto mirato alla ricerca di talenti che potrebbero diventare i leader ingegneristici e tecnologici del prossimo futuro. Il programma avrà luogo nel campus di Milton Keynes e offrirà l’opportunità di entrare a far parte del team in diverse aree: vehicle design, simulation, mechatronics, test and validation, performance, electrical and manufacturing.

Le maestranze Red Bull nella foto celebrativa a valle della conquista del titolo piloti 2021

Non è affatto un caso che i componenti del team aerodinamico diretto da Newey sono stati e saranno le figure più ricercate dai team in evidente difficoltà. Da voci che circolano nel Paddock Aston Martin dispone di circa 30 ingegneri aerodinamici in meno rispetto a Red Bull, risultando comunque la seconda scuderia per numero di tecnici nella specifica disciplina. Non è quindi solo merito di Dan Fallows se la “verdona” abbia sviluppato il progetto tecnico, sinora, secondo solo alla fantastica RB19. Ne consegue una riflessione: Le monoposto di nuova generazione stanno imponendo un cambiamento nell’assetto organizzativo che Red Bull e Aston Martin hanno colto con timing perfetto.

Ferrari: il ritardo è figlio di una visione strategica obsoleta

Le deludenti performance della SF-23 stanno obbligando Frédéric Vassuer a rivedere completamente la struttura organizzativa della gestione sportiva. Oltre alla necessità di acquisire rapidamente il know how dai competitor attraverso il reclutamento di tecnici di spessore, è probabilmente necessario ricalibrare il peso delle figure professionali secondo una visione in cui l’aerodinamica e telaio delle monoposto determinano il successo di un progetto tecnico. E’possibile vincere anche senza Adrian Newey e per assurdo è proprio Red Bull che ha indicato la via.

Da diverso tempo Red Bull ha preparato il terreno affinché una minore presenza del “genio” d’oltremanica non diventasse una perdita insanabile. Cosa che purtroppo è successa in Ferrari con Rory Byrne. La perdita del progettista sudafricano non è stata mai metabolizzata dal Cavallino Rampante. Il ruolo consulenziale di Byrne, ancora in essere, dimostra che i suoi successori non siano riusciti a raccogliere un’eredità pesantissima che doveva essere gestita all’apice del successo della rossa.

Rory Byrne celebra la vittoria insieme a Michael Schumacher

Questa è la reale missione di Vasseur da quando ha varcato i cancelli di Via Abetone. Ricostruire un team secondo le necessità imposte dalle Formula 1 di nuova generazione, considerando anche il freeze delle power unit. L’insourcing Ferrari non dovrà necessariamente annoverare tecnici di spicco ma anche figure in grado di trasferire il modello operativo che alcuni team anglosassoni stanno adottando con successo nella nuova era delle monoposto ad effetto suolo.

Sarà un processo lungo che richiederà tempo. Un nuovo anno zero difficile da digerire per i fan, ma unica via per tornare ai livelli che competono alla leggendaria scuderia modenese. Una visione in cui non esiste l’update miracoloso a cambiare il livello prestazionale della rossa ma il continuo upgrade del team in termini di risorse umane, infrastrutture e metodi di lavoro.


Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat

Foto: F1, Scuderia Ferrari

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