L’indole non la contieni. Cerchi di reprimerla, ma prima o poi viene fuori. Quella Red Bull è una natura mangia-piloti. Helmut Marko ricorda un po’ quei presidenti delle squadre di calcio di Serie A che non fanno “mangiare il panettone” al proprio allenatore. Il vizietto è arcinoto: se non arrivano i risultati richiesti (quali non è dato sapere) c’è la rimozione senza troppe cerimonie.
Ieri è toccato a Nyck de Vries, qualche anno prima ci sono passati Daniil Kvjat, Pierre Gasly e Alex Albon che ha rischiato di vedere la carriera rovinata a causa delle mosse da burattinaio del cinico Marko che, quando deve mettere al centro gli interessi suoi e del team di appartenenza, non guarda in faccia a nessuno va a avanti come una nave spaccaghiaccio.
Il lavoro programmato con la RB19 sulle gomme 2024, per Daniel Ricciardo, aveva il anche compito di sgrossare la ruggine che si era accumulata sul pilota dopo otto mesi di inattività (a detta di Horner il test è andato piuttosto bene) ed era il preludio all’annuncio ratificato nella giornata di ieri. D’altro canto nessuno aveva creduto all’anno sabbatico, né all’idea che il professionista dovesse ricostruirsi mentalmente: Ricciardo è un pilota di peso, esperto, veloce (anche se in crisi con le vetture di nuova generazione) e non si poteva pensare di tenerlo a fare il testimonial delle bibite energetiche con macchine di dieci anni fa su piste improbabili in altrettanto improbabili contesti.
Daniel era la riserva da introdurre in pista alla bisogna; l’usato pronto e sicuro cui affidare il volante nel caso in cui un pilota dell’ecosistema Red Bull avesse fallito. Se Sergio Perez ha fatto salvo il sedile è perché la RB19 è così dominante (raramente abbiamo visto in F1 una vettura così superiore alla concorrenza) che le sue opache prestazioni non generano problemi di sorta in entrambe le classifiche iridate.
Quindi la smania di Marko si è sfogata sull’altro driver deluso e deludente, quel de Vries sponsorizzato da Max Verstappen che mestamente è ultimo in graduatoria. E in quella posizione sarà archiviata la sua probabile ultima esperienza nella massima serie iridata.
L’avvicendamento tra de Vries e Ricciardo sa molto di mossa che ne anticipa altre di portata maggiore e i cui effetti sull’equilibrio della F1 potrebbero essere molto più seri. L’australiano ha dodici gare per rilanciarsi e per dimostrare di non essere la copia sbiadita di se stesso che in McLaren ha deluso in maniera netta ed insindacabile.
Se la ricostruzione dovesse avvenire e sciorinando prestazioni di rilievo ecco che l’ex Renault potrebbe diventare un’opzione spendibilissima in chiave 2024 nel team di riferimento. Sì, proprio al posto di quel Perez che, pur avendo il contratto in scadenza al termine del prossimo campionato, potrebbe essere vittima del “vizietto” del superconsulente di Graz.
Lo scenario è liquido e i prossimi mesi saranno importanti per definire le strategie della Red Bull che, dopo anni in cui ha sforato piloti di livello eccelso, vede il suo modello un po’ in crisi. Sergio Perez è in fase catatonica, Yuki Tsunoda non riesce a librarsi in volo, Nyck de Vries è stato tagliato dopo dieci gare molto modeste. Alle spalle di questi c’è Liam Lawson che sta completando il suo percorso di formazione in SuperFormula ma, non vorremmo essere dissacranti, non ci sembra quel fenomeno di cui sentiremo parlare per decenni (felicissimi se il tempo ci darà torto).
Marko, quindi, ha compreso che non sempre ci si può costruire il campione in casa (fuoriclasse come Vettel e Verstappen non nascono ogni anno e non è detto che altri talenti non vengano cooptati da altre scuderie). Ed è in quest’ottica che si devono leggere alcuni episodi apparentemente marginali verificatisi recentemente.
