La stagione della Aston Martin va valutata in base ai risultati e alle prestazioni di Fernando Alonso. Non ce ne voglia il buon Lance Stroll, ma le prime dodici gare disputate dal canadese non sono nulla di rimarchevole, niente che possa passare alla storia sebbene la AMR 23, nella parte iniziale del campionato, sia stata l’unica vettura che, anche se da lontano, ha provato a rubare la scena alla Red Bull RB19.
La campagna della scuderia di Silverstone si può dividere esattamente a metà. Lo spartiacque è definito da quella linea immaginaria che possiamo tracciare tra i gran premi di Monaco e di Spagna. Un solco che divide la dozzina e che serve a rendere manifesta l’involuzione di un una macchina che si pensava potesse via via avvicinarsi ai fuggitivi di Milton Keynes.
Nelle prima sei tornate iridate (Bahrain, Arabia Saudita, Australia, Azerbaijan, Miami e Monaco) la AMR23 n°14 è stata in grado di mettere insieme ben cinque podi (quattro terzi posti e un secondo gradino). Montecarlo il punto più alto poi un’intesa frenata quando le ali sembravano ben dispiegate.
Nella seconda metà della dozzina è arrivato un solo podio: il secondo posto canadese, tappa nella quale i tecnici avevano introdotto il primo massiccio pacchetto di update che non è servito, successivamente, a tenere a galla la vettura che è stata assorbita definitivamente dalla rimonta della Mercedes, della Ferrari e soprattutto della strabiliante McLaren.
La classifica vede Alonso ancora al terzo posto. Un risultato traballante visto che Lewis Hamilton preme da vicinissimo (solo un punto di distacco tra i due) e che altri concorrenti si avvicinano minacciosi potendo contare su vetture attualmente più efficaci. Ma cosa ha fermato lo slancio della “verdona”?
Di certo un punto a sfavore dei britannici è il sistema dell’Aerodynamic Testing Regulation. Il team, in un anno, ha migliorato sensibilmente la sua posizione in classifica. Dal primo luglio, come riportato nella tabella in alto, sono cambiati i parametri e questo ha generato qualche difficoltà nel programmare ulteriori migliorie per una vettura che non è riuscita a fare il balzo definitivo.
Un altro fattore potenzialmente penalizzante poteva essere l’introduzione delle nuove gomme Pirelli. Alonso ha battuto molto su questo punto, su come i compound introdotti dal gommista a Silverstone abbiano spostato inerzie apparentemente costanti. In realtà il declino è iniziato prima, in Spagna. Canda l’acuto e poi l’ennesima frenata in Austria. Il GP di Gran Bretagna non ha fatto altro che confermare una tendenza al ribasso. Tra l’altro sia Dan Fallows che Mike Krack hanno categoricamente smentito che le nuove gomme avessero potuto penalizzare la vettura.
Ci sono anche elementi logistici che forse hanno determinato l’appiattimento delle performance. Il team sta completando il trasferimento dalla vecchia alla nuova sede. Per diversi mesi si è operato in due distinte location con una naturale dispersione di risorse che verrà presto fissata quando le nuove strutture saranno a pieno regime, compresa la galleria del vento di nuova generazione con la quale la franchigia di Lawrence Stroll conta di affrancarsi definitivamente dall’impianto di proprietà della Mercedes. Una fase di passaggio che ha determinato lo stop ma che ha il fine di strutturare il team nel medio periodo contando anche sull’accordo con Honda.
Una ragione per uno stop così brusco ha provato a darla anche il team principal dell’equipe anglo-canadese. L’immagine del campionato della Aston è piuttosto semplice da mettere a fuoco: mentre la concorrenza è riuscita a migliorare in maniera sensibile, le AMR23 sono rimaste al palo. Krack ha lasciato intendere che dopo l’upgrade introdotto a Montreal il team intende muoversi coi piedi di piombo, senza lanciarsi in scelte umorali.
“E’ molto importante capire cosa si sta facendo prima di farlo. Non stiamo certo smettendo di fare aggiornamenti, continueremo a sviluppare la AMR23 e a farlo fino alla fine del nostro programma. Non abbiamo alcuna bacchetta magica. Abbiamo stabilito un piano di sviluppo che si basa su aggiornamenti continui della monoposto. E intendiamo seguirlo.
In questo cronoprogramma anche a Zandvoort arriveranno delle novità che a questo punto possono essere considerate delle prove in chiave 2024 visto che più o meno tutti i team stanno progressivamente mollando i progetti 2023 per riversare risorse economiche e temporali sulla stagione nella quale gli uomini di Silverstone sperano di proseguire il cammino di crescita che comunque si è visto in questi sei mesi di gare.
Non c’è delusione in seno al team perché si è ben consci da dove si veniva. Lo ha spiegato con molta franchezza lo stesso Krack: “Abbiamo dieci volte più punti di quanti ne avessimo in questa fase rispetto all’anno passato. Siamo terzi nel Costruttori. Le aspettative aumentano con i risultati, ma non dobbiamo dimenticarci da dove veniamo. E in tutto questo dobbiamo continuare a spingere per lo sviluppo. Dobbiamo renderci conto che abbiamo fatto grandi passi e che è importante fermarsi e guardare le cose, gli obiettivi che sono stati raggiunti“.
“All’inizio dell’anno, quando facevamo podi in serie, ho sempre ripetuto che sarebbero arrivati tempi molto più duri e che sarebbero arrivati molto prima di quanto avessimo voluto. Molto presto i team iniziano a sviluppare tanto le rispettive monoposto e in pista si vedono cambiamenti di gerarchie a livello prestazionale“, ha concluso l’ex BMW.
Aston Martin è un team giovane che si sta ancora completando in termini strutturali e nelle risorse umane. La campagna acquisti prosegue spedita e serve del tempo per amalgamare il tutto creando la miscela giusta. Questa evidenza è forse stata la vera motivazione di uno slancio fermatosi in maniera piuttosto evidente. Ma era una dinamica che i vertici avevano messo in conto avendo impostato un percorso pluriennale che deve portare il team ad essere pronto quando il matrimonio con Honda sarà formalizzato.
L’indipendenza da Mercedes, prima nella galleria del vento e poi nella motorizzazione, è l’elemento che a Silverstone reputano cruciale per scalare definitivamente i pioli della scala che porta alla vetta della categoria. Il modello Red Bull che prevede la collaborazione totale col fornitore di power unit è la strada che Krack e i suoi intendono seguire. Nella speranza di ottenere i medesimi risultati.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Aston Martin