Ferrari sta cercando di progredire il più possibile. Lo sta facendo con un impegno enorme su tantissimi fronti. Giusto ieri parlavamo dello step evolutivo tra Canada e Austria, derivante dallo studio della monoposto che ha portato i tecnici della rossa a trovare l’interazione aerodinamica della sospensione anteriore con il resto della vettura. Provvedimento che di fatto aiuta i piloti a utilizzare altezze da terra più consone al progetto 675.
I benefici sono diversi e sommati alla recente veste aerodinamica introdotta in Spagna hanno migliorato il passo della SF-23. Secondo le nostre informazioni il programma di aggiornamenti non prevede soste. A Silverstone, dove peraltro debutterà la nuova costruzione delle gomme Pirelli sulla quale stiamo preparando un focus, potrebbe arrivare un ulteriore specifica di ala posteriore sommata ad alcune modifiche sul diffusore.
I tecnici della Ferrari hanno tutta l’intenzione di completare questo ciclo evolutivo, studiarlo nel mese di luglio in pista e, se necessario, proseguire la strada intrapresa con novità supplementari intensificando ancor di più il lavoro all’interno della GES. L’attesa per il decimo round iridato della campagna agonistica 2023 è tanta, banco di prova “definitivo” in merito alle ultime novità.
Il primo sottotitolo H2 è stato chiaramente “scippato” all’amico e collega Peppe Marino che, tramite un editoriale nella giornata di ieri, analizza l’attuale status organizzativo della rossa. Il tema introdotto risulta assai interessante e fa riflettere sull’impostazione scelta dal nuovo team principal della rossa. Un uomo senza fronzoli. Non certo un fenomeno (non che Binotto lo fosse eh? Anzi…) ma comunque capace di gestire una situazione ereditata da brividi.
L’andirivieni di tecnici, per ora solo “andi” in realtà, visto che nessuno è arrivato ancora in GES, ha creato ulteriore scompiglio all’interno di un organigramma di per se già scompigliato. Ma Frederic sa il fatto suo. Ha le palle, insomma. Proprio per questa ragione, in forte sintonia con Enrico Cardile e supportato dalla dirigenza, ha deciso di fare l’esatto opposto di Mattia. Invece di abbandonare un progetto fallimentare per dedicare anima e corpo al prossimo anno, ha scelto una strada assai complicata ma potenzialmente più redditizia: studiare a fondo la SF-23, individuarne pregi e difetti per poi correggerla.
Tale percorso non è di facile realizzazione in epoca budget cap. Ciononostante la consapevolezza di poter cambiare le cose “validando” il progetto offre un vantaggio enorme: costruire la prossima opera di ingegneria aero meccanica di Maranello attraverso un know how corretto. Dati alla mano estrapolati dalla pista e non calcolati al simulatore che, come ben sappiamo, spesso può trarre in inganno se non usato a dovere. Un percorso inverso che funziona, a quanto pare.
L’argomentazione espletata nel paragrafo precedente ci spinge verso un ulteriore ragionamento. L’approccio in atto dovrebbe prevedere il supporto totale dei due “Carlo”. D’altronde non potrebbe essere differente. Ed è proprio su questo punto che, analizzando l’atteggiamento dei ferraristi che stringono tra le mani il volante della rossa, sorge spontaneo un quesito peraltro supportato dai fatti: Charles e Carlos mirano davvero al medesimo risultato? Forse no…
Sfida: l’etimologia della parola che precede i due punti introduce l’ultima riflessione dello scritto. Si parla dei piloti e delle loro aspirazioni. Da una parte Leclerc, dall’altra Sainz. Tramite l’attento studio degli on board emerge un fatto: il monegasco lavora e sceglie l’assetto per estrapolare il potenziale massimo dalla vettura. E poco importa se così facendo la SF-23 non è certo perfetta, perché l’obiettivo è andare il più forte possibile. Trovare il modo per capire e superare i limiti della vettura mettendoci del proprio.
Al contrario la strategia dello spagnolo pretende massimizzare sempre il risultato, tramite una scelta oculata della messa a punto che stabilizza quanto più possibile la piattaforma aerodinamica della rossa. A corroborare i fatti ci pensa la telemetria che ci “svela” le tecniche di pilotaggio utilizzate dai ferraristi. Charles cerca le difficoltà per risolverle, Carlos le schiva. Ulteriore conferma arriva dalle prove libere, dove l’iberico abbraccia la solidità mentre il “filgiol prodigo” tende a insinuarsi tra le pieghe più recondite e striscianti della rossa.
Ma quali sono le motivazioni di questa divergenza operativa? La domanda trova risposta nel futuro. Nell’attuale mondiale, gioco forza quando si parla di Ferrari, verranno discussi i rinnovi di contratto dei piloti. Ambedue, infatti, sono legati al destino del Cavallino Rampante sino al termine della stagione agonistica 2024. E quale miglior biglietto da visita per Carlos presentarsi al tavolo delle trattative battendo il compagno di squadra?
Le parole di qualche settimana fa in merito agli obiettivi del suo avvenire, “Se non sarà possibile sarò costretto a guardare altrove“, non danno addito a diverse interpretazioni considerando che, il madrileño, vorrebbe restare a Maranello a due chiare condizioni. La prima: avere una vettura potenzialmente vincente. La seconda: cambiare lo status di seconda guida passando a un rapporto paritario rispetto a Charles. La strategia funzionerà?
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari