Ultima ora di prove libere del Gp d’Ungheria prima del momento chiave rappresentato da una qualifica inedita che sarà scandita dall’Alternative Tyre Allocation, sistema che imporrà ai piloti l’uso della gomma hard in Q1, della media in Q2 e della soft in Q3. Il meccanismo non è andato giù alla Red Bull e a Max Verstappen che lo ha criticato con una certa asprezza.
Chiaramente, nulla è possibile fare per cambiare le carte in tavola e serve mettersi a testa bassa a lavorare per provare ad individuare in corretto setup dopo che ieri, nell’ultimo turno valido disputatosi, la RB19 non aveva mostrato una verve particolare a serbatoi scarichi. Scopriamo se il lavoro effettuato nella notte ha dato i suoi frutti.
Come da abitudine osserviamo le condizioni nelle quali si è disputata la sessione in cui, in accordo con servizio meteo della F1, il rischio pioggia è pari allo zero.
Temperatura pista: 44°C
Temperatura aria: 24°C
Vento: 2 km/h da ovest
Il lavoro per Verstappen inizia senza perdere tempo nel garage. L’olandese è tra i primi a prendere la pista con gomma media. Track position, radio check nel giro di uscita e preparazione al primo giro lanciato. 1.16.478 il primo crono messo a registro. Lambiase comanda due giri di cool down durante i quali si fa un primo punto della situazione. Max riferisce di voler migliorare Curva 13.
Il secondo assalto riconsegna una RB19 nervosa. Già in Curva 2 la traiettoria impostata non è perfetta, specie in uscita. Max non alza il piede ma lo farà dopo la chicane 6-7 dove entra con troppa velocità perdendo la linea ideale. Il driver si apre subito in radio riferendo che le gomme non rendono, l’ingegnere italiano replica di rientrare ai box.
Il secondo run di Verstappen si svolge ancora con gomma media. Parte uno stint che simula le condizioni di gara. In basso la progressione dell’olandese che, a metà dell’azione, si lamenta un po’ del retrotreno. Si apre in radio due volte, nella metà del segmento, e chiede se ci sono problemi.
Lambiase lo tranquillizza dicendo che non si riscontrano anomalie di sorta. L’olandese, con un totale di dieci giri cronometrati, dimostra che la RB19 è solidissima ed è ancora il punto di riferimento. Da sottolineare l’estrema costanza del pilota di Hasselt.
Giro | Tempo | Note |
Out lap | ||
1 | 1.24.002 | |
2 | 1.23.961 | |
3 | 1.23.563 | |
4 | 1.23.683 | STRAT-4 |
5 | 1.23.187 | STRAT-7 |
6 | 1.28.649 | Prende spazio |
7 | 1.23.508 | |
8 | 1.23.764 | STRAT-5 |
9 | 1.23.658 | |
10 | 1.23.853 | |
In lap |
Per l’ultima fase di lavoro Verstappen opta per la gomma soft. Nel periodo di fermo ai box i meccanici hanno provveduto a svuotare il serbatoio. E’ tempo di testare le condizioni che si ritroveranno in Q3. Il primo tentativo, non perfetto, si chiude col tempo di 1.18.061. E’ eloquente il messaggio, non proprio elegante, che l’olandese riferisce una volta tagliata la linea del traguardo: “non c’è fottuto grip“. Subito dopo l’ingegnere di pista gli comunica di rientrare e di spegnere la power unit.
Max non è stato perfetto alla chicane 6-7 dove aveva sofferto anche in apertura di seduta. In quel settore l’olandese ha lasciato preziosi centesimi che non gli hanno consentito di issarsi in testa dove troviamo Lewis Hamilton. Come ieri, la RB19 sembra essere una macchina da guerra sulla lunga distanza mentre evidenzia nervosismo a serbatoi più scarichi.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV, Oracle Red Bull Racing