Otto vittorie in otto gare, questo lo score dell’insaziabile Red Bull che comanda con sfacciata sicumera la classifica costruttori del Campionato del Mondo di F1. Della striscia succitata è, inutile dirlo, Max Verstappen il mattatore visto che porta a casa sei trionfi di tappa. Ovviamente, che banalità, l’olandese guida le operazioni con un distacco imbarazzante di 69 punti sul compagno di squadra che, dopo le prime quattro gare, sembrava poter dire la sua in chiave iridata salvo poi sgretolarsi come un muro di mattoni siporex colpito da una palla demolitrice d’acciaio. L’immagine è forte ma rende manifesto il concetto.
Dopo i test del Bahrain, George Russell aveva previsto un dominio senza precedenti da parte dei rivali. Molti risero, dalla Red Bull lo fecero in maniera quasi sguaiata, ma il giovane pilota inglese, che non difetta in intelligenza, arguzia e spirito di osservazione, non era andato poi così lontano dall’obiettivo. Forse la RB19 non le vincerà tutte – questo il pronostico dell’alfiere della Mercedes – ma è chiaro che s’è messa già in saccoccia entrambe le corone iridate. A meno che non si verifichi un evento clamoroso a spezzare ciò che è scritto.
Il problema è un altro: abbiamo visto davvero tutto il potenziale della vettura concepita dalla mente “irrequieta” di Adrian Newey? Quando una vettura si trova comodamente a guidare le operazioni e riesce in pochi giri ad aprire un gap di sicurezza, nella F1 delle gomme di “pietra” e delle power unit centellinate come fossero un profumo costoso, si entra in modalità gestione del margine.
Cosa che Max ha fatto molto spesso. Forse solo nelle prime quattro gare, quando l’olandese e Perez se le suonavano per ottenere il punticino del giro veloce, abbiamo visto quale potesse essere la vera consistenza di una monoposto che può riscrivere diversi record della Formula 1. In sostanza, evitando giri verbali troppo larghi, la domanda è la seguente: la RB19 possiede ancora del margine da usare alla bisogna, ossia per tenere lontani gli avversari che si affannano a suon di update che, per ora, non hanno mosso di una virgola i valori osservati in pista?
E’ questo il dubbio che si è posto Mike Krack, team principal della Aston Martin, una scuderia che ha compiuto passi in avanti clamorosi ma non tali da solleticare la RB19 e Verstappen. Fernando Alonso ha conquistato ben sei podi, ma non è mai stato vicino a salire sul gradino più alto sempre noiosamente occupato da qui due vestiti di blu.
Il manager tedesco mette in guardia i naviganti: le piste che si approssimano esalteranno le caratteristiche della monoposto austriaca. Un bel problema per lo spettacolo che rischia di diventare ancor più soporifero di quello che abbiamo apprezzato finora che di certo non ci ha fatto sobbalzare dai nostri scranni.
Nel Gran Premio del Canada disputatosi nove giorni fa, la RB19, per la prima volta, ha tagliato il traguardo con poco meno di dieci secondi di vantaggio su un pilota di un’altra franchigia. In ogni altra occasione la monoposto è stata in grado di mostrare un ritmo superiore e vincere con un margine di oltre 20 secondi. Cosa significa ciò? Le altre stanno effettivamente recuperando o Verstappen si è leggermente nascosto?
L’olandese, alla fine delle operazioni canadesi, ha spiegato che non si è trattato del loro giorno migliore a causa delle gomme che difficilmente raggiungevano la finestra corretta a causa di temperature ambientali e dell’asfalto relativamente basse. Inoltre, ha aggiunto il due volte iridato, gli sforzi dei rivali avrebbero cominciato a produrre effetti sullo strappo che sarebbe stato parzialmente ricucito.
C’è da crederci? Difficile perché ci sono tanti parametri che spiegano come Red Bull non abbia avuto bisogno di forzare la mano per portare a casa l’ottava perla stagionale. Il peggio potrebbe arrivare a breve. Krack crede che i circuiti che abbondano di curve medio-veloci (Silverstone e Spa Francorchamps su tutti nella “quaterna” di luglio) mostreranno il vero volto della Red Bull.
Insomma, il rischio è quello di vedere un bis dell’anno scorso quando la RB18, proprio in Belgio, mise definitivamente le ali (è il caso di dirlo, visto il main sponsor) andando a prendersi di prepotenza i due campionati. Con la differenza che dodici mesi fa, nella prima parte, un po’ di imprevedibilità s’era osservata grazie alla Ferrari. “Non vediamo l’ora di osservare la Red Bull su tali circuiti così avremo una migliore indicazione di quanto siamo lontani“.
Interessante prospettiva quella postulata da Krack. Sperando che la distanza non sia così grossa da gettare nello sconforto gli uomini di Silverstone ma anche tutti gli altri che si stanno agitando pensando – o forse sperando – di appropinquarsi a sua maestà Adrian Newey.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Aston Martin, Oracle Red Bull Racing