Ci siamo, il momento delle aperture delle buste sta per arrivare. No, non siamo ad un’asta e nemmeno in un gioco a premi. Parliamo di F1 e della querelle, che ormai si protrae da troppi mesi, sull’ingresso dell’undicesimo team. La dead line doveva essere luglio, poi è stata posticipata alla pausa estiva. pare che il momento buono dovrebbe coincidere con il mese di settembre, almeno stando agli ultimi rumors.
In lizza per un posto al banchetto delle feste ci dovrebbero essere quattro gruppi, anche se il bando di partecipazione non prevedeva la pubblicazione preventiva degli stessi: Andretti-Cadillac, Hitech, Craig Pollock’s Formula Equal e LKY SUNZ. E’ stato Mohammed Ben Sulayem, in prima persona, ad accelerare le procedura con la copertura normativa dei testi di riferimento. Ma senza l’avallo di chi in F1, fino a prova contraria, ha un peso: proprietà e facenti parte del Patto della Concordia.
I team e Liberty Media non hanno apprezzato lo slancio del manager emiratino poiché vogliono proteggere il business basato sulle dieci franchigie sportive, un modello che è stato in grado di superare la crisi che la F1 ha conosciuto a causa della pandemia e che sta generando tutt’oggi profitti ad alto voltaggio. Il timore è che il giocattolo possa rompersi e che i 200 milioni totali da pagare per chi entra siano un obolo che non crea ricchezza strutturale.
Le ritrosie delle parti suddette non hanno condizionato il manager emiratino , il vero architetto dell’allargamento a 22 o 24 macchine. “Abbiamo un contratto che dice che possiamo avere fino a 12 squadre. Quindi non stiamo violando le regole. Al contrario le stiamo rispettando”.
“La FIA come regolatore deve esaminare tutte le richieste, e lo abbiamo fatto. La manifestazione di interesse era la cosa giusta da fare. So che alcune squadre non sono contente perché temono l’impatto finanziario su di loro”. Queste le idee, piuttosto chiare, dell’ex rallista che sta per capire se la sua idea di F1 allargata diventerà tangibile dopo le valutazioni degli organi preposti che comunque riconducono a Place de la Concorde.
Anche se la FIA ha fatto tutti i passi restando nell’alveo del regolamento potrebbe profilarsi una battaglia legale che, almeno in prima battuta, non dovrebbe interrompere il processo. Potrebbe succedere che il team entrante ottenga l’approvazione di base tecnica (soddisfacimento delle richieste federali), ma non quello della FOM per mancati accordi commerciali.
Ne potrebbe quindi scattare una lunga teoria di ricorsi e appelli. Ben Sulayem ne è consapevole ma, dinanzi a questa prospettiva, ha fatto spallucce quando ha detto “[…] Cosa succede se una delle squadre richiedenti ci porta in tribunale? Sto solo attuando le regole“.
La sensazione è che Liberty Media e le scuderie, i soggetti più refrattari al cambiamento, si siano arroccati nei loro bastioni. Ma senza troppo successo visto che il destino si sta per compiere. E lo fa capire uno dei diretti interessati. “Dal nostro punto di vista, stiamo solo seguendo le procedure. Abbiamo fatto tutto e ora è nelle loro mani. Stiamo attendendo ma dovremmo sapere qualcosa a breve. Non esiste una tempistica specifica, ma ci è stato detto all’inizio di settembre”.
Questa l’anticipazione di Mario “Piedone” Andretti al RN365 che va in linea con quella data ai nostri microfoni, diversi mesi fa, in cui aveva espresso una certa fiducia nella buona riuscita dell’operazione.
“Arrivare in Formula 1 nel 2025 sarebbe non solo vantaggioso, ma anche un fattore-chiave. All’inizio puntavamo ad entrare nel 2024. Tuttavia, man mano che la procedura si sviluppava, è diventato chiaro come il 2025 fosse più fattibile. Per quanto riguarda i piloti, posso dire con certezza che ci sarà un pilota statunitense e un altro esperto“.
Alludere già ai conducenti dà la cifra di quanto in Andretti Global vedano approssimarsi il traguardo tanto agognato: entrare come undicesimo team – e non acquisendone un altro – spezzandogli schemi e avendo il coraggio e la forza di mettersi contro la volontà dei team più potenti. Ultimamente qualcuno aveva suggerito a Michael di provare ad acquisire la Alpine che non se la passa troppo bene, sportivamente parlando. Prospettiva rigettata dal papà ex campione del mondo che ha ricordato che un analogo tentativo fatto con la Sauber era crollato quando l’affare sembrava potersi concretizzare.
Gli Andretti vanno per la propria strada forti di due elementi che potrebbero fare la differenza sulle altre candidature: l’appoggio più che convinto del presidente della Federazione Internazionale dell’Automobile e il supporto di Cadillac. Un marchio la cui caratura può far superare le ritrosie dei team sulla svalorizzazione del brand. Avere General Motors nel calderone aumenterebbe il ritorno d’immagine, la pubblicità e dunque i profitti. Ecco che anche gli iper-reazionari Wolff e Horner potrebbero cambiare idea repentinamente.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Andretti Global, Cadillac, FIA
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