Marko, senza nascondersi troppo dai teleobiettivi indiscreti dei fotografi, ha incontrato il manager di Norris, Mark Berryman, in occasione del Gran Premio di Gran Bretagna. Normali meeting in un paddock che è luogo di interazioni e scambi di idee, ma la cosa è saltata all’occhio andandosi a incastrare in quel grande puzzle che va componendosi.
Il pilota della McLaren, insieme ad altri colleghi, è stato anche ospite a casa Horner per un barbecue motoristico dietro al quale qualcuno ha voluto leggere qualcosa in più di una semplice rimpatriata tra colleghi. Non è un mistero che Max e Lando siano amici e che ci sia un grande rispetto reciproco. Un po’ quello che c’era con l’appiedato de Vries la cui causa era stata perorata dal campione del mondo in carica.
Norris ha un contratto con McLaren fino al 2025. La sua insofferenza per una vettura poco efficace non è stata nascosta negli ultimi due anni. Prima che la MCL60 iniziasse a offrire prestazioni di rilievo (che devono consolidarsi) il “mal di pancia” di Lando si era fatto sentire, col pilota che s’era iniziato a guardare intorno. E non è detto che non lo stia facendo ancora perché Silverstone potrebbe essere una rondine che non farà primavera. E qua entra in gioco Ricciardo che potrebbe essere la pedina con la quale Red Bull gestisce l’avvicinamento al 2026.
Lo scenario sarebbe più o meno questo: usare Ricciardo come sostituto di Perez sin dal 2024 o nel 2025 per poi preparare l’approdo di Norris nel momento in cui il suo contratto arriva a scadenza naturale. Un’operazione che sta in piedi e sarebbe logica ma la cui riuscita dipende da tanti fattori perché Milton Keynes non può tenere in rosa un secondo pilota troppo debole in attesa dell’arrivo di Lando.
La distanza prestazionale che ora la RB19 ha sul resto del gruppo potrebbe non palesarsi in futuro e le opzione deboli – come quella di un Perez in versione attuale o di un Ricciardo non pienamente ripresosi – potrebbero non pagare. Quindi Marko sarebbe costretto ad anticipare l’approdo di un pilota di rilievo puntato su altri driver. A meno che non si cerchi l’intesa con McLaren dietro pagamento di una liberatoria che di certo sute nel contratto.
Ma Max vorrebbe davvero tutto questo? Al di là dei rapporti d’amicizia Verstappen sarebbe davvero pronto a doversela giocare con un conducente che non viene a fare il secondo da contratto e che rivendica, dopo anni di sofferenza sportiva, la possibilità di concorrere per l’alloro iridato? Difficile pensare che l’olandese sia così aperto ed entusiasta di questa prospettiva.
Ma c’è un altro fattore da considerare: Verstappen ha più volte affermato che questa F1 non lo entusiasma e che, sebbene sia legato da un contratto che scade nel 2028, l’idea di guardare verso altri lidi del motorsport non è mai stata abbandonata. Norris, quindi, potrebbe essere un’opzione per mettersi sulle spalle il team in caso di un clamoroso addio prematuro da parte del bi-iridato.
E poi c’è un’ultima considerazione da fare: nel 2026 nascerà una nuova F1 che Red Bull affronterà diventando essa stessa un motorista. Una specie di salto nel buio che potrebbe offrire una scuderie non più dominante e non in grado di competere coi colossi dell’automotive. Quelli presenti e quelli che si affacciano all’orizzonte: Audi e Cadillac.
La sensazione è che Red Bull si stia preparando ad avere diverse strategie in base agli scenari che si concretizzeranno. L’abilità di questo team sta anche in questo: programmare con ampio anticipo il futuro puntando su opzioni che all’inizio sembrano perdenti ma che si rivelano vincenti nel lungo periodo. Come fu il matrimonio con Honda che si consumò quando nessuno credeva nel costruttore nipponico.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, McLaren