Formula 1

Ferrari, foglio bianco necessario: c’è qualcuno in grado di riempirlo?

La sintesi del disastroso e anonimo fine settimana Ferrari in Ungheria credo possa essere legata ad una semplice constatazione. Partirono per darle, le metaforiche botte (“questo circuito sì che è congeniale alla nostra monoposto!”), e le presero da tutti o quasi. Cose incomprensibili per un vecchio tifoso, in ordine sparso, del Cavallino Rampante in terra magiara:

Surclassata da un team cliente in qualifica. Una monoposto fuori dalla top 10. L’unica fra i top team (ammesso che possa ancora essere definita top team) che a serbatoi mezzo vuoti e con pista gommata rimonta le gomme Hard a entrambi i suoi piloti. L’unica a sbagliare un cambio gomme in tutta la gara.

A Maranello, lo sappiamo bene, quando hanno toccato il fondo sono capaci di continuare a scavare. In definitiva, come ha scritto l’amico Roberto Cecere, questa Ferrari non merita i tifosi che ha. Dovrebbero almeno chiedere scusa. Ma si sa, dalle parti della GES chiedere scusa è una parolaccia. E’ sempre colpa di qualcosa, di qualcun altro. Del clima, delle cavallette, della grandine, dell’umidità, delle piaghe d’Egitto. Mi sembra di vedere John Belushi nella mitica scena dei Blues Brothers, quando deve ammansire Carrie Fisher e improvvisa un monologo micidiale. Sempre colpa degli altri.

Nel frattempo leggo un’ interessante analisi di Alberto Antonini su Formula Passion (lo leggo sempre con piacere) di cui riporto anche una parte che trovo fondamentale:

Poi sento dire che sempre in tema di gestione di gara, i compiti restano divisi in maniera un po’ farraginosa, con Iñaki Rueda che da casa controlla ancora parte delle strategie. Niente contro la persona, ma è il sistema migliore? La vera cosa positiva di questa stagione (l’unica, forse) è che un po’ alla volta stanno venendo fuori i fantasmi nell’armadio, i retaggi del passato lasciati lì per troppo tempo, i si è sempre fatto così che sono la prima causa di immobilismo. La McLaren sta dimostrando che cambiare si può. Se non per quest’anno, per il prossimo. Tanto i tifosi ormai, purtroppo, ci sono abituati”.

Il vero dilemma, per il tifoso ferrarista un dilemma angosciante, non è tanto partire da un foglio bianco (cosa ovvia), ma chi si metterà a disegnare la monoposto del 2024 in quel foglio bianco.
Sempre gli stessi, anzi qualcuno in meno. Nella mia vita ho letto e studiato tanto. Non ho praticamente mai visto gli stessi uomini/donne fare cose diverse da quelle che normalmente fanno né ottenere risultati diversi da quelli che normalmente ottengono.

Ci vuole uno sforzo mentale inimmaginabile. Talento. E molta umiltà. Credo che tutte queste cose manchino attualmente in Ferrari. Troppo arroccata su rendite di posizione, in lotte intestine, senza guide autorevoli e senza un modo limpido, agile, pragmatico di lavorare. Mentre gli altri continuano a vincere.

Credo che il tifoso accetterebbe di fare purgatorio per qualche altro anno se solo percepisse il tentativo di fare qualcosa di diverso. E perché no, se vedesse anche altri tecnici cimentarsi nella progettazione di una monoposto Ferrari. Ma gli stessi… anche basta!
Con le premesse di cui sopra, il 2024 si preannuncia “annus horribilis”. L’ennesimo.

Spero vivamente di sbagliarmi. Ma nulla, allo stato attuale delle cose, suggerisce il contrario. In definitiva, chi tifa Ferrari ha una neanche troppo sottile vena masochista. Ama soffrire. Forse.

Gp Ungheria 2023:

Red Bull-Max Verstapen. Voto: abbi pietà di noi.

Checo Perez. Voto: torna ad essere quello delle altre recenti gare. Ti prego.

McLaren. Voto: un Stella fa primavera

Norris. Voto: 40mila euro. A tanto ammonta il danno causato dal simpaticissimo Norris quando per fare il figo ha ripetuto la scenetta del podio di Silverstone. Solo che ha frantumato inavvertitamente il trofeo di Max. Trattasi di opera artigianale del valore di cui sopra. Il bello è che se ne è accorto ma ha fatto finta di niente. Come un bimbetto delle elementari.

Hamilton. Voto: 300 metri.
Tanto sono durate le velleità di Lewis. Penso che nello sport si vinca e si perda prima di tutto nella testa. Ieri Hamilton è sembrato non avere la forza mentale giusta. Ma potrebbe anche essere semplicemente che Red Bull sia più lesta nel partire. In ogni caso Hamilton non avrebbe potuto tenere dietro Max più di tanto. Ma sarebbe stata almeno una gara meno soporifera. Cioè se gliela rendi facile… amen.

Hamilton chiede scusa al team. Voto: meraviglioso.
Chiedere scusa è sempre difficile (figuriamoci per un campionissimo come Lewis), sinonimo di umiltà e intelligenza.


Ferrari: alla ricerca del potenziale perduto.


Fra poco bandirò il termine “potenziale” dal mio vocabolario. Non se ne può più. Vi svelo un segreto. La SF-23 aggiornata non ha alcun potenziale. E’ una monoposto semplicemente lenta. Quindi a Vasseur qualcuno sta raccontando fole. Probabilmente per non perdere il posto. Non è una novità mi pare, il problema è che lui ci sta credendo. Sipario.

Comunicazione Vasseur. Voto: male, dannatamente male.

Leclerc. Voto: 5. Sull’orlo di una crisi di nervi (con ragione).

Marc Gené. Voto: ottimismo cronico e degenerativo?

Più aziendalista della stessa azienda per cui fa l’ambasciatore (si sa, amano scrivere in inglese: “brand ambassador”), tanto da rasentare il ridicolo o il caso patologico; fatto già di per sé più unico che raro che un dipendente di una scuderia commenti una gara di F1 (naturalmente in maniera totalmente oggettiva, ci mancherebbe) è irredimibile per l’uso sconsiderato e lo scempio che fa della lingua italiana fra UOA, pastrocchi di vario tipo assortiti, uso “ad mentula canis” dei verbi ausiliari “avere” e “essere” e delle preposizioni semplici e articolate della lingua italiana (DI-A-DA-IN-CON-SU-PER-TRA-FRA). Urge pausa rigenerante anche per lui.

P.S. Fermi tutti. Dimenticavo. Il vento! L’ultima trovata per spiegare le performance ballerine della meravigliosa SF-23. Come se per le altre monoposto il vento, d’improvviso, non esistesse! “UOA Callo, mai vista una cosa simile!” (semicit.)


Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi

immagini: Scuderia Ferrari

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Pubblicato da
Mariano Froldi