Aston Martin: serve una reazione. Fra gli aggiornamenti che per il momento non hanno incrementato le prestazioni e la crescente competitività degli avversari, l’AMR23 ha perso lo smalto visto sino a Montreal. Tuttavia, all’Hungaroring la “verdona” potrebbe nuovamente puntare al podio. Analizziamo il perché dal punto di vista tecnico.
Il sorprendente avvio di stagione aveva posto il team con base a Silverstone come seconda forza in pista. Un autentico miracolo sportivo considerando il valore della vecchia monoposto sino a dodici mesi prima. Ciononostante qualcosa non funziona più. I corposi aggiornamenti tecnici introdotti fra Canada e Inghilterra non hanno incrementato le performance dell’AMR23 come i tecnici si aspettavano. Anzi, dal mettere nel mirino la Red Bull per provare a vincere una delle tappe mondiali, la vettura britannica ha fatto un passo indietro.
Considerando il progresso della Mercedes W14 E Performance e della Ferrari SF-23, la vettura inglese non è stata più in grado di salire sul podio. Se a questo aggiungiamo il clamoroso ma meritato exploit della McLaren, squadra che di fatto ha rivoluzionato dal punto di vista aerodinamico la MCL60, la posizione della Aston Martin si è ulteriormente aggravata.
Sia al Silverstone Circuit che al Red Bull Ring, l’auto avvolta dal british racing green è parsa la brutta copia della monoposto che aveva incantato sino al Gran Premio del Canada. Nonostante questo, uno straripante Fernando Alonso è riuscito a cogliere un settimo posto in Gran Bretagna e un quinto in Austria massimizzando, al contrario del suo compagno di squadra, i risultati in ottica mondiale costruttori.
Dopo aver analizzato i perché della prestazione sottotono dell’AMR23 al Red Bull Ring, proviamo a tracciare un bilancio di quali siano stati gli aspetti tecnici che hanno influito negativamente sulle prestazioni della vettura nell’arco del fine settimana inglese. La velocità di punta e la resistenza aerodinamica all’avanzamento rappresentano i veri punti deboli. Ragione per cui il distacco dalla Red Bull rimane ampio su tipologie di tracciati caratterizzati dalla presenza di svariati rettilinei.
Una delle cause principali potrebbe essere stata dettata all’assetto aerodinamico troppo scarico complessivamente. Data l’ingente drag prodotto dalla monoposto sui rettilinei, i tecnici hanno deciso di adottare un set-up aerodinamico sulla falsariga di quello visto al Baku City Circuit.
Una soluzione tecnica volta all’incrementare la velocità di punta sule rette, cercando di migliorare il valore l’efficienza aerodinamica della vettura con il DRS aperto. Una configurazione che da questo punto di vista ha funzionato, ma che complessivamente si è rivelata un’arma a doppio taglio. Infatti, guardando il rovescio della medaglia, l’impostazione più scarica ha portato la vettura a riscontrare diverse criticità in curva, indipendentemente da tipologia e velocità di percorrenza.
Soprattutto nelle sezioni più lente l’AMR23 ha faticato nell’estrarre la performance. La fase di trazione è il punto di forza dell’auto britannica, conseguentemente è chiaro come l’assetto non fosse ottimale. Avendo scelto di ottimizzare la top speed a discapito dei tratti guidati, una grave carenza del bilanciamento ha portato l’AMR23 ad avere sottosterzo in inserimento curva e sovrasterzo in uscita superato il punto di corda.
Assodata la superiorità di Red Bull sulle piste dove è richiesta una spiccata efficienza aerodinamica, il dominio delle RB19 di Max Verstappen e Sergio Perez può essere arginato solamente su tipologie di tracciati nei quali contano altri parametri tecnici.
Per questa ragione Aston Martin ha nel mirino la tappa ungherese come potenziale terreno di caccia per recuperare il terreno perduto, sebbene Red Bull resti la chiara favorita per la vittoria. L’Hungaroring dovrebbe sposarsi bene con le caratteristiche tecniche della AMR23: prevalentemente curve a bassa velocità di percorrenza dove è richiesto tanto grip meccanico, stabilità al retrotreno in fase di trazione sommato a un avantreno preciso in inserimento che eviti l’alternanza sottosterzo/sovrasterzo in percorrenza.
Caratteristiche che l’AMR23 ha messo in evidenza nelle differenti piste affrontate sino ad ora, ma che spesso come minimo comune denominatore avevano l’efficienza aerodinamica come parametro chiave per massimizzare la performance. Quella ungherese è un pista più simile ai percorsi cittadini come Monaco e Singapore.
Il primo settore richiede stabilità in frenata alle curve 1 e 2, oltre che una buona trazione e reattività all’avantreno nel cambio di direzione sinistra-destra verso la 4. Il T2 è composto da diverse chicane a media velocità, curve 5-8-9 da circa 170 km/h, sino ad arrivare tratti più rapidi 10-11 da oltre 230 km/h al punto di corda. Una sezione che richiede downforce in ogni fase. L’ultimo settore è composto da tre curve lente dove stabilità e bilanciamento meccanico fra retrotreno e avantreno saranno vitali per estrarre la performance.
Autore: Dennis Ciracì–@dennycira
Foto: Aston Martin