Riuscirà Binotto a tornare in F1, sotto i colori Alpine?
Questa la cruciale e imprescindibile domanda che tutti, ma proprio tutti gli appassionati del nostro globo terracqueo (e pure quelli del multiverso) si pongono. E così, mentre i motori latitano per la mai troppo deprecata pausa estiva della F1, rimbalza da fonti autorevoli dei nostri cugini transalpini la notizia che fra Alpine e Mattia da Losanna sarebbe scoccata la scintilla e Cupido avrebbe portato a casa un altro “trofeo”.
La notizia sarebbe poi condita da un ulteriore pruriginoso gossip. Potremmo vedere molto presto (a Monza?) l’ex capo Ferrari con i galloni (è proprio il caso di dirlo) di megadirettore galattico dei galletti francesi. Appena sei mesi di gardening (cioè il periodo in cui un nuovo acquisto non può entrare nella sua nuova scuderia per evitare di danneggiare troppo il team da cui proviene).
Cosa assai curiosa se ci pensate, perché di solito il gardening è molto più lungo per i tecnici (Loic Serra dovrà osservare ben 18 mesi di “punizione”), figuriamoci per un Team Principal con le competenze di Binotto. E ciò ci fa riflettere su due ipotesi, entrambe con dei sottintesi facilmente comprensibili.
Se lasci andare subito a rinforzare un team concorrente colui che ha coordinato tutti i reparti di F1 della Ferrari, i casi sono due: o hai un tale “debito di riconoscenza” e ci si è lasciati con una “entente cordiale” tale da non mettere troppi paletti, oppure ritieni che non sia una grave perdita, la tua (o un grande acquisto quello dei concorrenti). Non vedo altre spiegazioni.
Binotto non è certo l’ultimo arrivato. Vanta 3 decenni di conoscenza approfondita del mondo della F1 e della Ferrari, in particolare del settore motoristico (in cui Maranello, a differenza di telaio e aerodinamica se l’è sempre cavata abbastanza bene).
Sul suo blog “Profondo Rosso”, Leo Turrini (ospite in diverse occasione del nostro programma di approfondimento della F1 “Spit Stop”), riflettendo sulla “querelle” Binotto e sul suo possibile approdo transalpino, ha tracciato un interessante profilo del ex Faraone Ferrari. Giusto per evitare incomprensioni, il soprannome Faraone lo hanno dato a Mattia da Losanna proprio gli uomini in rosso per sottolineare il forte accentramento da lui imposto nei 4 anni in cui è stato Team Principal. Dagli spifferi che ci arrivano, sappiamo che ogni cosa, compreso un bullone, doveva avere la sua autorizzazione. Così raccontano e così vi riportiamo.
Cosa dice Turrini: “In Francia dicono che Binotto abbia già l’accordo con Alpine. Non mi stupirei e l’ho scritto. Io conosco Mattia da quasi 30 anni. È un tipo in gamba, forse minato da un eccesso di autostima. Ha avuto la Ferrari da Gp in mano per alcuni anni, era il suo sogno realizzato. Altri sogni invece sono falliti, anche per responsabilità sue“.
“Ha commesso errori, ma non sempre è stato aiutato. Si è fidato di amici sbagliati e nella comunicazione era un disastro. Talune sue esternazioni gridano vendetta. Ma, a scanso di equivoci, è una persona in gamba. Se in De Meo trova in Renault un mentore e se impara ad ascoltare di più, potrebbe fare ottime cose”. In definitiva corrisponde all’idea che tanti si sono fatti (compreso il sottoscritto) dell’ex TP. Dedito alla causa, ma più dedito alla causa con se stesso a capo.
Diciamocela tutta, da TP ha mostrato notevoli lacune: gestione degli uomini al Muretto, gestione dei piloti, gestione politica vs altri team e FIA (ricordiamoci che lui ha negoziato, per il famigerato “PU gate”, l’accordo segreto che ha regalato a Ferrari due anni di nulla) e soprattutto, ciò che poi alla fine conta, i risultati in pista (non proprio brillantissimi).
Tuttavia, come io penso e come afferma Turrini, avendo sopra di lui un uomo forte, come potrebbe essere appunto il presidente Renault De Meo (e come avrebbe potuto essere, e in parte era già, Marchionne), potrebbe anche fare benissimo.
Chiudo, prima che arrivino le inconsolabili vedove binottiane ad accusarmi di qualsiasi nefandezza.
Adieu!
Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Foto: F1, Scuderia Ferrari, Alpine F1