Le voci su coppie di campioni per ogni team sono probabilmente campate in aria. Ma hanno un loro perché che ha a che fare con il futuro della F1. Seguitemi. La premessa per capire quanto sto affermando è il soffermarsi sullo stile comunicativo di Stefano Domenicali.
Se fossimo in politica potremo definirlo un perfetto democristiano. Cosa che ai giovanissimi forse dirà poco. Infatti la DC viene sciolta nel 1994, mentre imperversa lo tsunami giudiziario di “mani pulite”.
La Democrazia Cristiana è stata il principale partito politico italiano dal dopoguerra sino al suo scioglimento. Senza di essa era impossibile governare. Un partito che aveva al suo interno diverse anime (chi più a sinistra, chi più a destra). Stando al centro del panorama politico, il classico oratore democristiano era capace di parlare per un’ora non dicendo nulla. O facendo pensare agli interlocutori che stesse dando ragione a loro e pure a quelli opposti a loro. Arnaldo Forlani, da poco scomparso e uno degli ultimi grandi politici Dc, fra le altre cose diceva spesso: “Potrei stare ore a parlare senza dire niente”.
I veri obbiettivi dei politici DC erano spesso paludati. Ci trovo un poco di Democrazia Cristiana in Domenicali. Con una differenza sostanziale.
Domenicali adotta un’altra strategia aggiuntiva. Fa le prove generali per capire come reagisce il tifoso alle novità che Liberty Media ha in testa per cambiare la F1. Se il “pubblico” reagisce bene ok, va avanti. Se c’è più di qualche perplessità aggiusta il tiro e poi piano piano si riavvicina all’obiettivo implacabilmente.
Domenicali non parla mai di colpe o errori della F1. E per certi versi è geniale. L’ultima trovata sono i nuovi tifosi che non possono non essere ascoltati.
Mi viene da ridere. Penso a Vittorio Emanuele II° quando davanti al Parlamento del suo regno (Sardegna), il 10 gennaio 1859 affermò: “[…] Non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di noi”, poco prima che si avviasse la nascita del Regno d’Italia.
Domenicali s’è inventato questa mitologica figura, il nuovo tifoso. Mai che un giornalista gli chieda conto di quali statistiche e quali dati hanno per suffragare la voglia di novità che animerebbe questo nuovo tifoso. E’ un mistero.
E’ chiaro, almeno al sottoscritto, che la figura mitologica sia inventata ad arte per raggiungere l’obiettivo finale: un numero di gare elevato, e lì ormai ci siamo (il prossimo anno 24) e possibilmente usare il format delle qualifiche sprint in tutte la gare, previa abolizione di un’ora di prove libere, quelle che sempre Domenicali ci ricorda, “servono solo agli ingegneri”.
Ma cosa c’entra tutto questo con il discorso in premessa di questo articolo? C’entra perché le voci sul possibile approdo di Norris o in Red Bull o in Ferrari a mio modesto parere non sono solo “voci dal sen fuggite” causa caldo estivo ma un primo sondaggio della F1 per avviare un nuovo modello che garantisca maggior spettacolo.
Una sorta di assicurazione sulla vita per avere sempre introiti robusti per il Circus. Dal 2014 i regolamenti, lungi dal garantire livellamento e maggior spettacolo, hanno generato domini. Prima quello lunghissimo di Mercedes, poi quello attuale di Red Bull.
Se c’è un dominio il pubblico si annoia, pure quello che tifa per il dominatore (non ve lo dirà ma è così). Se il pubblico si annoia le palanche diminuiscono. Quale lezioni trarre? Che bisogna ripensare non solo al regolamento ma pure al tetto alle spese, il budget cap che lungi dal garantire equilibrio hanno generato due domini.
E allora cosa fare? In Fia non potrebbero mai e poi mai fare dietrofront su tutto l’armamentario regolamentare e filosofico che hanno portato avanti dal 2009 sino ad oggi.
Dunque, ecco la trovata “geniale”. Portare ogni team, almeno fra quelli top, ad avere due campioni o potenziali campioni. Non la formula classica campione e gregario, ma due galli nel pollaio con il desiderio che si azzuffino.
La polizza di assicurazione sulla vita della F1. Male che vada, se c’è un team troppo forte rispetto agli altri, almeno se le danno di santa ragione. Quindi ogni top team dovrebbe pagare non un mega stipendio, ma due.
E mettere in conto un maggior rischio di incidenti e contatti in gara fra i due contendenti che s’è messo in casa. In epoca di budget cap. Geniale.
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Foto: F1, McLaren, Scuderia Ferrari
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