Per Daniel Ricciardo l’avventura da titolare in F1 è (ri)cominciata con una visita alla factory di Faenza, sede della AlphaTauri, dove l’italo-australiano aveva mosso i primi passi nella categoria regina, quando il team era denominato Toro Rosso. Due anni molto positivi che valsero la chiamata nella controllante Red Bull al fianco di Sebastian Vettel prima e Max Verstappen poi. Piloti ai quali tenne testa riuscendo spesso a batterli.
Una carriera che sembrava destinata a ben altri trionfi forse appiattita da scelte strategiche non premianti che, piano piano, lo hanno portato ai margini della F1. Il rientro dalla finestra si è concretizzato rapidamente. Dopo i test Pirelli con la RB19 di inizio settimana l’annuncio ufficiale dopo l’appiedamento – questo meno sorprendente – di Nyck de Vries che non ha risposto alla attese, complice una vettura nata male nella quale l’olandese ha smarrito la sua velocità perdendo serenità e lucidità.
Ricciardo, l’altro ieri, è stato in fabbrica per fare il sedile della AT04 che venerdì condurrà sul non certo semplice tracciato dell’Hungaroring a cui seguirà un altro circuito niente male: Spa Francorchamps. Un debutto del fuoco per l’ex McLaren che avrà gli occhi di tutta la F1 puntati addosso. Ma, tra i tanti sguardi attenti, uno sarà più penetrante: quello di Helmut Marko. Vediamo perché.
Il pilota, dopo aver chiuso la sua storia in McLaren, apparve provato, svuotato da un biennio con un solo, grande, apice: la vittoria nel Gp di Monza nella quale Max Verstappen e Lewis Hamilton giocarono all’autoscontro facendosi fuori. Daniel parlò di necessità di mollare la presa, di ricaricare le batterie mentali ma non allontanandosi del tutto dal Circus.
La chiamata di Chris Horner sembrava la giusta occasione per non uscire dal giro buono e per cogliere, dopo qualche mese, un’occasione che si è puntualmente proposta grazie a quel mangia-piloti che è Helmut Marko.
“Mi sono goduto questi sei mesi di pausa. E credo che siano stati davvero un bene per me. Più gare ho iniziato a frequentare, più simulazioni ho svolto, più mi è tornata la voglia. Quando sono risalito in macchina per i test Pirelli mi è sembrato tutto così normale: nel giro di pochi minuti mi sono detto ‘Ok, ora voglio andare più veloce’. Ho fatto parte della famiglia Red Bull per tanti anni: sapevo che questi avvicendamenti possono accadere”, ha spiegato Ricciardo.
“Nella mia mente – ha proseguito il neo alfiere dell’AlphaTauri – c’era sempre la consapevolezza che forse avrei ricevuto un’opportunità. Quindi sono sempre stato pronto: è uno sport imprevedibile. Quando Marko mi ha chiamato ho pensato ‘Ok, sentiamo cosa ha da dirmi’. Tornare in Red Bull mi ha aiutato”.
“Mi ero disinnamorato un po’ ed è stato un colpo duro per l’autostima: se stai gareggiando in uno sport in cui cerchi di essere il migliore al mondo, è ovvio che hai bisogno di piena fiducia e di totale convinzione. E quando queste cominciano a diminuire, credo che anche il divertimento inizi a calare. Dopo aver fatto qualche sessione di simulazione sono tornato alla mia normalità: mi sono innamorato di nuovo della F1 e sono pronto a ripartire“.
Questo è il punto di vista del pilota e se tornerà quello di prima lo capiremo a partire da domenica prossima. Ma perché Red Bull ha puntato su di lui dopo anni difficili e lo ha rimesso in corsa senza batter ciglio? Sicuramente perché, sia da quanto emerso al simulatore che nel test inglese, è stato valutato come abile e arruolabile. Ma anche per “usarlo” da strumento, in una duplice veste: mettere pressione a Sergio Perez in chiave 2024 e per valutare la crescita effettiva di Yuki Tsunoda che in Nyck de Vries non aveva un riferimento valido e stimolante.
Lo ha ammesso candidamente Helmut Marko a F1 Insider: “Daniel diventerà il punto di riferimento per il nostro giovane Yuki Tsunoda. Daniel sapeva già prima del test di Silverstone che avrebbe avuto l’abitacolo dell’Alpha Tauri, qualora avesse ben figurato. E il test l’ha ampiamente superato, nonostante la pressione”.
Ricciardo, a 34 anni, non può di certo rappresentare il futuro di lungo periodo della Red Bull, ma può servire per far crescere il giapponese che, nel tempo, potrebbe diventare nuovo compagno di Verstappen, specie se Perez continuasse su questa china negativa che è chiamato ad invertire sin dal Gran Premio d’Ungheria.
Saranno dodici gare chiave per Ricciardo che, in fondo, spera di battere nettamente Tsunoda e di diventare egli stesso il candidato al sedile di una RB20 (presumibilmente sarà questo il nome del modello 2024). La F1 spesso sa sorprendere e rivedere formata la coppia Ricciardo-Verstappen sarebbe davvero una bella storia da raccontare. Marko permettendo.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1