Dopo il Gran Premio di Gran Bretagna resta quell’immagine da bicchiere mezzo pieno / mezzo vuoto cui si faceva riferimento nell’analisi post qualifiche. Mercedes è uscita dalla gara interna con un podio (Lewis Hamilton, P3) e una quinta piazza per uno sfortunato George Russell che ha di che imprecare per il timing col quale è entrata la safety car che, nei fatti, non gli ha permesso di aggredire il gradino più basso del podio che poteva essere alla sua portata, anche se ci sarebbe stato da battere una delle due McLaren. E ieri non era affatto un’operazione semplice.
Gli aspetti positivi del weekend inglese sono stati sintetizzati da Andrew Shovlin quando ha ammesso che il team ha avuto bisogno della Safety Car per portare una macchina nella top 3 e che, in generale, la W14 si è comportata meglio sia della Ferrari che dell’Aston Martin. Cosa che ha avuto un’immediata ripercussione sulla classifica che ora vede Brackley allungare sulle due dirette concorrenti (203 i punti contro i 181 di AM e i 157 dell’equipe di Maranello, ndr).
Ma le note liete terminano qua perché Silverstone non ha rappresentato quel momento di cesura che Mercedes sperava e in qualche misura aveva annunciato nell’avvicinamento alla gara. La Red Bull, almeno quella di Max Verstappen, resta un puntino lontano all’orizzonte e una nuova minaccia si affaccia in quel midfield che è sempre più affollato di una metropolitana all’ora di punta: la McLaren che già in Austria, con Norris che poteva contare sul pacchetto aggiornato, aveva tenuto dietro le Frecce Nere.
Se si considera dove la MCL60 era all’inizio della stagione c’è poco di cui essere soddisfatti in Mercedes che ormai ha compreso che il Mondiale 2023 sarà giocato in una sorta di altalena che la vedrà, in base al tipo di pista, vincere o perdere di poco il duello con un gruppo di concorrenti che si fa sempre più pingue senza avere concreta possibilità di vittoria se quello là davanti, “il tiranno” Max Verstappen, non avrà un passaggio a vuoto.
Ormai è chiaro che la W14 è una vettura laboratorio, una piattaforma su cui costruire il futuro. “Conosciamo le aree che dobbiamo migliorare, ma il campo è stretto. Dove stiamo correndo, un paio di decimi possono fare la differenza tra un podio e la parte bassa dei punti. Sappiamo che dobbiamo continuare a migliorare e tutti a Brackley e Brixworth stanno lavorando duramente per fare proprio questo”. Ecco il commento di Shovlin che sa di ammissione di incapacità di agguantare la RB19 che, prima o poi, ritornerà a funzionare anche con Sergio Perez.
Mercedes si limita ad osservare qualche sparuto aspetto positivo che potrà essere utile nel lungo periodo ma che non serve per invertire la rotta nel breve: “Vedo gli aspetti positivi di questo fine settimana. I podi sono buoni ma è più importante vedere che la macchina ha un potenziale, e i nostri occhi sono puntati a colmare il divario con i primi”. Questo il messaggio di Toto Wolff che sembra ormai un ritornello tedioso.
“La rinascita della McLaren è bella da vedere“, ha osservato il dirigente viennese. “Se prendi le decisioni giuste puoi chiaramente fare un grande passo. È un bene per lo sport che se fai le cose giuste allora puoi andare avanti. Oggi avevano una macchina migliore e si vedeva soprattutto nelle fasi finali con la gomma dura quanto fossero forti”. L’onore ai vincitori che si trasforma nella consapevolezza che qualcun altro ha lavorato meglio di te…
Senza la presenza della Red Bull questo sarebbe un mondiale avvincente, vario, incerto, aperto ad ogni epilogo con ben 12 gare da disputare. Ma questi sono discorsi che servono per dare una speranza a chi una speranza (di vittoria) non ce l’ha. In un anno la scuderia di Milton Keynes, nonostante le limitazioni allo sviluppo dettate dalle regole e dalla penalità comminata per l’infrazione del budget cap, è riuscita a scavare una trincea nella quale i nemici sono rimasti intrappolati.
Questa è la più grande sconfitta della Mercedes e di tutti gli altri competitori che ora si affannano nel rivendicare un ruolo che, in soldoni e in maniera cinicamente lucida, è quello del primo tra gli sconfitti. Non si vedono elementi all’orizzonte capaci di spezzare un’inerzia ormai definita. Silverstone doveva essere la pista delle risposte.
A ben guardare, le repliche vere, le ha ottenute solo Red Bull che ha capito che anche su un tracciato che doveva essere amico della Mercedes il distacco è rimasto sostanzialmente invariato. La RB19, lo ha dimostrato su dieci palcoscenici diversi, è una vettura dominante, forse il mezzo più solido che si è visto nella storia recente (e non) della categoria.
In presenza di troppe costanti (leggasi regole tecniche finanziarie ferree e limitanti) non si vedono elementi spariglianti. Né in questa stagione né – e sarebbe davvero un bel problema per i vertici della F1 che volevano una spettacolare instabilità – per quella 2024. Servirà attendere la rivoluzione del 2026 per apprezzare una vera inversione di rotta? Speriamo di no, ma pensare di sì non è un reato.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG