Il terreno di battaglia in F1 fra FIA e Liberty Media si sposta sull’accettare o meno nuovi team. Sentendo gli ultimi rumor che arrivano da Place de la Concorde (e non solo) non è che alla fine, nel 2026 ci troviamo non 20 monoposto in griglia ma 24? Direte, il 2026 è distante, e i padroni del vapore non hanno ancora definito del tutto i regolamenti tecnici e le caratteristiche della “monoposto tipo”. Vero, ma in F1 come in politica le cose si devono pensare molto prima. Perché tutto può cambiare molto rapidamente.
Forse la cosa più importante, e qui ne abbiamo parlato ripetutamente, è cercare di vedere come si muovono le due “potenze” che non si amano poi tanto, ed è inevitabile perché i margini di manovra e i confini fra i due poteri non sono per nulla definiti. Ora più che mai. Vero, la FIA è l’ente regolatore che determina le regole e sanziona il loro non rispetto all’interno di quel quadro normativo. Mentre Liberty Media è a capo della F1 propriamente detta e soprattutto si occupa dei diritti televisivi, degli introiti in senso generale e della ripartizioni fra le varie scuderie.
Ora, Liberty Media è entrata tutto sommato in punta di piedi quando ha “acquistato” la F1 da Bernie Ecclestone. Tuttavia progressivamente, soprattutto con l’arrivo alla presidenza della massima categoria del motorsport di Stefano Domenicali, ha accelerato progressivamente cambiando se non in toto, in parte, il format delle qualifiche.
Inoltre ha deciso di aumentare progressivamente i Gran Premi sino al numero mostruoso di 24 per il prossimo anno e mettendo sul tappeto altre suggestive modifiche, come la famigerata cancellazione delle prove libere 1 perché “piacciono solo agli ingegneri” come ha detto proprio il nostro caro amico Domenicali.
Ma il vero punto di rottura fra Liberty Media e FIA ora si sposta proprio sull’ipotesi che in F1 possano entrare nuovi team. FIA che, giova ricordarlo, si trova in una posizione di inferiorità, tanto che Bin Sulayem è ormai un presidente dimezzato essendosi messo di traverso sull’ipotesi della vendita della massima categoria del motorsport all’Arabia Saudita.
Nella scacchiera del potere anche in questo caso la Federazione Internazionale dell’automobilismo è isolata. Perché Domenicali ha fatto fronte comune con i team, praticamente tutti contrari all’arrivo di nuove squadre, soprattutto perché vedrebbero ridursi la fetta di introiti ad essi destinata. Ma, d’altro canto, non può esistere un “sistema chiuso” nello sport. E tutti conoscono le pesanti garanzie che un nuovo team deve dare (compresa una salatissima “tassa di iscrizione”) per entrare in F1.
Ora addirittura si ventila di un altra scuderia oltre a quella di Andretti. E le squadre che hanno presentato la propria candidatura alla FIA per entrare in F1 sarebbero (condizionale d’obbligo) infatti almeno cinque. Tra questi c’è anche la britannica Hitech GP, già protagonista nelle categorie propedeutiche alla F1. E’ evidente che questa è un’arma, forse l’ultima, che la federazione ha per far vedere (e valere) quanto pesa. E una chiusura all’arrivo di nuove scuderie significherebbe vittoria totale di Liberty Media nonché abdicazione totale ad essa.
Sarà quindi molto interessante vedere come si muoveranno, dopo questi rumor, scuderie e Domenicali. Nota a margine. Di recente Michael Andretti, responsabile della Andretti Autosport e come abbiamo già accennato “capofila” della candidatura del team americano in F1, ha avuto buon gioco a ricordare che, pur comprendendo le perplessità degli altri team, non compete a loro decidere o meno se qualcuno può imbucarsi alla festa.
Le sue parole: “Non do la colpa ai team, la F1 è uno sport molto costoso e tutti sono incredibilmente dedicati. Devono proteggersi e lo capisco. Ma alla fine non sono loro a decidere. La decisione spetta ancora alla FIA e alla FOM“. Come dargli torto? Credetemi, siamo solo all’inizio di quello che si prospetta come uno scontro senza precedenti fra i due “poteri”. E, come nel celebro film Highlander, “ne resterà soltanto uno”.
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Immagini: Formula Uno