Formula 1

Red Bull volta le spalle all’Italia: trasferimento ambito tecnico a Milton Keynes

Il legame tra il mondo Red Bull e l’Italia è stato sancito nel 2005, quando il colosso delle bibite energetiche acquistò la struttura faentina della Minardi che nel frattempo, dopo momenti difficili e diversi trasferimenti di mano, era passata da patron Gian Carlo a Paul Stoddart.

Minardi aveva fondato la squadra automobilistica nel 1979. La prima partecipazione al campionato di F1 risale al 1985. Possiamo quindi parlare a tutto titolo di un team storico che ha affondato le sue radici in Emilia Romagna grazie alla perseveranza del suo fondatore che, anche con ruoli di presidenza “senza portafoglio” (non era più azionista di maggioranza dal 1997 quando, per evitare il fallimento, cedette l’85% del pacchetto azionario alla cordata capitanata da Flavio Briatore e Gabriele Rumi, ndr), ha sempre provato a tenere duro anche in un contesto finanziario non sempre favorevole.

Nel 2005, dopo essere stata per quattro anni di Paul Stoddart che la acquisì dai due imprenditori italiani succitati, Minardi fu ceduta alla Red Bull che le cambiò immediatamente il nome trasformandola in Scuderia Toro Rosso. La nuova realtà fu subito configurata come una sorta di palestra per piloti emergenti che diventerà anche un laboratorio tecnico per testare soluzioni che poi sarebbero state mutuate dalla franchigia controllante. 

Gian Carlo Minardi nel corso dell’intervista esclusiva per Formula Uno Analisi Tecnica

Red Bull spezza il legame col territorio italiano?

Quella che è ora denominata Scuderia AlphaTauri, che altro non è che un marchio che produce abbigliamento che fa parte della galassia Red Bull, non vive momenti felicissimi in termini di risultati. Quel grado di indipendenza che Milton Keynes ha concesso alla realtà faentina non sta pagando. Se da un lato Adrian Newey sforna veicoli sorprendentemente veloci e dannatamente efficaci, Jody Egginton, ossia la controparte che opera in Italia, non è stato in grado di concepire una monoposto abile a lottare sistematicamente per la zona punti.

Oggi la AT04 è mestamente ultima con soli due punti in carniere – ottenuti da Yuki Tsunonda – e superata anche dalla Williams che di certo non sta conoscendo un periodo storico esaltante. Le prospettive immediate per il team non sono rosee e di questa situazione sta patendo Nyck de Vries che sta deludendo le attese.

Nei mesi scorsi la scuderia è stata al centro di molte voci che ne preconizzavano la cessione. Prima che Honda si accasasse con Aston Martin di cui sarà partner strategico a partire dal 2026, sembrava che potesse fare una vera e propria OPA sulla realtà italiana. Qualche chiacchiera tra le parti c’è stata, ma alla fine si è deciso di chiudere sul nascere una trattativa che avrebbe potuto dare un grande slancio a quella che fu la Minardi

Jody Egginton, direttore tecnico AlphaTauri

Ma qualcosa si sta muovendo. Red Bull non intende far bivaccare la controllata italiana nelle zone paludose della bassa classifica e sta pensando concretamente di trasferire parte, se non tutta, dell’azienda più vicino a Milton Keynes per apporre un controllo più diretto attivando una collaborazione più fitta ovviamente in ossequio alle regole che vietano sinergie troppo strette che rischiano di sfociare in travasi di know-how e utilizzo indebito delle altrui ore di sviluppo. 

Per l’AlphaTauri, che ha dovuto anche fronteggiare la crisi determinata dall’alluvione dell’area di Faenza, è quindi un momento di transizione la cui portata è ancora da capire. Ma l’indicazione è chiara: la delocalizzazione non può più attendere.  Lo ha confermato Helmut Marko che, sottolineando l’insoddisfazione per le modeste prestazioni offerte dalla vettura e, in generale, dal team, ha confermato come sia intenzione della Red Bull spostare parte dell’operatività della squadra in Gran Bretagna, nella “Silicon Valley” della F1


Red Bull – AlphaTauri: non c’è spazio per i sentimentalismi

Marko ha spiegato che per il futuro della franchigia cisalpina è previsto un ampliamento della collaborazione con Oracle Red Bull Racing nel pieno e puntuale rispetto dei regolamenti. “Vogliamo essere in grado di utilizzare più risorse in modo efficiente – ha spiegato l’ex pilota di Graz ai microfoni di F1-insiderÈ previsto che alcune parti della squadra vengano trasferite in Inghilterra, per esempio”.

Helmut Marko (Oracle Red Bull Racing) – Gp Canada 2023

L’entità di questo trasloco non è stata esplicitata. Si ritiene che il comparto progettazione è quello che possa fare per primo le valigie per avvicinarsi alle strutture di Milton Keynes e per lavorare nella galleria del vento che sorgerà nel campus dove nasceranno anche le nuove power unit create con la collaborazione della Ford. Questa sarebbe l’opzione morbida, meno indolore.

Ma c’è la possibilità che la squadra, con tutte le strutture, possa traslocare totalmente determinando la chiusura dei capannoni di Faenza che sono un pezzo di storia del motorsport italiano e della stessa Formula Uno. Una prospettiva che mette un pizzico di tristezza negli appassionati di motorismo sportivo.

Ma in Red Bull non si piegano ai sentimentalismi. Il cervello prevale sempre sul cuore da quelle parti. Parliamo di uomini d’affari che mettono il business al primo posto (un team debole non è commerciabile) e che, in maniera cinica, puntano ai risultati. Che oggi non sono in linea con le attese. Alla Alphatauri non viene chiesta la vittoria sistematica, ma di certo si pretende che non annaspi là dietro. Ecco che la storia tra la Red Bull e l’Italia potrebbe chiudersi in maniera definitiva.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, Minardi, AlphaTauri, Oracle Red Bull Racing

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Diego Catalano