La F1 è una disciplina affascinante per una serie infinita di ragioni, oggettive e soggettive, che non possiamo elencare in questa sede per ragioni di opportunità e di necessaria brevità. E’ la seguente peculiarità, volendo sintetizzare all’estremo, che fa presa sugli appassionati: la capacità di coniugare le gesta sportive con la sfera tecnologica. Due ambiti apparentemente scissi ma che si mescolano rendendo la categoria un qualcosa di unico.
In questa fusione anche gli aspetti più squisitamente tecnici possono essere affrontati – e magari risolti – arrivandoci per altre strade che non partano dalle analisi numeriche e dalle stringenti leggi fisiche che stanno alla base del funzionamento di una vettura di Formula 1. Questa premessa, apparentemente contorta, serve per spiegare che certi problemi di natura tecnica possono essere ponderati e affrontati non solo col supporto delle telemetrie, dei simulatori o delle analisi computazionali, ma anche con le sensazioni.
No, non è una sciocca provocazione o uno svilimento di elementi probatori di primissima importanza. E’ quello che ha lasciato intendere James Allison quando ha parlato delle difficoltà che affliggono la Mercedes W14 e di quelle che sono le possibili strategie per superarle. Oltre ai riscontri numerici ci sono i pareri dei piloti che, in una F1 sempre più piegata verso la sfera virtuale e immateriale, hanno ancora un peso decisivo.
Dei problemi tecnici della monoposto potete diffusamente leggere in questo focus a cura del nostro Alessandro Arcari. In questo scritto si parla di cose che, pur essendo intangibili, sono importantissime per gli ingegneri che possono tracciare un percorso tecnico per arrivare a ciò che vogliono i conducenti. In questo caso Lewis Hamilton e George Russell che sembrano concordare su quale sia il principale difetto della monoposto nera: l’incapacità di offrire feeling di guida positivi e di generare sicurezza nell’esecuzione.
Ogni ingegnere progettista cerca di ottenere la massima downforce senza compromettere l’efficienza generale. Un equilibrio di difficile individuazione, il sacro Graal tecnico della F1. Allison, che da poco ha ripreso in mano le redini progettuali della scuderia anglotedesca, ha affermato che nella ricerca di quel suddetto punto di stabilità subentra un altro concetto che si sta cercando di inseguire e migliorare per accontentare i piloti: la maneggevolezza della monoposto.
Questo il succo del ragionamento che l’ex Ferrari ha fatto ai canali ufficiali della Mercedes. La macchina ha un comportamento fastidioso che è stato parzialmente corretto con la nuova linea di sviluppo ma che non è stato del tutto superato anche a causa dell’impossibilità di agire sul telaio. Cosa, questa, che avrebbe comportato spese ingenti e difficili da affrontare in regime di cost cap e sotto la minacciosa scure del meccanismo ATR che determina il contingentamento delle ore di sviluppo.
Ma come si comporta questa W14? Ce lo spiega direttamente Allison: “Stiamo cercando di rendere la vettura più rassicurante per i piloti in inserimento”. Ma non finisce tutto nella fase di frenata/impostazione curva. I problemi più seri si verificano dopo: “Quando i piloti arrivano al punto di corda, hanno il problema opposto: vorrebbero che la macchina mordesse all’anteriore. Ma non lo fa. È instabile quando si inserisce e poi è fastidiosamente morta quando si arriva alla corda. Vogliamo che sia il contrario. È su questo che stiamo lavorando“.
Insomma, gli ingegneri puntano a stravolgere la condotta di una monoposto nata maluccio e non del tutto corretta. Verrebbe quasi da dire che serve un’equipe di psicologi comportamentali più che uno staff di tecnici plurititolati. Andando fuori di provocazione, la sfida è piuttosto ardua anche se questo lungo finale di stagione dagli esiti ormai definiti può contribuire a comprendere meglio dove “mettere le mani”.
In chiave 2025, dunque, si lavora per consegnare ai piloti una vettura che abbia una piattaforma più solida che produca dinamiche di percorrenza più leggibili che diano, di conseguenza, maggiore affidamento a chi si cala nell’abitacolo. Fiducia = prestazioni. Per realizzare questa apparentemente semplice equazione la Mercedes sta dirottando sempre più risorse verso la macchina per l’anno prossimo anche se non si disdegna la prova di eventuali migliorie sulla W14 laboratorio.
“In questa fase dell’anno la galleria del vento è fortemente concentrata sulla vettura 2024. Gran parte dell’ufficio disegni, della dinamica del veicolo, della produzione di articoli a lunga scadenza stanno iniziando a raccogliere le loro idee. L’auto dell’anno prossimo è la priorità e questo offre opportunità anche per la W14“, ha spiegato Allison che, in questo percorso di comprensione e di ricerca del feeling giusto, fissa l’obiettivo: conquistare il secondo posto nel campionato costruttori e il terzo in quello piloti. Magra consolazione? Forse. Ma vorrebbe dire aver staccato la concorrenza più vicina che dovrebbe poi chiudere il solco durante l’inverno.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG